A 27 anni dalla morte del mitico Freddie Mercury è finalmente uscito nelle sale cinematografiche di tutto il mondo il film biopic sulla vita del frontman dei Queen, Bohemian Rhapsody, diretto da Bryan Singer (I Soliti Sospetti, Operazione Valchiria).
La pellicola, pur avendo riscosso un grande successo entrando prepotentemente nelle classifiche mondiali dei film più visti, ha ricevuto non poche critiche. La sceneggiatura vuole raccontare tutto ma in maniera molto superficiale: la (bi)sessualità di Mercury si evince soltanto da un paio di scene in cui dà un bacio a un altro uomo ma, per l’intera durata della pellicola, fa gli occhi dolci alla sua amante e migliore amica, Mary Austin.
Pioggia di polemiche contro la scelta della 20th FOX per il mancato inserimento della vera storia bisessuale di Freddie Mercury, appoggiata da numerose star dello spettacolo.
DEAR 20TH CENTURY FOX… Yes, it was a life-threatening illness, but more specifically it was AIDS. From having gay sex with men. Do better. #HETWASHING #BohemianRapsody pic.twitter.com/sz8QJU7cCA
— Bryan Fuller (@BryanFuller) May 15, 2018
Bohemian Rhapsody non parla dell’infanzia di Mercury e tralascia tanti particolari sui suoi genitori e sullo zoroatrismo, ma dona una carica incredibile allo spettatore. La pellicola ha incassato più di qualunque altro film ad una settimana dall’uscita e questo è merito degli attori, soprattutto il protagonista, Rami Malek che emoziona lo spettatore grazie ad una magistrale interpretazione.
La sceneggiatura, che porta la firma di Anthony McCarten (L’ora più buia, La teoria del tutto), sembra che descriva il mito di Freddie Mercury proprio come i suoi fan l’hanno sempre immaginato: una persona nata dal nulla arrivata al successo solo grazie alla sua personalità.
La nascita dei Queen, i primi quindici anni di carriera, l’incredibile concerto Live Aid del 1985 e la morte rapida di Mercury (che solo 48 ore prima aveva rivelato al mondo intero di essere malato di AIDS) tutto questo è Bohemian Rhapsody. Un film che divide: a detta di molti un capolavoro, secondo altri una vera e propria blasfemia nei confronti di una delle voci più famose della storia del rock.
(f.l.v.)