Polemica in Bocconi per la decisione dell’ateneo di punire con un provvedimento disciplinare (sospensione di sei mesi) tre studenti che avevano fatto commenti omotransfobici e volgari su una serie di canali social dopo l’inaugurazione dei nuovi bagni gender neutral dell’università.
La vicenda
Il fatto risale a qualche mese fa, ma è tornato d’attualità il 9 febbraio scorso durante il programma “La Zanzara” di Radio24. Un ascoltatore ha chiamato il conduttore Giuseppe Cruciani denunciando che un suo ex collega, studente dell’università, era stato sospeso per aver fatto un commento all’introduzione dei nuovi bagni, in cui si segnalava lo spreco di denaro per crearli. I nuovi servizi igienici introdotti dalla Bocconi sono aperti a tutti, uomini e donne. E sono pensati per venire incontro a chi non si identifica nettamente in un genere o nell’altro. Cruciani ha commentato: «Se fosse vero che uno studente ha ricevuto una sospensione solo per questo commento, sarebbe uno scandalo. Ma approfondiremo».
Le parole del conduttore radiofonico vengono riprese dalla pagina Instagram “Il proletariato bocconiano”, una delle più seguite dagli studenti di via Sarfatti. I followers della pagina hanno subito confermato l’accaduto, evidenziando anche espressioni peggiori e ben più offensive usate dagli autori dei commenti in questione.
La polemica tra gli studenti
Ma oltre a coloro che hanno segnalato la gravità delle parole usate, c’è stato anche chi ha preso una posizione diversa. «La dittatura del politicamente corretto ha colpito ancora», si legge nel commento di uno studente. Oppure: «Hate speech is free speech».
Mentre i follower si dividevano tra favorevoli e contrari ai provvedimenti disciplinari, la pagina Instagram “Il proletariato bocconiano” sceglieva di prendere posizione contro la sospensione. Una sanzione considerata non solo ingiusta ma anche «arbitraria e sommaria». Invitava inoltre la sua comunità virtuale a prendere posizione sull’argomento. Non solo: la pagina IG ha scelto di pubblicare in forma anonima gli screen di alcuni dei commenti giudicati omofobi, «perché gli studenti hanno il diritto di vedere quanto pubblicato». E ha promosso una raccolta fondi per coprire le spese legali nel caso in cui gli studenti sospesi volessero presentare un ricorso al Tar.
La posizione dell’Università
Secondo l’ateneo la vicenda sarebbe partita da una segnalazione del presidente di una associazione studentesca. La Commissione disciplinare avrebbe quindi aperto un’istruttoria che «ha portato alla sospensione per sei mesi dei tre studenti autori di messaggi e commenti contenenti pesanti allusioni sessuali e contenuti provocatori e offensivi». «Tali messaggi – si legge nel comunicato diramato dall’ateneo – violano il diritto al rispetto nei confronti di tutti gli appartenenti alla comunità accademica. Sono inoltre lesivi dell’immagine e della reputazione della Bocconi. L’università ha quindi applicato quanto previsto dall’Honor Code, che tutti gli studenti sottoscrivono al momento dell’iscrizione, e dai suoi regolamenti».