Birmania, liberi i due giornalisti in carcere da 500 giorni

Birmania

Wa Lone, 33 anni, e Kyaw Soe Oo, 29, i due giornalisti dell’agenzia di stampa Reuters arrestati nel dicembre 2017 in Maynmar, sono stati liberati. Erano stati arrestati e condannati a settembre 2018 a sette anni di carcere per violazione della legge sul segreto di Stato a causa di un’inchiesta giornalistica sugli abusi nei confronti dell’etnia Rohingya. Dopo 500 giorni di detenzione, la loro liberazione dal carcere di Insein, a Yangon, arriva in seguito a un’amnistia presidenziale concessa a 6.250 prigionieri.

Al momento dell’arresto i due giornalisti stavano indagando sulla morte di dieci cittadini di etnia Rohingya e su altri abusi per cui sono sospettati alcuni membri dell’esercito del Myanmar nello stato occidentale del Rakhine. Lo scorso aprile Wa Lone e Kyaw Soe Oo erano tra i vincitori del premio Pulitzer nella categoria “International Reporting”.

«Sono davvero felice ed emozionato di rivedere la mia famiglia e i miei colleghi – è stato il primo commento di Lone appena uscito dal carcere – Non vedo l’ora di tornare in redazione». La Birmania è stata fortemente criticata per l’incarcerazione dei due reporter e accusata di violare la libertà di stampa e i principi della democrazia.

Alle accuse di aver violato il segreto di Stato, Lone e Soe Oo hanno sempre risposto di aver ricevuto il materiale riservato alla base della loro inchiesta dalla polizia e di essere stati arrestati mentre lasciavano il ristorante in cui si erano incontrati con il loro informatore. La loro difesa è sempre stata respinta dal giudice, che nel condannarli ha affermato che «ci sono prove evidenti che la coppia ha voluto mettere a rischio la sicurezza dello Stato». Ma non si tratta del primo caso di limitazione della libertà di stampa in Birmania: «La loro detenzione arriva dopo l’arresto di giornalisti in diverse parti della Birmania, sottoposti a crescenti pressioni per aver criticato il governo e l’esercito» aveva affermato Richard Weir, ricercatore di Human Rights Watch. In quello stesso periodo gli investigatori delle Nazioni Unite avevano condannato il comportamento degli alti ufficiali militari del Paese, affermando che dovrebbero essere accusati di genocidio per le violenze perpetrate durante la repressione.

Alessia Conzonato

25 anni, dalla Toscana a Milano per seguire la passione del giornalismo. Laureata in Comunicazione, media e pubblicità alla IULM, ora frequento il Master in giornalismo e quindi scrivo per Master X. Sogno di fare inchiesta, ma amo anche il cinema.

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