Birdwatch: l’iniziativa di Twitter per combattere la disinformazione

«You can’t trust everything you see online, that’s why we’re introducing Birdwatch». Non puoi credere a tutto ciò che vedi online, per questo introduciamo Birdwatch. Recita così il video postato sull’account Twitter Support per il lancio di Birdwatch, l’iniziativa della piattaforma di Jack Dorsey per arginare la disinformazione sul social.

Al via il test negli Stati Uniti

Tramite Birdwatch, Twitter consente agli utenti di segnalare e aggiungere delle note ai tweet che ritengono fuorvianti o inesatti. Alla base del funzionamento di questa nuova feature c’è, quindi, la volontà di far partecipare gli utenti al processo di controllo dei contenuti postati sulla piattaforma. Secondo questo modello, la collaborazione di un numero rilevante di soggetti può portare alla nascita di una comunità in grado di autoregolamentare i propri contenuti.

Come spiegato in un post del vicepresidente Keith Coleman, pubblicato il 25 gennaio sul blog di Twitter, il programma pilota di questa iniziativa sarà testato negli Stati Uniti. Raggiungendo una sezione separata della piattaforma – twitter.com/i/Birdwatch – gli utenti interessati possono candidarsi al programma di prova. Inoltre, Twitter sottolinea che nessuno utente sarà pagato per svolgere questo servizio. Inizialmente tutte le note aggiunte dai Birdwatchers saranno raccolte all’interno della specifica sezione del sito e solo alla fine del programma di prova saranno visibili al pubblico globale di Twitter.

«Sappiamo che ci sono una serie di sfide verso la costruzione di un sistema gestito dalla comunità come questo», scrive Keith Coleman nel suo post, aggiungendo «Crediamo che questo sia un modello da provare».

Coinvolgere gli utenti per combattere la disinformazione

Twitter sceglie quindi di decentrare il controllo sui contenuti, questa è la risposta alla crescente richiesta di intervento contro la disinformazione dilagante sui social. D’altronde ci aspettavamo qualche novità dalla compagnia di San Francisco dopo le polemiche seguite alle misure prese dal social negli ultimi mesi, in particolar modo durante la pandemia e nel corso della campagna presidenziale statunitense.

Dopo un primo tentativo di intervento moderato, realizzato attraverso l’aggiunta di etichette e avvertimenti sul rischio di disinformazione, Twitter aveva deciso di accentrare su di sé il potere di scelta riguardo a quali contenuti eliminare e quali no, giustificando le sue decisioni sulla base della necessità di rispettare le policy del servizio.

Queste decisioni unilaterali hanno scatenato dibattiti e polemiche in tutto il mondo, in special modo dopo il ban dell’ormai ex presidente Donald Trump, avvenuto a seguito dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio.

Ma il caso di Trump è solo l’ultimo di una serie di scelte che nell’ultimo anno hanno portato i dirigenti di Twitter, e di altre importanti aziende tecnologiche, a testimoniare di fronte al Congresso per rispondere dei loro comportamenti nella lotta alla disinformazione, nonché dell’influenza che i social e le grandi piattaforme tecnologiche hanno sulla politica. La scelta di Twitter di proporre un decentramento del controllo dei contenuti è quindi da leggere come una risposta a questi interrogativi. Nei prossimi mesi sarà più chiaro se Birdwatch potrà essere una soluzione adeguata.

Francesco Lo Torto

Giornalista praticante fiorentino trapiantato a Milano. Leggo, ascolto, parlo e scrivo di politica e geopolitica. Da quando è arrivata l'adolescenza scrivo e compongo musica, da prima ancora mi emoziono con lo sport. Laureato in Editoria e Comunicazione all'Università degli Studi di Milano.

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