Non sussistono le condizioni per l’arresto e, di conseguenza, per una misura cautelare quale l’obbligo di dimora. Questa la sentenza della Suprema Corte nei confronti del sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti.
Il primo cittadino del paese emiliano, accusato di abuso d’ufficio e falso nell’indagine sull’affidamento dei locali per le cure dei minori, dovrà comunque difendersi dalle accuse nel processo che partirà a metà dicembre. Ora, però, potrà farlo da libero cittadino.
Condannato ai domiciliari il 27 giugno scorso, aveva visto poi ridottasi la misura cautelare a suo carico: dal 20 settembre il sindaco era sottoposto all’obbligo di dimora ad Albinea, suo comune di residenza.
La decisione della Cassazione permette inoltre al sindaco, interdetto dal suo incarico, di tornare «nel pieno delle sue funzioni», come dichiarato il Prefetto di Reggio Emilia.
Dopo le accuse mosse su di lui, lo stesso Prefetto aveva sollevato temporaneamente Carletti dalla carica e a quel punto era stato proprio il sindaco ad autosospendersi dal suo partito: il Pd. Poco era però servito per evitare il linciaggio mediatico subito dai dem, al centro del fuoco incrociato proveniente dalla Lega e dagli attuali alleati pentastellati.
Campagna contro il Pd non si dimentica
Il tuonante tweet di Zingaretti dopo aver appreso la sentenza della Cassazione è stata la risposta all’interminabile serie di accuse mosse dalle altre parti politiche in qualsiasi maniera: dalle magliette indossate in Senato ai post e video del ministro degli esteri Di Maio.
La campagna indecente contro il Pd e il sindaco di #Bibbiano non si dimentica. Chi chiederà scusa ad #andreacarletti? La Giustizia sta facendo chiarezza con nostro sostegno. A chi ha utilizzato una storia di cronaca per una campagna politica dico nuovamente: vergognatevi!
— Nicola Zingaretti (@nzingaretti) December 4, 2019
Altri esponenti di spicco del Pd, dal senatore Andrea Marcucci alla capogruppo in commissione per i diritti umani Valeria Fedeli, hanno puntato il dito contro la strumentalizzazione della vicenda da parte di politica e stampa.
Renzi all’attacco
«Mai lasciare la giustizia ai giustizialisti, o si rischiano l’imbarbarimento dello Stato e ingiuste montagne di fango, come quella riservata al sindaco di Bibbiano». Matteo Renzi si è unito così, su Facebook, alle voci di dissenso degli ex compagni di partito. Proprio negli stessi giorni in cui il leader di Italia Viva si trova a doversi difendere dalle accuse mosse contro di lui e la sua ex fondazione Open.
La risposta della Lega
La Lega non fa marcia indietro ed ha subito replicato alle dichiarazioni di fuoco dei dem. A parlare di Pd «pilatesco» è stato, non a caso, il segretario regionale della Lega-Emilia Gianluca Vinci: «Il Pd usa la revoca delle misure cautelari nei confronti dell’ex sindaco di Bibbiano come specchietto per le allodole per dire che niente è successo, invece di avere a cuore l’interesse della trasparenza e della giustizia nei confronti dei minori e delle loro famiglie».
Bibbiano e le regionali in Emilia: arma a doppio taglio
A metà dicembre, concluse le indagini preliminari, inizierà il processo per il sindaco Carletti e gli altri 28 indagati. È prevedibile che l’evolversi della faccenda condizionerà in parte anche la campagna elettorale per le regionali del 26 gennaio.
Non è un caso che Stefano Vaccari, senatore PD e membro della segreteria nazionale del partito, si sia rivolto alla candidata leghista Lucia Borgonzoni. Il riferimento era all’ormai famoso intervento della senatrice in aula con la maglia “Parliamo di Bibbiano”. «Ora, cara Borgonzoni, parlatene voi di Bibbiano se avete una dignità» la sua chiosa.
Comunque vada, della vicenda di Bibbiano se ne riparlerà e la strumentalizzazione continuerà, tanto più nel mezzo di una campagna elettorale senza esclusione di colpi. Con buona pace della separazione fra cronaca e politica.