Impedire che la Grande Barriera continui a perdere colore e si tinga di bianco e farlo utilizzando la brillantezza delle nuvole. Curare la malattia dei coralli è l’obiettivo prefisso dagli studiosi della Southern Cross University, che hanno aderito al Reef Restoration and Adaptation Program finanziato dal governo federale australiano con un fondo da 150 milioni di dollari.
Questo programma punta a trovare strumenti per aiutare la sopravvivenza della Grande Barriera Corallina, minacciata dagli effetti del cambiamento climatico, anche in un periodo di generale diminuzione di emissioni dovute ai lockdown da Coronavirus. Il panel riunisce i maggiori esperti del tema in Australia. Grazie alla ricerca degli scienziati dell’Università di Sydeny e del Queensland e in collaborazione con l’azienda italiana EmiControls, si sono potuti raggiungere buoni risultati nella protezione dei coralli.
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Il metodo e gli strumenti utilizzati
Attraverso 100 bocchette ad alta pressione montate su turbine modificate e caricate sopra una chiatta, vengono spruzzati in aria migliaia di miliardi di nano cristalli di sali marini. Secondo gli studi svolti, queste particelle sono in grado di mescolarsi con le nuvole basse, rendendole più luminose e permettendo alle nubi di riflettere più luce solare rispetto alla normalità. E impedendo quindi che un’eccessiva quantità di raggi del Sole raggiunga il mare e, di conseguenza, la Grande Barriera.
I ricercatori hanno poi posizionato un’altra imbarcazione a 5 chilometri di distanza dalla prima. A bordo della seconda nave sono presenti sofisticati modelli di rilevazione delle componenti atmosferiche, capaci di rilevare il pulviscolo creato dal prototipo. Futuri esperimenti vaglieranno la validità del sistema.
Il modello dei cristalli di sali è in ogni caso solo uno dei 43 metodi plausibili per prevenire lo sbiancamento corallino. Uno studio di fattibilità pubblicato nei giorni scorsi dal governo australiano, ha infatti reso pubblica l’elenco delle soluzioni possibili, scremate da una lista iniziale di circa 160 idee.
Nel 2020 situazione senza precedenti per il corallo australiano
Lo sbiancamento a cui sta andando incontro quest’anno la Grande Barriera australiana è preoccupante. Un evento eccezionale e mai verificatosi prima in queste dimensioni, secondo gli scienziati statunitensi che monitorano l’area.
Si tratta del terzo episodio in cinque anni, dopo gli sbiancamenti registrati nel 2016 e nel 2017. La causa di un problema tanto devastante per la più grande struttura vivente, nonché una delle sette meraviglie del mondo, è il cambiamento climatico.
Lo scolorimento è una questione particolarmente grave perché danneggia le zooxanthellae, dei tipi di alghe microscopiche che si sviluppano sui coralli, donando loro colore e aiutandoli a vivere. Quando ciò succede, se le temperature dell’acqua rimangono alte, la Barriera a poco a poco muore. E con essa un ecosistema che ospita migliaia di specie marine.