Dieci minuti di terrore, sembrati ore. È quanto vissuto domenica sera a Bondi Beach, in Australia, dove due uomini hanno aperto il fuoco sulla folla, uccidendo 16 persone e ferendone oltre 40. Questo il tragico bilancio dell’attacco di matrice antisemita avvenuto in una delle spiagge più celebri di Sydney.
L’Attentato
Nel chilometro e mezzo di spiaggia gremito di persone era in corso la prima giornata di Hanukkah, la cosiddetta festa delle luci, che commemora la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme e che oggi rappresenta per gli ebrei un momento di gioia e rinascita. Un appuntamento molto sentito dalla comunità, che aveva richiamato circa mille persone, tra fedeli e non. Sono circa le 18:45 (mezzanotte in Italia) quando due individui vestiti di nero, armati di fucili d’assalto, si posizionano su un ponticello a un centinaio di metri dal litorale, da cui avevano una visuale diretta sulla folla.
È da lì che aprono il fuoco all’impazzata. Inizialmente molti non comprendono cosa stia accadendo. Qualcuno pensa a fuochi d’artificio. “Non siamo mica in America, non possono essere spari”, diranno alcuni testimoni. Ma poi si vede il sangue, le persone colpite che cadono a terra, e il panico esplode. È uno degli attacchi antisemiti più gravi mai avvenuti al di fuori del territorio israeliano.
Le vittime
Il bilancio è drammatico. Non tutte le 16 vittime sono state ancora identificate, ma tra i primi nomi confermati c’è quello del rabbino Eli Schlanger, tra gli organizzatori della celebrazione, che negli ultimi mesi aveva rafforzato le misure di sicurezza, allarmato dall’aumento di episodi antisemiti dopo l’inizio della guerra a Gaza.
Tra le vittime più anziane figura Alex Kleytman, 87 anni, originario dell’Ucraina e sopravvissuto all’Olocausto, morto mentre tentava di difendere la moglie. Tra i riconosciuti anche un cittadino francese, due israeliani e una bambina di 10 anni, la più giovane delle vittime. I feriti sono 42, molti dei quali in gravi condizioni.

Gli attentatori
Avevano detto che sarebbero andati a pescare. Naveed Akram, 24 anni, e suo padre Sajid Akram, 50 anni, si erano invece diretti in un appartamento preso in affitto, dove avevano trasferito un arsenale di armi, pronti a colpire la folla. Sono loro i due terroristi di origine pakistana che hanno seminato il terrore durante la celebrazione di Hanukkah.
Naveed aveva seguito studi religiosi e lavorava come operaio, ma da alcuni mesi aveva perso il lavoro. Il padre Sajid era arrivato in Australia nel 1998 con un visto turistico, per poi stabilirsi definitivamente e aprire un negozio di frutta e verdura.
L’uomo era anche iscritto a un’associazione di tiro e, per questo motivo, era legalmente in possesso di sei armi da fuoco, circostanza che ha agevolato l’attacco e sollevato forti polemiche. Nel 2019 Naveed Akram era già stato monitorato dalla polizia per sospetti legami con ambienti jihadisti. A seguito delle perquisizioni, come riferito da ABC Australia, nelle abitazioni degli attentatori sono stati trovati due ordigni inesplosi e, nell’auto, due bandiere del Califfato. Gli investigatori antiterrorismo stanno ora esaminando i possibili collegamenti con lo Stato Islamico. Tra le vittime figura anche Sajid Akram, mentre il figlio Naveed è rimasto ferito ed è attualmente ricoverato in ospedale.
L’eroe della vicenda
In mezzo a questa tragedia emerge però una storia di coraggio. Durante i minuti in cui gli attentatori sparavano quasi indisturbati, Naveed Akram era sceso dal ponticello per colpire la folla da più vicino. In quel momento, Ahmed Al Ahmed, che passava di lì per caso, assiste alla scena. Mentre tutti fuggono, lui decide di intervenire. Nascosto tra le auto, si avventa alle spalle del terrorista, gli strappa il fucile e glielo punta contro senza sparare.
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L’altro attentatore reagisce e gli spara due colpi, uno alla mano e uno al braccio. Ahmed viene operato e non è in pericolo di vita. Le immagini del gesto, riprese in un video, fanno il giro del mondo. Ahmed Al Ahmed, 43 anni, mussulmano, padre di due figli e fruttivendolo, viene definito un eroe, in pochi istanti e senza esitazione ha salvato la vita a molte potenziali vittime.
Le reazioni
Mentre le bandiere australiane sventolano a mezz’asta, da tutto il mondo arrivano messaggi di solidarietà. Dal presidente francese Emmanuel Macron, a Donald Trump, fino alla premier italiana Giorgia Meloni. Duro invece il commento del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che accusa l’Australia di “aver gettato benzina sul fuoco dell’antisemitismo”, riferendosi alla recente decisione di riconoscere lo Stato di Palestina.
Una scelta già criticata in passato, quando Netanyahu aveva inviato una lettera al premier australiano Anthony Albanese, sostenendo che tale decisione incoraggiasse l’antisemitismo. Dopo il 7 ottobre, infatti, non è un caso che gli episodi di antisemitismo a livello globale, come riporta la Repubblica, siano aumentati del 235% tra ottobre 2023 e gennaio 2024.

A cura di Diadora Alacevich