«Non mi dimetto da presidente dell’ANAC». Così si è espresso in una nota Raffaele Cantone, confutando le voci su una sua possibile dimissione che erano circolate con insistenza nelle precedenti ore.
La notizia si era diffusa dopo che l’attuale presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione aveva presentato al Csm tre domande, per concorrere ad altrettanti posti da procuratore: in questa sua scelta era stata letta la volontà di anticipare la naturale scadenza del suo mandato, prevista per il 2020.
«Mi sono sentito sopportato e siccome non sono uomo per tutte le stagioni ho meditato a lungo e poi ho capito che era arrivato il momento di tornare a fare il mio mestiere», aveva detto Cantone, come riportato da diverse testate.
Una sua possibile intenzione di tornare a vestire la toga, per chi l’aveva ipotizzata, avrebbe trovato ampie motivazioni negli attriti tra lui e il governo giallo-verde: il presidente dell’ANAC, infatti, aveva aspramente criticato il ddl anticorruzioni e si era scontrato con il ministro dell’Interno Matteo Salvini in merito alla riscrittura del codice degli appalti. L’autorità presieduta da Cantone era stata attaccata anche dal premier Giuseppe Conte che, a pochi giorni dalla sua entrata in carica, aveva dichiarato che «dall’Anac non abbiamo avuto i risultati che speravamo».
La smentita di Cantone sulle sue dimissioni non si è fatta attendere. «Sapendo che i tempi del Consiglio superiore della magistratura non sarebbero stati brevi, era mia intenzione informare quanto prima gli esponenti dell’esecutivo con cui più intensa è stata la collaborazione istituzionale in questi mesi. Ieri sera, appena la notizia è divenuta di dominio pubblico, ho chiesto immediatamente appuntamento al Presidente del Consiglio e ai Ministri dell’Interno e della Giustizia, ai quali esporrò nei prossimi giorni le mie motivazioni», ha aggiunto nella sua nota.
«Resta inteso, ovviamente, – conclude il presidente dell’ANAC -che non ho alcuna intenzione di dimettermi da Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, come riportato da alcuni organi di stampa, tanto più che l’esito della deliberazione del CSM non è affatto scontato».