Al via la Fifa Arab Cup: regole inedite, grandi esclusi e Palestina al centro

Prende il via oggi, primo dicembre, la fase a gironi della FIFA Arab Cup, che riporta il calcio internazionale negli stadi del Qatar. Sei gli impianti scelti, gli stessi che hanno ospitato la Coppa del Mondo 2022, ora di nuovo al centro della scena per un torneo che riunisce il mondo arabo sotto un’unica bandiera sportiva.

Quella al via è la seconda edizione organizzata congiuntamente da FIFA e UAFA (l’ente che governa il calcio nei paesi arabi africani e asiatici) dopo il debutto del 2021 che consegnò il titolo all’Algeria. Una competizione giovane nella sua veste attuale ma con radici profonde: nata nel 1962 su iniziativa della Federazione calcistica del Libano e portata avanti per cinquant’anni dalla Federazione Araba, la Coppa d’Arabia è tornata oggi a essere il principale palcoscenico interconfederale della regione. In campo, ventitré nazioni: undici affiliate alla Confederazione Asiatica AFC e undici alla Confederazione Africana CAF, oltre al Qatar padrone di casa.

Le confederazioni calcistiche riconosciute dalla FIFA

A contendersi il trofeo in questa fase a gironi saranno, invece, sedici nazionali. Il Qatar, i campioni in carica dell’Algeria e le sette squadre con il ranking FIFA più alto al momento del sorteggio del 25 maggio al Raffles Hotel di Doha hanno ottenuto l’accesso diretto. Le altre sette hanno staccato il pass attraverso gli spareggi in gara unica disputati tra il 25 e il 26 novembre, sempre in Qatar.

Il torneo è diviso in quattro gironi da quattro squadre ciascuno. Le prime due di ognuno accederanno alla fase a eliminazione diretta, che proseguirà con quarti, semifinali e finale. L’ultimo atto si giocherà il 18 dicembre al Lusail Iconic Stadium, teatro dell’ultima finale mondiale.

CALCIO E GEOPOLITICA: LA PALESTINA APRE L’ARAB CUP

Come accadde durante Qatar 2022, sarà ancora l’Al Bayt Stadium a inaugurare il torneo: fischio d’inizio oggi, primo dicembre, alle 16:45 italiane. In campo il Qatar, padrone di casa, e la Palestina, reduce da una qualificazione conquistata ai rigori contro la Libia. Un traguardo che pesa non solo sul piano sportivo ma, soprattutto, su quello umanitario e politico.

La presenza della Palestina all’Arab Cup ha, infatti, un valore che supera il campo: è un modo per mantenere viva l’attenzione internazionale su Gaza e Cisgiordania, come ha sottolineato il CT Ihab Abu Jazar dopo la vittoria negli spareggi. La squadra non parte favorita, eppure, il contesto gioca a suo favore: molte nazionali non potranno schierare i loro migliori interpreti, impegnati nella Coppa d’Africa dal 21 dicembre. L’obiettivo, per i palestinesi, è chiaro: restare nel torneo il più a lungo possibile, affinché il riflettore su quanto accade in Patria non si spenga.

«Siamo diversi dalle altre squadre» ha dichiarato Abu Jazar a Alkass TV. «Loro giocano per competere, noi per due obiettivi: mandare un messaggio attraverso il calcio e sviluppare il calcio palestinese. Il nostro è diventato un nome importante in Asia e siamo stati vicini a raggiungere il playoff mondiale». Sulla stessa linea il capitano Musab Al-Battat: «Giochiamo per qualcosa di più dei trofei. Giochiamo per inviare un messaggio e portare gioia alla nostra gente».

I gironi della prima fase finale di FIFA Arab Cup

Nel 2021 la Palestina chiuse ultima in un girone proibitivo con Giordania, Marocco e Arabia Saudita. Oggi riparte dal Gruppo A, insieme a Tunisia, Siria e Qatar. La qualificazione è possibile, soprattutto perché la Tunisia non ha potuto convocare diversi titolari, chiamati invece in Coppa d’Africa. Resta un’incognita la Siria, squadra in crescita e, come le avversarie asiatiche, non coinvolta negli impegni continentali africani.

Arab Cup e Coppa d’Africa: i grandi assenti       

Non solo la Tunisia: nel mese di dicembre, sono diverse le nazionali del Maghreb che scenderanno in campo sia per la FIFA Arab Cup sia per la Coppa d’Africa. Tra queste figurano Algeria, Egitto, Marocco e Tunisia, oltre a Isole Comore e Sudan, africane ma di fatto squadre arabe.

La Coppa d’Africa sconvolgerà i principali campionati europei, privandoli dei grandi calciatori tra il 21 dicembre e il 18 gennaio. In teoria, i convocati della Coppa d’Arabia potrebbero partecipare anche al torneo africano: la scelta sarà rimessa a CT, federazioni e giocatori stessi. In pratica, le formazioni saranno diverse.

Il Marocco schiererà solo giocatori locali, senza big dall’Europa. La Tunisia punterà su un mix, lasciando i top player per la Coppa d’Africa. Stesso schema per l’Egitto, con Salah e Marmoush in Africa e assenti dall’Arab Cup. Così come l’Algeria, senza Mahrez e Belghali. Nessun giocatore di Serie A figura tra i convocati.

Neanche i CT saranno gli stessi dell’African Nations Cup e della prossima Coppa del Mondo. L’Algeria, qualificata ai Mondiali con Vladimir Petkovic, sarà guidata in Arab Cup da Madjid Bougherra, tecnico dell’Algeria A’ (rappresentativa composta solo da calciatori militanti in Patria). Il Marocco si affiderà a Tarik Sektioui, CT della nazionale olimpica, al posto di Walid Regragui. Per l’Egitto, al posto di Hossam Hassan, ci sarà Ali Maher, allenatore del Ceramica Cleopatra, capolista della Premier League locale. Mentre la Tunisia giocherà sotto la guida di Kais Yaâkoubi, attuale tecnico dell’Al-Safa in Arabia Saudita, sostituendo Sami Trabelsi.

In prova il pit-stop per fermare i comportamenti antisportivi

Con questo scenario, la FIFA Arab Cup diventa anche banco di prova per una nuova regola pensata per ridurre le interruzioni e scoraggiare comportamenti antisportivi. Dal 1° dicembre, ogni giocatore che richiederà l’intervento dello staff medico dovrà abbandonare il campo per due minuti, lasciando la propria squadra in inferiorità numerica.

Presidente della Commissione Arbitrale FIFA

La misura, illustrata da Pierluigi Collina, presidente della Commissione Arbitrale FIFA, in diretta sul canale qatarino Alkass Tv, nasce per contrastare i falsi infortuni e gli atteggiamenti antisportivi, sempre più smascherati dalle telecamere, ma su cui VAR e arbitri non possono intervenire. Due eccezioni: la regola non si applica ai portieri (da regolamento, necessariamente presenti per poter iniziare il gioco), né quando l’arbitro assegna un cartellino giallo o rosso al giocatore responsabile dell’interruzione. «Ho notato che dal primo luglio, quando ci sono stati cambiamenti nella regola per cui il portiere non può tenere la palla per più di otto secondi, altrimenti ci sarebbe un calcio d’angolo contro la squadra, nessuno è incorso nella sanzione. Hanno capito che la regola andava rispettata e ha portato grandi benefici. Da qui un’altra esperienza che credo verrà rispetta e sarà utile contro le finzioni» ha continuato Collina.

Al termine della competizione, ha spiegato Roberto Grassi, responsabile dei tornei giovanili FIFA, arbitri e dirigenti analizzeranno i dati raccolti per decidere se rendere la norma definitiva.

La misura non è del tutto inedita: la Premier League prevede già un pit-stop di 30 secondi, in MLS lo si applica da tre anni e, in Leagues Cup, sono stati introdotti i due minuti fuori dal campo. La FIFA Arab Cup rappresenta così un primo test internazionale per valutare l’impatto della regola sul ritmo delle partite e sulla gestione del gioco.

A cura di Margherita Cerrai

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