Airbnb ha vietato permanentemente ai clienti l’organizzazione di feste nelle case prese in affitto. La società che fa da intermediario tra chi cerca e chi offre una sistemazione per brevi periodi, già nel 2019 aveva proibito gli eventi “free entry” promossi sui social. Nel 2020 era arrivata un’ulteriore stretta, dettata dall’emergenza pandemica, con la limitazione temporanea ai grandi raduni. Una previsione dimostratasi efficace secondo la società, motivo per cui dal 29 giugno il divieto è diventato definitivo.
Via il limite dei 16 ospiti
Diversamente, la piattaforma di affitti ha fatto un passo indietro rispetto a un’altra restrizione introdotta durante il Covid, cancellando il limite di 16 ospiti per alloggio in vigore dall’estate 2020. «Diversi tipi di case più grandi sono in grado di ospitare comodamente e in sicurezza più di 16 persone, dai castelli in Europa ai vigneti negli Stati Uniti, alle grandi ville in spiaggia nei Caraibi», ha spiegato Airbnb.
La conferma dello stop alle feste invece, non è legata unicamente alla limitazione dei contagi ma anche a esigenze di ordine pubblico. «Il divieto è stato ben accolto dalla nostra comunità», ha affermato la società americana che negli anni ha accumulato denunce per disturbo della quiete pubblica. «Le misure introdotte, – hanno assicurato da Airbnb -sono diventate fondamentali nel favorire il rapporto tra i nostri host e il loro vicinato».
Esigenze dettate dai dati
Un’efficacia che per la società è testimoniata dai numeri. «Riteniamo – si legge in una nota dell’azienda – che esista una correlazione diretta tra l’attuazione delle nostre politiche nell’agosto 2020 e un calo del 44% su base annua del tasso di segnalazioni delle feste in casa». Una netta diminuzione su cui tuttavia, secondo i critici dell’azienda, ha inciso anche il contemporaneo allentamento delle restrizioni anti-Covid.
Inoltre, come riportato dal New York Times, le ragioni del divieto sono ancora più evidenti negli Stati Uniti, dove nel 2019 Airbnb ha introdotto un centralino attivo h24 per segnalazioni inerenti al disturbo della quiete pubblica. Ma non solo. Sempre negli Usa e in Canada, tra marzo e ottobre 2020, almeno 27 sparatorie sono state collegate proprio ad affitti messi a disposizione da Airbnb.