Milano non figurerà nella lista dei candidati per ospitare l’Agenzia europea del lavoro (Ela). Il governo italiano, infatti, ha fatto scadere il termine per presentare la domanda al Consiglio Europeo fissato al 6 maggio. Si tratta della seconda delusione nel giro di 18 mesi, dopo che nel novembre 2017 il capoluogo lombardo aveva perso l’assegnazione della sede per l’Agenzia europea del farmaco (Ema) a favore di Amsterdam.
Una notizia che ha lasciato molto stupore: Milano sembrava pronta a correre, al punto che l’11 luglio 2018 il consiglio comunale aveva votato una proposta presentata il mese prima dal consigliere Pd Angelo Turco.
Poco tempo fa, l’europarlamentare uscente Brando Bonifei (Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici), affermava che «l’Ela è stata rafforzata molto per renderla un vero strumento di tutela del lavoro a livello transnazionale e credo che Milano, per la sua storia di capitale europea del lavoro, abbia tutte le caratteristiche per proporsi. Ci sarà un ottimo volano economico per la città».
La notizia è stata commentata per prima dalla deputata Lia Quartapelle (Pd) che sul suo profilo Facebook ha scritto: «Dimenticanza o sgarbo a una città non allineata?», con evidente riferimento al sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Al Consiglio Europeo sono state pervenute quattro candidature dai rispettivi governi: Nicosia (Cipro), Riga (Lettonia), Bratislava (Slovacchia), oltre a Sofia (Bulgaria) che appare la capitale europea favorita. Il 13 maggio le offerte saranno pubblicate sul sito del Consiglio Europeo.
L’Autorità europea del Lavoro ha incassato il via libera definitivo dell’Eurocamera a Strasburgo a fine aprile per la nascita dell’Ela, che si propone di porre fine allo sfruttamento, contrastare il lavoro nero e assicurare la mobilità dei lavoratori in Europa.