Il comando americano in Afghanistan ha reso noto, mercoledì 4 marzo, di aver condotto un raid aereo contro combattenti talebani a Nahr-e Saraj che “stavano attaccando un checkpoint delle Forze di Sicurezza Nazionali Afgane”. A riferirlo è, in un tweet, il portavoce del comando americano USFOR-A, il colonnello Sonny Leggett. “Si tratta di un raid difensivo per perturbare l’attacco – ha aggiunto – È il nostro primo raid contro i talebani in 11 giorni”.
The US conducted an airstrike on March 4 against Taliban fighters in Nahr-e Saraj, Helmand, who were actively attacking an #ANDSF checkpoint. This was a defensive strike to disrupt the attack. This was our 1st strike against the Taliban in 11 days.
— USFOR-A Spokesman Col Sonny Leggett (@USFOR_A) March 4, 2020
I rimbalzi della responsabilità
Stando al bilancio fornito dal presidente del Consiglio della provincia di Zabul, Atta Jan Haqbayan, 21 uomini delle forze dell’ordine afghane sarebbero rimasti vittime dell’esplosione di un camion bomba avvenuta nella notte del 3 marzo a Qalat, capoluogo della provincia di Zabul, nel sud del Paese. L’attentato avrebbe inoltre causato il ferimento di 90 persone, distruggendo parte dell’ospedale locale.
L’emittente afghana Tolonews ha inoltre rinvenuto una lettera in cui i vertici dei talebani avrebbero intimato la ripresa delle operazioni militari contro le sole forze afghane, escludendo dunque le truppe straniere. Interpellato, il portavoce dei talebani non avrebbe né confermato né smentito l’autenticità della lettera.
Tolonews ha riportato, inoltre, una raffica di attacchi talebani a Balk, Faryab, Nangarhar e Kapisa, mentre una fonte del Consiglio provinciale – Safiullah Amiri – ha denunciato l’attacco a 3 avamposti nel distretto di Imam Sahib, nella provincia di Kunduz, che sarebbe costato la vita a 12 soldati e 4 poliziotti.
Solo due giorni fa l’intesa a Doha
L’attacco giunge a pochi giorni dallo storico accordo siglato a Doha, in Qatar, per il ritiro delle truppe americane dal Paese. L’accordo prevede il rientro dei 13mila soldati americani, nonché dei militari della Nato – compresi 900 italiani. Il testo, negoziato per circa un anno e mezzo, è stato firmato dal capo negoziatore di Washington, Zalmay Khalizad, e dal capo politico dei talebani, Abdul Ghani Baradar: presente all’appuntamento anche il capo della diplomazia americana, Mike Pompeo.
Qualche giorno dopo il presidente afghano, Ashraf Ghani, aveva fatto sapere che la tregua parziale di sette giorni proclamata per favorire i negoziati tra talebani e Stati Uniti sarebbe continuata, facendo però marcia indietro circa la liberazione di 5mila detenuti da parte di Kabul. “Non c’è un impegno a liberare i prigionieri”, ha affermato il presidente in conferenza stampa. “Lo scambio di prigionieri – ha precisato – potrebbe entrare nell’agenda per i colloqui inter-afghani, ma non può essere un pre-requisito per i negoziati”.