All’alba di mercoledì 14 giugno, un peschereccio con a bordo circa 750 migranti è affondato nelle acque internazionali del Mar Ionio, 75km a sud-ovest del Peloponneso (Grecia). Era partito da Tobruk, nella Libia orientale, ed era diretto in Italia, probabilmente in Calabria. La Guardia costiera di Atene è riuscita a salvare 104 persone: tutti uomini, in prevalenza giovani ventenni, provenienti da Egitto, Siria, Pakistan e Palestina; e a recuperare le salme di 78 migranti. Successivamente, la polizia del Paese ha arrestato 8 cittadini egiziani, che i superstiti hanno indicato come gli scafisti della barca.
Dati i numeri della tragedia, si pensa che questo possa diventare il peggior naufragio dal 2015, quando un altro peschereccio era affondato a largo della Libia. Delle 1.100 persone a bordo, solo 28 erano sopravvissute.
Le dinamiche dell’incidente
Un primo allarme era partito dalla nave nel primo pomeriggio di martedì, quando i migranti hanno chiamato Alarm Phone, una sorta di numero verde per le emergenze in mare messo a punto da un insieme di ONG, per dire che la loro nave era sovraccarica. Successivamente, sono state allertate anche Frontex e le autorità greche. Da una ricostruzione della Guardia costiera di Atene emerge che un suo mezzo era andato in serata a prestare assistenza ai migranti, che avrebbero rifiutato qualsiasi tipo di aiuto. In precedenza, invece, avrebbero ricevuto da due mercantili presenti nella zona cibo e acqua.
Alle prime ore del giorno, l’imbarcazione si è rovesciata. Sono partite allora le operazioni di soccorso con navi, elicotteri, aerei da trasporto e droni, che però hanno potuto salvare solo pochi tra i migranti presenti a bordo. Un superstite ha infatti raccontato che il peschereccio si è inabissato «nel giro di 15 minuti». Un tempo brevissimo che non ha permesso alle donne e ai bambini chiusi nella stiva di uscire per tentare di mettersi in salvo.
Le reazioni
«Penso che questo naufragio sia il segno del fatto che la nostra politica migratoria non funziona bene al momento» ha detto Ylva Johansson, in un’intervista a Euronews. La commissaria agli Affari interni dell’Unione europea ha però espresso fiducia per il nuovo Patto per la Migrazione e l’asilo. Una settimana fa, gli Stati membri hanno raggiunto un accordo su due regolamenti chiave del provvedimento e ora il Consiglio europeo deve negoziare il testo con il Parlamento.
L’ex premier greco Kyriakos Mitsotakis, candidato per le elezioni del 25 giugno, ha sottolineato la necessità di coerenza nella politica dell’Unione per colpire «le vili reti di criminali che trafficano tra i disperati». Nel Paese intanto sono stati indetti tre giorni di lutto nazionale.