L’architettura italiana è in lutto per la scomparsa di Paolo Portoghesi, uno dei più illustri esponenti del Postmodernismo nel paese. Portoghesi è morto la mattina del 30 maggio nella sua residenza a Calcata, Viterbo, all’età di 92 anni. La notizia è stata annunciata dalla moglie, l’architetto Giovanna Massobrio, all’Adnkronos.
La sua storia professionale
La carriera di Portoghesi, docente universitario e progettista di fama internazionale, si è sviluppata tra la ricerca storica e la progettazione architettonica. L’obiettivo dei suoi prgetti: integrare la memoria collettiva nella tradizione dell’architettura moderna. Le sue opere più celebri includono la Moschea e il Centro culturale islamico a Roma, completati tra il 1984 e il 1995, e il quartiere Rinascimento nel Parco Talenti a Roma, realizzato nel 2001.
Nato a Roma il 2 novembre 1931, Portoghesi si è laureato nel 1957 e ha insegnato Storia della critica all’Università di Roma “La Sapienza” dal 1962 al 1966. Successivamente è diventato professore di storia dell’architettura presso il Politecnico di Milano dal 1967 al 1977, ricoprendo il ruolo di preside dal 1968 al 1976. Dal 1995 ha insegnato progettazione presso la Facoltà di Architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma, dove è diventato professore emerito. Ha anche diretto il settore architettura della Biennale di Venezia dal 1979 al 1982 e ne è stato presidente dal 1983 al 1993.
Le opere più celebri
Nel corso degli ultimi trent’anni, Portoghesi si è affermato come uno dei principali teorici della “geoarchitettura“, un disciplina che mira a riconciliare l’architettura con la natura, superando la logica economica che porta allo spreco di energia e all’inquinamento. Secondo Portoghesi, l’uomo dovrebbe valorizzare i patrimoni dei borghi antichi anziché abbandonarli alla distruzione.
Portoghesi è stato un autorevole studioso della “Roma Barocca” e un esperto degli architetti Guarino Guarini e Francesco Borromini. Alla sua attività di storico, teorico e critico si devono testi quali: “Guarino Guarini” (1956), “Borromini, architettura come linguaggio” (1967); “Roma del Rinascimento” (1970); “Album del Liberty” (1975); “L’angelo della storia. Teorie e linguaggi dell’architettura” (1982); “Postmodern. L’architettura nella società postindustriale” (1982); “La piazza come ‘luogo degli sguardi’” (1990); “I grandi architetti del Novecento” (1998); “Architettura e natura” (1999); “Geoarchitettura” (2005).
Ha fondato e diretto diverse riviste, tra cui “Controspazio“, “Eupalino” e “Materia“. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui il Premio IN/Arch per la critica storica, la medaglia d’oro della Fondazione Manzù e il Premio Fregene. Inoltre, le opere architettoniche di Portoghesi sono state esposte in importanti istituzioni e città di tutto il mondo, tra cui Milano, Venezia, Vienna, Amburgo, Berlino, Parigi, New York e Roma.
Gli ultimi anni del genio dell’architettura
Portoghesi ha continuato a lavorare e pubblicare fino agli ultimi anni della sua vita. Tra le sue pubblicazioni più recenti vi sono “Roma/amoR. Memoria, racconto, speranza”, “Poesia della curva” e “Abitare poeticamente la terra. La casa, lo studio e il giardino di Calcata”, quest’ultimo scritto in collaborazione con la moglie Giovanna Massobrio.
Con la morte di Paolo Portoghesi, il mondo dell’architettura perde un grande maestro, un teorico appassionato e un progettista visionario. La sua eredità sarà per sempre una fonte d’ispirazione per le generazioni future di architetti.