Più che abitata, Venezia è attraversata. Le calle del centro storico, nel 2022, sono state percorse in media da 175mila persone al giorno. Di queste, però, la maggior parte sono turisti: 94mila visitatori contro 81mila residenti e lavoratori pendolari. Numeri che emergono da uno studio, pubblicato a giugno del 2024, condotto dall’Università Ca’ Foscari e dall’Università di Udine. E che delineano le dimensioni di un fenomeno, quello dell’overtourism, che sta compromettendo l’ecosistema veneziano.
Una quotidianità unica e fragile
Bastano pochi istanti, pochi sguardi, per capire che nel capoluogo veneto la quotidianità funziona in modo diverso rispetto al resto del mondo. Per spostarsi non si utilizzano le automobili, ma le gondole. Non esistono fermate degli autobus, ma banchine da cui prendere i vaporetti. Il Canal Grande non è soltanto uno dei simboli della città, ma anche la principale autostrada.
Un ecosistema tanto unico quanto fragile, che si regge su regole proprie ed equilibri delicati. In questo particolare microcosmo, però, sembra sempre più complicato parlare di vita quotidiana. Gli orari da rispettare non sono quelli per timbrare il cartellino, ma per visitare la Basilica di San Marco o Palazzo Ducale. Non bisogna ricordarsi di annotare lista della spesa, ma di prenotare il bacaro in cui mangiare cicchetti e bere spritz. I residenti, infatti, stanno lasciando la città – Venezia ha perso 20mila abitanti negli ultimi vent’anni -, mentre i turisti si riversano sempre più numerosi nel centro storico.
Lo studio
A testimoniarlo sono i dati raccolti dai ricercatori a partire dal traffico delle celle telefoniche. Se si scompongono le cifre, l’impatto del sovraffollamento turistico appare evidente. Tra i 94mila visitatori, 32mila hanno trascorso almeno una notte a Venezia, mentre 61mila hanno visitato la città in giornata. I residenti, invece, ammontano a 48mila. Numero che sale a 58mila se si considerano tutte le persone che vivono regolarmente nel capoluogo veneto, a prescindere dalla loro residenza ufficiale. Per arrivare a 81mila, bisogna aggiungere gli oltre 22mila lavoratori pendolari.
Ma è proprio il turismo “mordi e fuggi” di chi visita Venezia in giornata a rappresentare una delle principali criticità che l’amministrazione comunale deve affrontare. La soluzione messa in campo per contrastare il fenomeno è il biglietto d’ingresso da 5 euro, un deterrente economico pensato per scoraggiare i visitatori giornalieri. A pagarlo, infatti, sono i turisti con più di 14 anni che entrano a Venezia nei fine settimana dalle 8:30 alle 16, mentre sono esenti coloro che pernottano in una struttura ricettiva e che, quindi, devono già sostenere una tassa di soggiorno di 3 euro.
Ma il ticket d’ingresso funziona?
Il contributo d’accesso, versato attraverso un portale online, è ancora in fase sperimentale. Il primo periodo di prova è durato dal 25 aprile al 5 maggio, in occasione dei ponti primaverili. In questi dieci giorni sono stati venduti 195mila biglietti, per un totale di 975mila euro. Una cifra destinata ad aumentare, perché la misura rimarrà in vigore per tutti i fine settimana fino al 14 luglio.
Secondo i detrattori, però, si tratterebbe soltanto di una tassa finalizzata a riempire le casse del Comune, dal momento che non è stato stabilito un numero massimo di ingressi giornalieri. I numeri, infatti, indicano che il provvedimento non ha portato a una diminuzione dei turisti “mordi e fuggi”: in una domenica di giugno 2024, i ponti veneziani sono stati attraversati da 70mila visitatori giornalieri, 5mila in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
I turisti continuano ad affollare in massa i sestieri veneziani, dalla Giudecca a Cannaregio. Lo slalom tra la folla è d’obbligo sul Ponte di Rialto, soprattutto se ci si vuole affacciare sul Canal Grande. Senza contare la coda interminabile per ammirare la città dall’alto del campanile di San Marco. Nell’era dell’overtourism, per ogni residente che se ne va, 25 turisti invadono Venezia armati di macchine fotografiche e scarpe comode. E le case da vivere e abitare sono rimpiazzate da alloggi in cui soggiornare.