Stare troppo tempo davanti a uno schermo altererebbe la struttura del cervello dei giovanissimi durante la crescita. L’area che elabora le informazioni visive sembra svilupparsi molto di più rispetto a quella che serve per formare giudizi e preferenze. Sono i risultati, ancora parziali, dello studio sullo sviluppo cognitivo del cervello degli adolescenti (ABCD Study) al quale collaborano 21 istituti di ricerca in tutti gli Stati Uniti e di cui si è parlato nell’ultima puntata di Presadiretta. L’esposizione a ore e ore di device (considerando solo il cellulare, per gli adolescenti italiani sono dalle 3 alle 6 al giorno) provocherebbe nei giovani anche più problemi di ansia, depressione, rabbia e impulsività.
Eppure lo schermo è qualcosa che dovrebbe proteggere. La parola deriva dall’antico tedesco e significa innanzitutto riparo, difesa. Solo negli ultimi decenni è passata ad indicare la superficie che ha permesso di interfacciarsi con televisori, computer, smartphone e affini.
Senza dubbio, il cellulare è un rifugio: in momenti di disagio, per evitare il contatto con alcune persone, per riempire i vuoti di tempo. Una protezione che ha anche i suoi lati positivi. Grazie ai dispositivi digitali, si può parlare con amici e parenti, ci si può informare, divertire. Il conto da pagare però potrebbe essere salato. Non solo per le possibili conseguenze nello sviluppo dei più giovani, ma anche per tutte quelle cose che sfuggono a chi si chiude nella bolla creata dallo schermo (perdere la fermata del metrò dove si dovrebbe scendere è tra le più banali).
A 47 anni, Vasco riempiva il suo rimanere “senza parole” dicendo: «E guardando la televisione, mi è venuta come l’impressione, che mi stessero rubando il tempo». Il cervello umano si sviluppa fino all’età di 25 anni circa. Sarebbe meglio se i giovani si accorgessero con congruo anticipo che, tu, dispositivo digitale, forse non rubi l’amore, ma probabilmente la tranquillità, una crescita sana e molto altro.