Elezioni comunali, delusione M5s: fuori da capoluoghi di Regione e grandi città

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Prevale il bipolarismo alle elezioni amministrative. Il M5S è fuori dai ballottaggi nelle grandi cittàDal voto comunale di ieri emerge una spinta alle coalizioni, ma l’affluenza si ferma al 60,07%, in forte calo soprattutto al nord. Beppe Grillo va all’attacco: “Il M5s è la forza più presente, crescita lenta ma c’è, illudetevi che abbiamo fallito, l’importante è non mollare mai. Tutti gongolano sul ritorno del bipolarismo”, ma “senza le liste civiche Renzi avrebbe faticato a mettere anche solo qualche consigliere comunale!”. Per il capogruppo M5s a Bologna e braccio desto di Casaleggio, Massimo Bugani, “dobbiamo riflettere sulla regola del doppio mandato. Un vincolo che ha fatto da freno a molti”. Renzi intanto va a sorpresa ad Accumoli e Amatrice: ‘Buoni i dati delle amministrative – commenta – adesso avanti per i ballottaggi’.

Su Facebook, il leader dei Cinque Stelle rivendica che “il M5S è stata la forza politica più presente a questa tornata elettorale. Gli altri partiti si sono camuffati, soprattutto il Pd che si è presentato in circa metà dei comuni rispetto al Movimento. “I risultati sono indice di una crescita lenta, ma inesorabile“. “Adesso – dice – il primo obiettivo è dare il massimo supporto ai nostri candidati al ballottaggio. A luglio avremo il candidato presidente della regione siciliana, a settembre avremo il candidato premier. Dopo ci saranno le politiche e l’obiettivo è andare al governo. Successi e fallimenti fanno parte della nostra storia. L’importante è non mollare mai”. “Tutti gongolano – dice Grillo – esponendo raffinate analisi sulla morte del M5S, sul ritorno del bipolarismo, sulla fine dei grillini. L’hanno detto dopo politiche, europee, regionali e referendum. Fate pure anche ora”.

Il voto in 1.004 Comuni, con oltre nove milioni di italiani, riconsegna  un quadro politico soprattutto bipolare con i candidati di centrosinistra e quelli di centrodestra che si sfideranno ai ballottaggi tra due settimane.

La spinta è dunque quella al bipolarismo e i partiti devono fare i conti con il fatto che le coalizioni da questo test elettorale risultano vincenti. Intanto Matteo Renzi parla di “dati buoni”, ma sceglie per il post-comunali una visita a sorpresa ad Amatrice. “Buoni i dati delle amministrative, adesso avanti per i ballottaggi. In bocca al lupo ai sindaci già eletti. Il giorno dopo delle elezioni solitamente si fanno tante analisi, chiacchiere e discussioni, come è persino naturale. Noi oggi abbiamo fatto una scelta diversa. Con il presidente del Lazio Nicola Zingaretti abbiamo preso una macchina e siamo saliti a Accumoli e Amatrice per fare il punto sui cantieri. Senza dirlo ai giornali, senza dirlo a nessuno”, scrive su fb il giorno dopo le comunali.

Matteo Renzi deve, però, incassare una “sconfitta in casa”, a Rignano. Il sindaco uscente Daniele Lorenzini, che aveva rotto prima con il padre dell’ex premier, Tiziano Renzi e poi col Pd, vince di slancio sulla candidata del Pd Eva Uccella. La sua lista ‘Insieme per Rignano’ trionfa con quasi il 50% (1879 voti) in tutte le 7 sezioni elettorali del paese della famiglia Renzi lasciando il Pd sotto il 30%. Trionfa a sorpresa perfino nella frazione di Torri, dove risiede Renzi senior.

Quando si tornerà a votare “faremo di tutto per una coalizione più compatta possibile”, dice il leader della Lega Matteo Salvini che fa un appello a Berlusconi perché il “maggioritario aiuta la coalizione”. “Se Berlusconi vuole l’unità del centrodestra, dovrebbe scegliere il maggioritario”, dice. Il leader della Lega attacca poi Renzi. “Non capisco perché il Pd esulti della presunta disfatta dei Cinque stelle. Per me sono andati meglio di loro. Se c’è uno sconfitto è Renzi che ha dovuto mascherarsi dietro liste civiche. Noi e i 5 stelle ci mettiamo la faccia”. Così il segretario del Carroccio Matteo Salvini ha commentato il risultato elettorale sottolineando la “mazzata” del Pd a Genova e a La Spezia dove i pentastellati hanno anche sfiorato il 20%”. “Renzi – ha aggiunto – fa il contento per mettere a tacere i vari Bersani e D’Alema”.

“Il centrodestra può vincere quando è unito – ha detto Silvio Berlusconi -, quando sa far prevalere le ragioni dell’alleanza fondata su programmi concreti, quando sceglie candidati credibili, espressione – nella gran parte dei casi – non del professionismo politico ma della società civile. Il nostro modello di centrodestra, fondato sui valori cristiani e sui programmi liberali, ha ottenuto la fiducia di molti italiani e ne potrà attrarre molti altri in vista dei ballottaggi”.

L’unico che ottiene un’immediata riconferma al primo turno è il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. M5S, dopo l’exploit lo scorso anno a Roma e a Torino, sarebbe fuori dai quattro capoluoghi di Regione: a Genova, dove al secondo turno vanno il candidato di centrosinistra Gianni Crivello, e del centrodestra, Marco Bucci. A L’Aquila, governata fino ad oggi dal dem Massimo Cialente, è in vantaggio il candidato sindaco Americo Di Benedetto (centrosinistra) mentre a Catanzaro Sergio Abramo (centrodestra) se la vedrà al ballottaggio con Nicola Fiorita (Civica).

Il Pd nel capoluogo calabrese sarebbe fuori dai ballottaggi segnalando, secondo Roberto Speranza di Mdp, un dato politico: “In tre su quattro capoluoghi di Regione, dove c’è un’alleanza classica di centrosinistra – sostiene l’ex esponente Pd – il candidato del centrosinistra va avanti. Nell’unico comune, Catanzaro, in cui si è fatta scelta diversa e noi sosteniamo un candidato civico diverso da quello del Pd, il Pd secondo gli exit poll sarebbe fuori dal ballottaggio”.

La flessione M5S è resa ancora più amara dal risultato, abbastanza scontato, di Parma, dove il sindaco uscente Federico Pizzarotti, espulso dal Movimento di Grillo, è in vantaggio con il suo ‘Effetto Parma’ e se la vedrà al secondo turno con Paolo Scarpa del centrosinistra. “Grazie ai parmigiani – ha scritto su Fb il sindaco uscente – che hanno creduto in un progetto nuovo, civico e libero. Arrivare al ballottaggio da soli è un risultato storico, che dimostra la forza del nostro gruppo, unito da valori e non dagli interessi”.

A Verona ci sarà un ballottaggio tra Federico Sboarina (Ln-Fi-FdI e altre) e Patrizia Bisinella, candidata di Fare! e compagna del sindaco Flavio Tosi. Sboarina è attorno al 29,26%, mentre Bisinella è sul 23,54%, secondo dati del comune di Verona riguardanti 268 sezioni su 268 Staccata dio un punto percentuale Orietta Salemi (22,48%), sostenuta dal Pd e liste civiche. Per tutta la notte è stata una battaglia per il secondo posto tra l’esponente di Fare! e la candidata dem.

 

 

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