Dopo il compimento del sessantacinquesimo anno d’età, il vaccino contro l’Herpes zoster è fortemente raccomandato per prevenire l’insorgenza del fuoco di sant’Antonio, un virus che provoca una dolorosa eruzione cutanea. Secondo uno studio pubblicato su Nature, però, la profilassi potrebbe offrire anche un altro beneficio inaspettato: la riduzione, fino al -20%, della probabilità di sviluppare demenza.
Il virus varicella-zoster
Il virus varicella–zoster è un patogeno che, solitamente, si contrae in età infantile e che causa, appunto nei bambini, la varicella: una malattia esantematica. Al termine delle manifestazioni fisiche del virus, quest’ultimo non sempre viene debellato dall’organismo e, spesso, rimane latente nei neuroni che innervano le aree cutanee colpite. Questo comporta il fatto che, in età adulta, il virus ha la possibilità di riattivarsi dando origine all’Herpes zoster.
Herpes zoster e sistema nervoso
In virtù del fatto che il virus dell’Herpes zoster colpisce le cellule del sistema nervoso, gli scienziati hanno pensato che potesse giocare un ruolo determinante anche per quanto riguarda la neuroinfiammazione e, inoltre, in relazione ad altri meccanismi alla base delle demenze. A questo proposito, infatti, la possibilità che il vaccino contro l’Herpes zosterpossa essere potenzialmente protettivo nei confronti del declino cognitivo, era già stata analizzata anche in passato.
Il caso di studio in Galles
Nel 2013, in Galles, l’amministrazione ha reso disponibile gratuitamente, e per un anno, la somministrazione del vaccino contro l’Herpes zoster a tutti i 79enni e questo ha rappresentato, per gli scienziati, l’occasione di effettuare lo studio.
Si è infatti auto-formato una gruppo di studio perfetto per analizzare l’efficacia del vaccino contro il virus dell’Herpes zoster, ma non solo. Gli studiosi hanno avuto l’occasione di analizzare anche quanto la somministrazione del vaccino incidesse positivamente su un potenziale sviluppo di declino cognitivo.
I risultati
Con un gruppo di persone da analizzare così definito, è stato “semplice” per gli studiosi verificare le differenze tra coloro che avevano ricevuto il vaccino e chi, invece, no. A questo proposito, oltre al gruppo composto dai 79enni, gli scienziati hanno preso in esame un raggruppamento formato da persone di 80 anni d’età al fine da effettuare un vero e proprio confronto.
I ricercatori hanno verificato che, in 7 anni di tempo, l’incidenza dello sviluppo di patologie riguardanti la demenza era inferiore nel gruppo di studio che era stato immunizzato contro l’Herpes zoster.
Infatti, è stata calcolata una riduzione dell’8,5% dell’incidenza di nuove diagnosi di demenza nella popolazione eleggibile per la vaccinazione. Si tratta di una diminuzione del rischio assoluto pari a 1,3 punti percentuali rispetto a quella della popolazione non eleggibile. Concentrandosi sulla fetta di popolazione immunizzata, l’effetto risulta maggiore: la probabilità assoluta scende di 3,5 punti percentuali e il rischio alternativo del 20%.