Il più famoso relitto della storia marittima è stato mostrato al mondo da una nuova prospettiva. Attraverso la mappatura del fondale dell’Oceano Atlantico, Magellan Ltd, una società esperta nello studio delle acque profonde, ha creato la prima scansione digitale a grandezza naturale del Titanic, che si trova a 3.800 metri di profondità. Fornisce una vista 3D unica dell’intera nave, consentendo di vederla come se l’oceano fosse scomparso.
Le esplorazioni del Titanic
Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 il transatlantico Titanic colpì un iceberg mentre stava compiendo il suo viaggio inaugurale tra l’Europa e New York. In meno di tre ore la nave affondò trascinando con sé la vita di 1.500 persone. Il relitto non venne ritrovato fino al 1° settembre 1985 quando l’oceanografo e archeologo Robert Ballard scoprì la reale posizione della nave. Da allora il Titanic è stato oggetto di numerose spedizioni ed esplorazioni. Tuttavia, il relitto è così grande e così in profondità che, nell’oscurità degli abissi, le telecamere possono mostrarci solo istantanee della nave in decomposizione.
La nuova scansione
Nell’estate 2022 Magellan Ltd, insieme alla casa di produzione Atlantic Productions, hanno condotto una nuova spedizione per mostrare al mondo il relitto in un modo nuovo. Utilizzando dei sommergibili controllati a distanza, hanno scattato oltre 700 mila fotografie da ogni angolazione e creato una ricostruzione 3D esatta dell’intera nave. La nuova scansione digitale cattura il relitto nella sua interezza, rivelando una visione completa di ciò che rimane Titanic. La nave è divisa in due tronconi, con la prua e la poppa separate da circa 800 metri, mentre attorno si trova un enorme campo di detriti. Per completare la scansione ci sono volute oltre 200 ore di esplorazione. Ma nelle nuove immagini possiamo anche scorgere per la prima volta dei minuscoli dettagli come il numero di serie impresso su una delle eliche.
Gerhard Seiffert di Magellan, che ha guidato la spedizione, ha detto a BBC News che è stato il più grande progetto di scansione subacquea che abbia mai intrapreso. «La profondità, quasi 4.000 metri, rappresenta una sfida, e ci sono anche correnti sul sito – e non ci è permesso toccare nulla per non danneggiare il relitto», ha spiegato. «E l’altra sfida che abbiamo dovuto affrontare è stata mappare ogni centimetro quadrato, anche le parti non interessanti, come il fango sul quale sono adagiati i detriti, perché c’è bisogno anche di questo per riempire la scansione con tutti questi oggetti».
Parks Stephenson, che ha studiato il Titanic per molti anni, ha detto di essere rimasto «sbalordito» quando ha visto per la prima volta le scansioni. «Permette di vedere il relitto come non potresti mai vederlo da un sommergibile, e puoi vedere il relitto nella sua interezza, puoi vederlo nel contesto e nella prospettiva. Quello che mostra la scansione è il vero stato del relitto».
Le condizioni del Titanic
Fin dalla sua individuazione, il relitto si è sempre presentato in condizioni di conservazione pessime. Prima della scoperta si riteneva che il freddo (l’acqua a quella profondità ha una temperatura di 4°C), il buio, le correnti di fondo e la scarsità d’ossigeno disciolto nell’acqua avrebbero preservato lo scafo dalla ruggine, ma la realtà è ben differente.
A 111 anni dall’affondamento la prua è ancora subito riconoscibile nonostante sia coperta di stalattiti di ruggine. Si può ancora scorgere l’apertura dove una volta sorgeva la grande scalinata che ora ha lasciato il posto a un grande buco vuoto.
La poppa, però, è un ammasso poco distinto di metallo. Questa parte della nave si distrusse mentre si schiantava sul fondo del mare. Nel campo di detriti circostante, si trovano oggetti in metallo decorati della nave, statue e bottiglie di champagne ancora integre. Ci sono anche alcuni oggetti personali dei passeggeri, tra cui decine di scarpe.
Verso nuove scoperte?
Lo studio delle scansioni potrebbe offrire nuove informazioni su ciò che accadde al Titanic in quella notte del 1912. «Ci sono ancora domande a cui non abbiamo ancora una risposta», ha detto Parks Stephenson a BBC News. «Non capiamo davvero il carattere della collisione con l’iceberg. Non sappiamo nemmeno se l’ha colpita lungo il lato di dritta, come viene mostrato in tutti i film. Potrebbe essersi arenata sull’iceberg» ha spiegato.
Studiare la poppa potrebbe rivelare la meccanica di come la nave ha colpito il fondo del mare conclude Stephenson. La speranza è che questa nuova scansione digitale getti nuova luce su cosa sia successo esattamente la notte del 15 aprile 1912.