Le sigarette elettroniche sono dannose per la salute: l’aumento del loro utilizzo preoccupa gli esperti

Le sigarette elettroniche hanno rivoluzionato il mondo del fumo ma restano al centro del dibattito scientifico. Se da un lato non esistono studi sugli effetti a lungo termine, dall’altro iniziano a essere numerose le ricerche che dimostrano come “svapare” sia dannoso per la salute.  Tanto che il ministro Schillaci vuole includere anche le sigarette elettroniche nella stretta in arrivo sul fumo, che dovrebbe estendere i divieti anche all’aperto.

In questo senso risulta importante il parere dell’Organizzazione mondiale della sanità, che nella sezione dedicata ai sistemi elettronici di erogazione della nicotina contenuta nel rapporto Epidemia globale di tabacco 2019 ha spiegato che «sebbene il livello di rischio non sia ancora stato stimato in modo definitivo, le sigarette elettroniche sono senza dubbio dannose per la nostra salute e dovrebbero pertanto essere soggette a regolamentazione».

Che cos’è la sigaretta elettronica

Inventata in Cina nel 2003, la sigaretta elettronica è un dispositivo alimentato a batteria che grazie a un vaporizzatore permette di convertire un liquido in un aerosol da inalare. La miscela che viene vaporizzata è composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo e altre sostanze, tra cui gli aromatizzanti. «È difficile capire cosa c’è dentro, le miscele possono essere molto diverse» avverte il Dott. Sergio Harari, direttore di Pneumologia e Medicina interna all’ospedale San Giuseppe di Milano. Attualmente, infatti, esistono molti tipi di sigaretta elettronica, con forme, dimensioni e gusti diversi. Colorate, comode e facili da usare, risultano appetibili soprattutto ai giovani, che «spesso non hanno la percezione del danno». A dirlo è la Dott.ssa Luisa Mastrobattista del Centro nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, spiegando che un’indagine ha dimostrato che «un italiano su quattro ritiene che la sigaretta elettronica sia un elemento medico». Nata con lo scopo di fornire un’alternativa alla sigaretta tradizionale, la sigaretta elettronica può contenere quantità variabili di nicotina, disponibile in diverse concentrazioni.

Sergio Harari, direttore di Pneumologia e Medicina interna all’ospedale San Giuseppe di Milano
Dati sul consumo in Italia

Secondo l’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” dell’Istat sono circa un milione e mezzo le persone che nel 2021, in Italia, utilizzavano la sigaretta elettronica. Dal 2014, anno in cui è iniziato il monitoraggio, i consumatori sono raddoppiati, raggiungendo il 2,8% dei cittadini con 14 anni o più (in particolare il 3,4% dei maschi e il 2,3% delle femmine). «La maggior parte di questi sono consumatori duali, ossia persone che utilizzano sia la sigaretta elettronica che quella tradizionale» spiega la Dott.ssa Mastrobattista. Tra coloro che fumano solo la sigaretta elettronica, invece, «il 65% la utilizza con la nicotina». I maggiori fruitori sono soprattutto i giovani: tra i 18 e i 34 anni la quota di utilizzatori è del 5,2%. «Molti di loro iniziano a fumare proprio grazie alla sigaretta elettronica» continua la ricercatrice, dimostrando come questa possa essere un mezzo che, invece di allontanare, favorisce il consumo di tabacco.

Luisa Mastrobattista, ricercatrice del Centro nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità
Danni alla salute: l’ultimo studio dei ricercatori della Keck School of Medicine

Gli effetti dello svapo sul DNA delle cellule della mucosa della bocca sono paragonabili a quelli del fumo delle sigarette tradizionali. Questo il risultato di un recente studio condotto da un team di ricercatori della Keck School of Medicine della University of Southern California, pubblicato a febbraio sulla rivista accademica Nicotine & Tobacco Research. Analizzando il DNA delle cellule della mucosa della bocca di persone che svapano (ma non hanno mai fumato), che fumano (ma non hanno mai svapato) e che non hanno mai fatto né l’una né l’altra cosa, la ricerca ha dimostrato che tra svapatori e fumatori non c’erano sostanziali differenze in termini di danni al DNA.
Nel gruppo dei primi sono poi emerse differenze in relazione al tipo di dispositivo e di liquidi utilizzati: in particolare, i danni erano maggiori per chi utilizza dispositivi pod (piccoli e compatti) e liquidi aromatizzati. «Gli aromi utilizzati nelle sigarette elettroniche sono testati per l’uso alimentare ma non per quello inalatorio, ecco perché potrebbero risultare nocivi per le vie respiratorie» spiega la Dott.ssa Mastrobattista.

Tutti i rischi collegati alla sigaretta elettronica
Vari modelli di sigarette elettroniche

Questo studio si aggiunge alle tante ricerche svolte negli anni. Un articolo pubblicato sulla rivista Cancer Prevention Research (e ripreso da Science), per esempio, ha confrontato alcuni volontari sani che hanno usato sigarette elettroniche senza nicotina per 4 settimane con persone che non hanno mai fumato o svapato. Lo studio ha evidenziato come le broncoscopie eseguite sui primi mostrassero segni minimi ma misurabili di infiammazione nel tessuto e nel liquido polmonare.

«Ci sono tossicità che sono state documentate in maniera chiara» commenta il Dott. Harari, affermando che l’uso di sigarette elettroniche è collegato alla manifestazione di «patologie di tipo infiammatorio». Tesi supportata dal parere finale del Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks della Commissione europea, che ad aprile 2021 ha pubblicato una relazione in cui vengono riscontrati elementi di prova moderati dei rischi di danni irritativi locali alle vie respiratorie.

«La tossicità delle sigarette elettroniche varia in base al prodotto utilizzato e all’uso che l’individuo fa del dispositivo» spiega la Dott. Mastrobattista. Tuttavia, «si può affermare che l’uso prolungato di questi prodotti aumenti il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari».

Un’altra evidenza scientifica arriva da un rapporto pubblicato nel gennaio 2018 dalle National Academies of Science, Engineering and Medicine che, dopo aver esaminato più di 800 studi, chiarisce come l’uso di sigarette elettroniche provochi rischi per la salute, aumentando in particolare tosse e respiro sibilante e favorendo le esacerbazioni dell’asma.

Citando uno studio pubblicato sulla rivista Epidemiologia & prevenzione, il Dott. Harari spiega che «nel vapore emesso dalle sigarette elettroniche è stata trovata la formaldeide, sostanza dannosa per la salute» e classificata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro come cancerogeno di tipo 1 (categoria utilizzata quando c’è sufficiente evidenza di cancerogenicità per l’uomo). Nonostante questo, «per la cancerogenesi serve un periodo di osservazione più lungo per capire se c’è un danno» continua Harari.

Svapare può aumentare lo stress ossidativo cellulare

Ulteriori conferme della pericolosità della sigaretta elettronica arrivano dalla rivista medica Jama Pediatrics. Con una ricerca condotta ad agosto 2019 su giovani sani non fumatori, è stato dimostrato come una singola sessione di svapo di trenta minuti può aumentare lo stress ossidativo cellulare. In un’intervista rilasciata a La Repubblica, la Dott.ssa Holly Middlekauff della David Geffen School of Medicine (autrice dello studio) ha spiegato che questo scatena «uno squilibrio tra radicali liberi e antiossidanti» che può causare «malattie cardiovascolari, polmonari e neurologiche».

A proposito di questo, l’Oms – insieme all’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità e all’Università di Newcastle – ha sottolineato che gli aromi delle sigarette elettroniche possono aumentare la produzione di radicali liberi e portare alla cataratta. Il report, pubblicato lo scorso ottobre, spiega inoltre che l’uso di questi prodotti può ridurre il flusso sanguigno agli occhi, alterare la funzione retinica e aumentare il rischio di sviluppare il cancro agli occhi.

Confronto con le sigarette tradizionali

Sergio Harari non ha dubbi: «Le sigarette elettroniche sono sicuramente meno dannose di quelle tradizionali». Con la vaporizzazione, infatti, si eliminano tutte le sostanze tossiche – tra cui il catrame – generate dalla combustione, principio su cui si basa la sigaretta tradizionale.

Sulla questione risulta importante uno studio pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine, che nel 2017 ha confermato che il passaggio dalla sigaretta tradizionale a quella elettronica è associato a una riduzione significativa delle sostanze cancerogene presenti nell’organismo.

A settembre dello scorso anno, invece, un articolo del Guardian ha riportato lo studio di alcuni ricercatori del King’s College di Londra, confermando che i fumatori che passano al vaping sperimentano una sostanziale riduzione della loro esposizione alle sostanze tossiche che causano cancro, malattie polmonari e cardiovascolari.

Un altro vantaggio delle sigarette elettroniche, infine, è rappresentato dalla possibilità di regolare (ed eliminare) la quantità di nicotina.

Il confronto tra sigarette elettroniche e tradizionali
Serve ancora tempo per una valutazione definitiva

Come dimostrato dagli studi citati in precedenza, i rischi collegati all’uso delle sigarette elettroniche sono numerosi e scientificamente provati. Tuttavia, il Dott. Harari avverte che ci sono «aspetti che ancora non conosciamo». Per questo è importante fare informazione sul tema, «continuando a monitorare la situazione» spiega la Dott.ssa Mastrobattista.

La maggior parte degli studi, infatti, si riferisce a prodotti ormai usciti dal mercato e sostituiti da dispositivi nuovi. Come si legge su questo articolo uscito sul British Medical Journal, le sigarette elettroniche sono arrivate sul mercato senza essere sottoposte a test tossicologici preclinici approfonditi, per cui serviranno anni prima di capire i reali effetti sulla salute.

In conclusione, uno studio condotto negli Stati Uniti dalla Rutgers University e pubblicato su Jama Network riassume bene lo scenario descritto. I ricercatori hanno chiesto a più di 2.000 medici (tra pneumologi, cardiologi, medici di famiglia e oncologi) una valutazione sulle sigarette elettroniche. Se da un lato possono aiutare i pazienti a smettere di fumare in determinate circostanze, confermando una prospettiva di riduzione del danno, dall’altro sono comunque sconsigliate da più del 60% dei medici.

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