Il record di giorni nello spazio, come reagisce il nostro corpo

Oleg Kononenko

È Oleg Kononenko il cosmonauta che ha battuto il record di permanenza complessiva nello spazio. La sua missione, iniziata il 15 settembre 2023, non è ancora finita. Eppure, gli ha già fatto battere tutti i primati mondiali, superando gli 878 giorni in orbita. Un’impresa che sembrava impossibile quella di Kononenko che ha riportato alla stampa russa che fare il cosmonauta fosse il suo sogno nel cassetto.

Chi è l’astronauta dei record?

L’uomo dei record è un astronauta russo di 59 anni. Secondo la NASA, che sta seguendo il progetto, è possibile che riesca a rimanere in orbita anche più di mille giorni. Ma c’è di più: il progetto della ISS, a cui Kononenko partecipa, è uno dei pochi progetti internazionali dove gli Stati Uniti collaborano ancora con la Russia. Politicamente l’impresa dell’astronauta russo è quindi importantissima. Non sono pochi però i rischi a cui Kononenko va incontro, soprattutto fisicamente. L’adattamento del nostro corpo allo spazio non è facile. La mancanza di gravità provoca diversi danni all’organismo, che per questo va allenato e gestito appositamente.

Il parere degli esperti

La medicina aerospaziale è una scienza a sé, questo è un dato di fatto. Ma grazie all’intervento del primario di fisiatria dell’ospedale di Pergine Valsugana, siamo riusciti a ottenere delle informazioni precise rispetto a come il nostro corpo reagisce all’ambiente in orbita.

La Terra vista dallo spazio
La Terra vista dallo spazio (da Wired Italia)

Lo specialista ha evidenziato che tutte le difficoltà a cui Kononenko andrà in contro al suo ritorno, sono dovute alla mancanza di gravità nello spazio. «Siamo dei bipedi che necessitano di forza di gravità. Nello spazio, anche se c’è un’ossigenazione adeguata, c’è comunque una ridotta forza di gravità. Per questo motivo, i meccanismi che il nostro corpo innesca solitamente, in orbita non servono. Da questo principio nascono tutti i problemi». È stata questa la premessa del primario prima di entrare nello specifico.

Il metabolismo osseo

Il fisiatra ha sottolineato che la prima problematica relativa alla mancanza di forza di gravità è l’osteoporosi. Questo perché il nostro metabolismo osseo ha bisogno di forza di gravità, la mancanza di questa produce una riduzione del tono di calcio. Il risultato è una maggiore fragilità ossea al ritorno sulla terra: per questo motivo il cosmonauta dovrà seguire delle terapie per il trofismo osseo.

Le vitamine

Un altro problema fisico sollevato dal dottore è la mancanza di luce solare in orbita. È risaputo che la vitamina D, proveniente dalla luce del sole, è fondamentale per il nostro organismo. Il fatto di non immagazzinarla a sufficienza è deleterio per il nostro sistema muscolare. Per evitare un’atrofizzazione dei muscoli, è importante che l’astronauta segui un allenamento adeguato.

La pressione arteriosa

Il primario ha spiegato che, quando noi ci alziamo in piedi, mezzo litro di sangue scende nelle nostre gambe a causa della forza di gravità. Se il nostro corpo non innescasse dei meccanismi protettivi sverremmo ogni volta che ci alziamo in piedi, visto che il sangue non arriverebbe al cervello. Tutto questo processo nasce dai sensori che abbiamo a livello delle carotidi, che senza gravità non funzionano. Per questo motivo, sicuramente quando Kononenko tornerà sarà soggetto a cali di pressione importanti.

Alterazione della vista e dei liquidi nei tessuti

Altre complicazioni sollevate dal medico riguardano la vista e i liquidi nel nostro corpo. Nello spazio la pressione a cui è sottoposto il cervello crea degli edemi celebrali che provocano un offuscamento della vista. Ma anche i liquidi nei tessuti vengono alterati, motivo per il quale abbiamo le mani e la faccia gonfi.

Modifica esami del sangue e sistema immunitario

Per concludere, il primario ha esposto che, a causa della diversa concentrazione plasmatica in orbita, sono assicurate delle alterazioni degli esami del sangue. Infine, ci sono in atto degli studi per capire l’alterazione del sistema immunitario. Perché lo spazio non è un ambiente naturale, quindi incide sicuramente su questo aspetto dell’organismo.

Francesca Neri

Laurea triennale in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Orientalistiche all'Università di Bologna, con Master di I Livello in African Studies all'Università Dalarna.

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