Zerocalcare: «Vorrei contribuire a creare una società migliore»

Le strisce di fumetti di Zerocalcare (Michele Rech) contengono moltitudini, temi profondi mascherati da “disegnetti” e riflessioni mai banali. Ed è proprio così che si svolge il dialogo con il giornalista di Repubblica Fabio Tonacci durante l’incontro di venerdì 19 maggio al Salone del Libro di Torino: battute in “romanaccio”, aneddoti, ma anche osservazioni pungenti sulla società attuale.

«Fuori dalla collettività c’è solo la mitomania»

La conversazione vira presto sul tema social e società, con Fabio Tonacci che gli chiede il significato di una delle sue frasi più conosciute: “Fuori dalla collettività c’è solo la mitomania“. Zerocalcare mette subito in luce i limiti delle “battaglie” portate avanti su Internet, ma scollegate dalla realtà: «Credo che per parlare di un determinato tema bisogna vivere quelle cose in prima persona. Sui social molti si sentono presi in causa nel portare avanti lotte di cui magari hanno solo letto online. Ma a furia di condividere contenuti relativi a quel tema, ne diventano “esperti”. Si ritagliano nicchie di consensi e di pubblico che, però, non gli spettano. Mettono in rete senza “mettersi in rete” con le persone che vivono quelle condizioni». 

Zerocalcare

Un tema che si lega inevitabilmente alla pandemia. «Il Covid ha prodotto una lacerazione nella società che non è facilmente sanabile. Tutti, rinchiusi nelle proprie case, erano rinchiusi anche nella bolla di Internet: ognuno si confrontava con idee e visioni molto radicalizzate. Bisognerebbe ritrovare il tempo per stare insieme e valorizzare le occasioni di incontri dal vivo. Altrimenti si cambia in peggio».

Questa deriva pericolosa si manifesta proprio negli haters. Molti li soffrono, Zerocalcare non molto. «Io sono un rosicone, è vero. Però, se delle persone che non conoscono se la prendono con me – sono un personaggio pubblico – sono “contento”. Un quattordicenne ha diritto di farlo, mi rode quando lo fanno i miei colleghi o persone della mia tribù» – spiega – Insomma, c’è sempre qualcuno che rimane sottotraccia, che non gioca a carte scoperte perché non vuole palesarsi». 

“Io non vivo della benevolenza del governo di turno”

La chiacchierata si sposta poi verso la politica, in particolare la corsa della politica a riconquistare gli spazi della cultura. «Non me ne preoccupo particolarmente, io non vivo della benevolenza del governo di turno. Nella mia vita scrivo e vendo libri. Però, è vero, il governo sta cercando di riprendersi gli spazi culturali, tradizionalmente più a sinistra, e non ha paura di combattere per questo». 

E poi il tema della guerra, in Ucraina ma non solo. «Non sono lo scrivano della sofferenza, se andassi in Ucraina poi dovrei andare anche in Yemen e nel resto del mondo. Quello che vorrei fare è aiutare il progetto di una società migliore, ho raccontato la storia di Shengal perché condivido i valori del federalismo democratico», conclude Zerocalcare.

Carlotta Bocchi

Un libro nello zaino e una canzone nella testa. Scarpe comode per vagare nella mia città, Milano, accogliente e ostile allo stesso tempo. Sono appassionata di cronaca, mafie e criminalità, migrazioni e tematiche sociali.

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