Altman si conferma sempre più il volto di ChatGPT. A pochi giorni dalla sua cacciata, il visionario imprenditore della Silicon Valley è di nuovo al comando di OpenAI. Si tratta della startup di intelligenza artificiale (AI) da lui co-fondata nel 2015 che ha creato il celebre chatbot AI ChatGPT. La settimana scorsa Altman era stato licenziato dal board dell’azienda, suscitando le ire dei dipendenti che in massa hanno minacciato le dimissioni.
We have reached an agreement in principle for Sam Altman to return to OpenAI as CEO with a new initial board of Bret Taylor (Chair), Larry Summers, and Adam D'Angelo.
We are collaborating to figure out the details. Thank you so much for your patience through this.
— OpenAI (@OpenAI) November 22, 2023
La notizia è arrivata poche ore fa con un post sul social X. Ecco la traduzione.
«Abbiamo raggiunto un accordo affinché Sam Altman ritorni in OpenAI come CEO con un nuovo consiglio composto da Bret Taylor (presidente), Larry Summers e Adam D’Angelo. Stiamo collaborando per definire i dettagli. Grazie mille per la pazienza dimostrata durante questo processo».
In parte lo avevamo previsto in un precedente articolo. Cerchiamo di capire come questo clamoroso dietrofront influenzerà il futuro di ChatGPT. E di conseguenza delle intelligenze artificiali.
Cosa è successo
Ripercorriamo gli eventi. Venerdì 17 novembre, data non proprio ben auspicante, Sam Altman viene licenziato dal board di OpenAI con una chiamata su Teams. Un modo sicuramente poco ortodosso di scaricarlo. E ora dopo nemmeno una settimana, il 22 novembre, Altman è già stato richiamato all’interno dell’azienda.
Cosa ha provocato questo ribaltone in soli 6 giorni? Lo sgomento di oltre il 95% dei dipendenti OpenAI, che hanno immediatamente minacciato di dimettersi in massa senza il ritorno del loro leader.
Ousted OpenAI chief Sam Altman is poised to return to run the company under the supervision of a new board, following days of turmoil at the leading generative artificial intelligence start-up https://t.co/IyXt9zrSmX pic.twitter.com/Ruv7R1pTLS
— Financial Times (@FT) November 22, 2023
Per rispondere agli avversari, Altman aveva subito annunciato di possedere quote rilevanti di OpenAI. E aveva reso noto dopo soli tre giorni, il 20 novembre, il suo passaggio alla guida della neonata divisione AI della Microsoft. Annuncio che, tra le altre cose, aveva portato la capitalizzazione del Big Tech fondato da Bill Gates al suo massimo storico.
La mossa non era piaciuta al board. Unita al malcontento per quella che era vista come una eccessiva commercializzazione dei prodotti di una società che è (per adesso) no-profit, si è arrivati al tanto discusso benservito.
Il peso di Altman in OpenAI
Come già detto, i dipendenti di OpenAI si sono compattati in difesa del suo co-fondatore, giudicando inaccettabile un ribaltone ai vertici. Con una lettera durissima hanno posto l’azienda di fronte ad un aut aut: o il ritorno di Altman, le dimissioni in massa.
Alla fine ha prevalso la ragionevolezza. OpenAI ha comunicato il reintegro di Altman come CEO e la parziale ricomposizione del board, ma con l’inserimento di nuove figure di spicco. Un passo necessario per garantire la stabilità interna ed esterna di una realtà che si trova al centro della rivoluzione tecnologica.
i love openai, and everything i’ve done over the past few days has been in service of keeping this team and its mission together. when i decided to join msft on sun evening, it was clear that was the best path for me and the team. with the new board and w satya’s support, i’m…
— Sam Altman (@sama) November 22, 2023
«Adoro Openai e tutto ciò che ho fatto negli ultimi giorni è stato per tenere unita questa squadra e la sua missione. quando ho deciso di unirmi a Microsoft era chiaro che fosse la strada migliore per me e per il team. con il nuovo consiglio e il supporto di Satya, non vedo l’ora di tornare a OpenAi e di consolidare la nostra forte partnership con Microsoft».
Non solo Altman, la rivoluzione del board
Altman è una figura chiave per OpenAI. In sua assenza, il futuro di ChatGPT era stato seriamente messo in dubbio. Ma ci sono stati altri cambiamenti degni di nota al vertice.
Tutti nomi d’eccezione. A partire da Bret Taylor, co-creatore di Google Maps, ex presidente del consiglio di amministrazione di Twitter Inc. ed ex co-CEO di Salesforce. Un curriculum d’eccezione che potrebbe confermare l’idea di molti, OpenAI vuole forse smantellare il monopolio di molti dei servizi di Google, come Search e Maps, grazie alle intelligenze artificiali.
Non è da sottovalutare l’inserimento, tra gli altri, del CEO di Quora ed ex dirigente Microsoft Adam D’Angelo. Una presenza, quella di Microsoft, che potrebbe farsi sempre più ingombrante, pur essendo giustificata dall’investimento record di 11 miliardi nella società di Altman. Ora bisognerà capire quali saranno gli sviluppi futuri tra OpenAI e il colosso di Redmond.