«Lavoreremo da giugno ad agosto, chiedendo al limite di spostare una partita, l’ultima o la prima, se necessario», queste le parole di Massimo Ferrari, direttore generale di Webuild sulla riqualificazione dello stadio di San Siro. Il colosso italiano di ingegneria civile e industriale che ha costruito la M4 a Milano, ha promesso di provare a esaudire ogni tipo di richiesta di Inter e Milan. L’obiettivo è mantenere le due squadre milanesi al Meazza, come vuole il sindaco Giuseppe Sala.
La comparsa di Webuild
Il 15 febbraio, Webuild si è resa disponibile a ristrutturare San Siro salvaguardando la normale stagione sportiva. «Le squadre potranno continuare a giocare – sottolinea Ferrari – Per aumentare le entrate delle due società bisogna lavorare sulla clientela vip, sugli sponsor e sui servizi accessori che si possono costruire al di fuori o in prossimità dello stadio».
Apparsa questa opzione, il Milan ha effettuato un sopralluogo con Webuild per sondare la possibilità del restyling. I rossoneri non hanno coinvolto i nerazzurri, ma i due club sarebbero in contatto per riaffrontare la riqualificazione insieme. Ma per il presidente del Milan, Paolo Scaroni, si tratta di un “piano B”.
Il progetto
La ristrutturazione di San Siro costerebbe 300 milioni di euro. Il piano è portare la struttura al livello dei più importanti stadi europei. Il 31 gennaio il capogruppo di Forza Italia del Comune di Milano, Alessandro De Chirico, ha illustrato a Palazzo Marino il progetto elaborato dallo studio architettonico Arco Associati. Milan e Inter stanno lavorando alla costruzione di uno stadio di proprietà fuori dalla città. I rossoneri hanno già acquistato un terreno a San Donato Milanese, mentre i nerazzurri stanno valutando l’opzione Rozzano. Così facendo il vecchio Meazza verrebbe utilizzato solo per concerti o altri eventi, ma perderebbe la sua vocazione calcistica.
«Si parla di realizzare il famoso quarto anello; non sopra il terzo, ma tra il primo e il secondo – spiega De Chirico – Forse l’esigenza primaria delle società è avere una tribuna executive da 6 mila posti, per garantire un’esperienza nuova agli spettatori, come avviene in altre parti del mondo». Il progetto propone anche di intervenire sugli anelli esistenti. Si dovrebbero sostituire le sedute per metterne di nuove che siano collegate al 5G.
Il rinnovo coinvolgerebbe anche il terreno di gioco. «Sfruttando la pausa estiva si potrebbe intervenire sul manto erboso in modo da superare quello che è uno dei problemi del Meazza, ovvero l’erba che fatica a crescere per la mancanza di Sole», sottolinea De Chirico.
Le ripercussioni sull’impianto
La capienza dello stadio non verrebbe intaccata. I posti a sedere rimarrebbero circa 70 mila. Ma potrebbero diventare 82 mila se si decidesse di costruire il terzo anello nel settore “Arancio”. La ristrutturazione potrebbe interessare anche le adiacenze dello stadio. L’idea è convertire piazza Axum in un parco pubblico. Infine, un intervento richiesto dai residenti è l’insonorizzazione dell’impianto attraverso un sistema di pannelli fonoisolanti.
Seguendo questa ipotesi progettuale si prevede di arrivare alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026 con una prima configurazione dello stadio riqualificato. «Penso che per la finale 2027 di Champions League saremmo già a buon punto. Nel 2032, quando dovrebbero assegnarci gli Europei di calcio, avremo uno stadio nuovo e all’avanguardia», conclude De Chirico.
Il dibattito politico
Abbiamo contatto i rappresentanti delle varie forze politiche del Consiglio comunale, che dovranno decidere se procedere in questa direzione. «La ristrutturazione dello stadio è la soluzione più razionale da un punto di vista economico e ambientale – afferma Enrico Fedrighini, consigliere del Gruppo Misto – Il precedente progetto proponeva la realizzazione nel terzo anello di strutture ricettive, mentre l’ultimo prevede la costruzione di questi servizi più in basso, dove i tifosi avrebbero una migliore visibilità sul campo».
L’intenzione di riqualificare di San Siro era emersa nel 2019 su volontà di Milan e Inter. « Il problema è che questa iniziativa è stata gestita sin dall’inizio dai club utilizzando la Legge Stadi. Il loro obiettivo era demolire e rifare lo stadio, ma il vincolo posto dalla sovrintendenza ha fatto cadere l’ipotesi di un progetto costruito tutto sulla demolizione», continua Fedrighini.
La ristrutturazione non impedirebbe alle squadre di giocare durante i lavori. «È già successo negli anni ‘90 quando è stato realizzato il terzo anello. Milan e Inter disputarono regolarmente Serie A, Coppa dei Campioni e Coppa Italia, con tecniche di sicurezza molto più arretrate rispetto a oggi», conclude Fedrighini.
Le parole dell’opposizione
Secondo Riccardo Truppo, capogruppo di Fratelli d’Italia, il tempo trascorso fra la prima idea di ammodernamento e oggi è eccessivo. «Noi abbiamo sempre chiesto di valorizzare San Siro. Ma anche di fronte a ipotesi positive, quando passa troppo tempo, le grandi aziende devono necessariamente correre ai ripari».
Gli fa eco Alessandro Verri, capogruppo della Lega. «Il progetto è interessante, ma il tema è un altro: le due squadre non vogliono più stare al Meazza». Verri è critico sul futuro del nuovo impianto. «Il problema vero è capire cosa vogliamo fare quando scadrà la convenzione con le due squadre. Nel 2030 rischiamo di avere uno stadio abbandonato, relegato solo ai concerti in estate. Però a quel punto non vale la pena spendere 300 milioni per riqualificarlo». Il consigliere aggiunge che «la maggioranza è sempre stata divisa su questo tema e quindi i lavori non sono mai partiti».
La risposta della maggioranza
A questa accusa risponde Filippo Barberis, capogruppo del Partito Democratico. «Abbiamo avuto diversi consiglieri di maggioranza contrari all’idea di costruzione di un nuovo stadio, ma non ci hanno impedito di aprire verso una nuova struttura, finché non è intervenuta la sovraintendenza col vincolo. Questo ci impone di aggiornare la nostra posizione per far sì che le squadre restino. Stiamo cercando di trovare una nuova soluzione attraverso un progetto di ristrutturazione sostenibile».
Secondo Barberis, è importante «trovare un punto di equilibrio con le squadre. Bisogna individuare un percorso tecnico che consenta a Milan e Inter di continuare a giocare al Meazza. Siamo contrari a stadi alternativi».
Sala ha espresso la sua preoccupazione riguardo l’abbandono di San Siro da parte dei due club. «È legittimo che Inter e Milan cerchino la possibilità di fare un altro stadio – afferma il sindaco di Milano – ma è doveroso che io difenda il Meazza, anche perché se vanno via cosa faccio con San Siro? Dovrò metterlo in vendita». Ma la sola ipotesi agita Verri: «Questa amministrazione passerà alla storia per aver perso le due squadre storiche di Milano».
A non soddisfare Milan e Inter sono le tempistiche della ristrutturazione. I lavori si svolgerebbero prevalentemente durante il periodo in cui il campionato è fermo, quindi terminerebbero oltre il 2030. I due club per ora proseguono l’iter per la costruzione del proprio stadio. L’Inter a Rozzano e il Milan a San Donato Milanese.