Le Olimpiadi di Tokyo 2020 saranno cancellate a causa delle difficoltà riscontrate nella gestione della pandemia. È questo il contenuto del tweet pubblicato nella tarda serata di ieri, 21 gennaio, dal quotidiano londinese The Times.
«Nessuno vuole essere il primo a dirlo, ma il pensiero comune è che l’organizzazione sia troppo difficile». Ha spiegato un membro anziano della coalizione di governo, di cui il tabloid britannico non specifica il nome.
The Japanese government has privately concluded that the Tokyo Olympics will have to be cancelled because of the coronavirus, and the focus is now on securing the Games for the city in the next available year, 2032 https://t.co/bsuB9wMt30
— The Times and The Sunday Times (@thetimes) January 21, 2021
Ieri (21 gennaio), secondo quanto riporta il quotidiano giapponese Asahi Shimbun, il presidente del Partito Comunista nipponico Kazuo Shizuka ha ribadito, nel corso di una riunione della Camera dei rappresentanti, le enormi difficoltà economiche e logistiche di garantire un’opportuna copertura sanitaria dei Giochi a fronte dell’emergenza che il paese sta vivendo. Le varie opposizioni di governo, intanto, fanno leva su diversi sondaggi di opinione che rilevano una complessiva preferenza per la cancellazione o il rinvio delle Olimpiadi.
Secondo The Times l’esecutivo del Sol Levante starebbe temporeggiando in attesa di trovare un modo “elegante” per cancellare i Giochi Olimpici senza precludersi la possibilità di una futura candidatura per l’edizione 2032.
La risposta del Giappone
Poche ore più tardi, però, le autorità giapponesi sconfessano ogni ipotesi di cancellazione dei Giochi. «Vogliamo smentire categoricamente quanto scritto, non esiste un fatto del genere. Ovviamente dobbiamo tenere conto della situazione all’estero e, ad un certo punto, decideremo se tenere effettivamente l’evento, ma fino ad allora il governo giapponese farà ciò che deve essere fatto». Così è intervenuto il vice capo di gabinetto giapponese Manabu Sakai nel corso di una conferenza stampa convocata in seguito alla pubblicazione dell’articolo del The Times
Immediato il sostegno della governatrice di Tokyo, Yuriko Koike: «Non si è mai parlato di cancellare o ritardare le Olimpiadi, e credo ci siano gli estremi per agire formalmente contro il quotidiano britannico».
Il Primo ministro Yoshihide Suga, che a settembre ha preso il posto di Shinzo Abe alla guida del Partito Liberal Democratico, ha ribadito il suo impegno ad assicurare speciali misure anti-Covid per ospitare in sicurezza la manifestazione, nonostante lo stato di emergenza sia attualmente in vigore in una vasta area del Paese e Tokyo abbia fatto registrare contagi record negli ultimi dieci giorni.
Anche il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), Thomas Bach, ha definito false le dichiarazioni circolate nella giornata di ieri, assicurando che le Olimpiadi si faranno e che non esiste al momento un piano B. «Insieme ai suoi partner e agli amici giapponesi, il CIO è totalmente concentrato e impegnato a realizzare un’edizione di successo dei Giochi olimpici e paralimpici quest’anno», ha spiegato Bach. Non è da escludersi, tuttavia, una riduzione del numero degli spettatori.
L’annuncio del primo rinvio
Il 24 marzo 2020 l’ex premier giapponese Shinzo Abe annuncia, in accordo col Comitato Olimpico Internazionale, lo slittamento al 2021 della 32esima edizione dei giochi olimpici, con sede a Tokyo. Una misura che, imposta dall’evolversi della pandemia mondiale, prevede di mantenere comunque la denominazione ufficiale di “Tokyo 2020”. Le canoniche due settimane dedicate allo spettacolo sportivo più antico del mondo vengono programmate per il periodo che va dal 23 luglio all’8 agosto 2021.
Il precedente del Giappone
Il Giappone sembra destinato a inseguire senza successo il suo posto nella storia delle Olimpiadi. Nel 1936 Tokyo venne scelta per ospitare i Giochi del 1940: un’importante occasione per dimostrare ad Europa e Stati Uniti l’industrializzazione e la modernità del paese.
Nell’estate del 1937, tuttavia, i rapporti già ostili con la Repubblica Cinese sfociarono in una seconda, cruenta, guerra cino-giapponese; si iniziò a dubitare della possibilità che nella capitale si riuscisse a contenere la situazione e a garantire il regolare svolgimento della 12esima edizione dei Giochi.
In un primo momento il governo nipponico rassicurò il Comitato Olimpico ma, di fronte al prolungamento di un conflitto che sarebbe dovuto durare solo qualche mese, l’Imperatore Hirohito annunciò la rinuncia della sua nazione all’appuntamento da protagonista coi cinque cerchi.