Sinner n. 3 al mondo. Vincono anche Bolelli e Vavassori

Domenica di successi per il tennis italiano. Prima, Jannik Sinner trionfa all’ATP 500 di Rotterdam su Alex De Minaur, diventando il n. 3 al mondo. Poi, Simone Bolelli e Andrea Vavassori vincono il loro primo torneo di doppio a Buenos Aires, battendo la coppia testa di serie numero uno formata da Zeballos e Granoller.

Il trionfo di Sinner

«Gli ho chiesto, scherzando, se avesse intenzione di perdere almeno una partita quest’anno. Ma non penso che lo farà». Così, De Minaur commenta la sconfitta nella finale di Rotterdam per mano di Sinner. Il tennista altoatesino, dopo la vittoria dello Slam, conquista anche il secondo torneo del 2024 in due set, 7-5, 6-4. È il 12esimo titolo della sua carriera nel circuito maggiore e la 15esima vittoria consecutiva in singolare. 

Anche questa volta, però, battere l’australiano è stato complesso, più di quanto dica il punteggio finale. De Minaur ha combattuto su ogni palla, nel primo parziale è riuscito ad annullare due set point a Sinner. All’inizio del secondo, poi, è passato in vantaggio e ha costretto l’altoatesino a inseguire. Dalla sua l’australiano ha atletismo e rapidità, ma Sinner ha avuto la meglio grazie alla maggiore potenza di fuoco da fondo campo. L’azzurro, nonostante abbia avuto anche qualche difficoltà nel servizio, è stato bravo a trovare sempre la soluzione vincente. A fine partita ha sottolineato: «Nell’80-90% dei casi le partite si vincono in allenamento e con il lavoro quotidiano». 

Il legame con Rotterdam e con De Minaur

In diversi momenti fondamentali della sua carriera, Sinner ha trovato De Minaur dall’altra parte della rete. Il loro primo confronto è stato, infatti, alle Next Gen ATP Finals del 2019, torneo vinto dal tennista altoatesino. Da lì in avanti solo successi per l’azzurro – tranne il ritiro a Parigi-Bercy del 2023 -, che contro l’australiano ha conquistato il suo primo ATP Masters 1000 a Toronto e la Coppa Davis a Malaga.

La prima volta di Sinner a Rotterdam risale a quattro anni fa, quando, appena 19enne, è in cerca di una wild card dopo la vittoria alle Next Gen ATP Finals. Più recentemente, un anno fa, l’altoatesino arriva in finale contro Daniil Medvedev e viene sconfitto. Subito dopo il torneo, l’italiano scala in 12esima posizione nel ranking ATP. Un anno dopo, a scendere sullo stesso campo è un altro Sinner, capace di battere il russo quattro volte di fila.

La Rank History di Jannik Sinner nel 2023
La rank history di Jannik Sinner nel 2023
Il nuovo numero 3 al mondo

Da oggi lunedì 19 marzo, Sinner è ufficialmente sul podio del tennis mondiale. La vittoria a Rotterdam lo incorona numero 3 al mondo e ufficializza il sorpasso su Medvedev. Il terzo posto, però, era solo una questione di tempo: 19 o 26 febbraio. E Sinner ha deciso di andare di fretta. La precedente classifica ATP – del 12 febbraio – vedeva in testa Novak Djokovic con 9.855 punti, a seguire Carlos Alcaraz con 9.255 e Daniil Medvedev con 8.765. L’azzurro era il numero 4 con 8.070 punti. Dopo la vittoria in Olanda è salito a 8.270. Il russo, invece, non partecipando né a Rotterdam né a Doha, ha rinunciato a difendere 750 punti, scendendo oggi a 8.265 e a 8.015 il prossimo 26 febbraio.

Adesso il numero 3 del mondo ha nel mirino Alcaraz con una grande consapevolezza: da qui fino a Wimbledon, l’altoatesino è il tennista tra i primi quattro che deve difendere il minor numero di punti. Sinner perderà 2.650 punti, Djokovic 3.695. Medvedev sarà chiamato a difenderne 4.635, mentre Alcaraz ne scarterà ben 6.580. Lo spagnolo, inoltre, non sta vivendo una fase positiva: non riesce a vincere un torneo proprio da Wimbledon e non raggiunge una finale da Cincinnati.

Sinner eguaglia Pietrangeli

Raggiungendo il terzo posto nel ranking, Sinner diventa il miglior tennista italiano dell’Era Open. Superando Adriano Panatta, l’altoatesino eguaglia Nicola Pietrangeli, numero 3 del mondo tra il 1959 e il 1961. Ma quando il campione nato a Tunisi trionfava al Roland Garros, ai tornei partecipavano soltanto i tennisti dilettanti e le classifiche erano stilate dai giornalisti. Nel 1967, la Federazione tennistica britannica propose l’apertura ai professionisti, ma l’International Lawn Tennis Federation – ILTF, l’attuale Federazione Internazionale Tennis – rifiutò. Nonostante rischiasse l’espulsione, l’associazione inglese decise di abolire la distinzione fra dilettanti e professionisti. Un cambiamento radicale che portò l’ILTF, nel marzo del 1968, ad aprire dodici tornei a entrambe le categorie. Iniziò così l’Era Open.

Il primo incontro “aperto” si tenne un mese dopo, nella città inglese di Bournemouth, in occasione dei British Hard Court Championships. A vincere fu l’australiano Owen Davidson contro lo scozzese John Clifton. Il primo Slam dell’Era Open fu, invece, il Roland Garros del 1968.

Già nel 1967 si formarono due organizzazioni professionistiche, la National Tennis League (NTL) e la World Championship Tennis (WCT), ognuna con il proprio circuito mondiale. I giocatori partecipavano ai tornei a seconda dell’associazione che li aveva messi sotto contratto. Per esempio, agli Open di Francia del 1968 non presero parte i tennisti della WCT, mentre quelli della NTL furono esclusi dagli Australian Open del 1970. Nella primavera dello stesso anno, la WCT inglobò la NTL.

Nel 1969, un terzo ente fece il suo ingresso nel panorama professionistico. Il Grand Prix, controllato dall’ILTF, nacque per impedire ad alcuni tornei di rimanere senza giocatori. Gli organizzatori degli incontri, infatti, dovevano pagare le associazioni per permettere ai tennisti di giocare sui loro campi. I dissapori fra WCT e ILTF crebbero all’inizio degli anni ’70, quando i tennisti del primo circuito ricevettero il divieto di partecipare a tutti i tornei del Grand Prix. La situazione cambiò agli US Open del 1972. Quell’anno, a Flushing Meadows, si riunirono i migliori tennisti e fu istituito un sindacato per tutelare i diritti dei professionisti sia dall’ILTF che dalla WCT. Nacque così l’Association of Tennis Professionals, l’ATP.

Il successo di Bolelli-Vavassori

Non solo Sinner: il tennis italiano è molto di più. Poco dopo il trionfo dell’altoatesino, dall’altra parte del mondo Bolelli e Vavassori hanno ottenuto un successo storico nell’ATP 250 di Buenos Aires. I due vincono per la prima volta un torneo di doppio battendo – 6-2 7-6(6) – l’argentino Horacio Zeballos e lo spagnolo Marcel Granollers, testa di serie numero 1 del torneo e finalisti alle Finals di Torino 2023. 

La coppia azzurra un po’ improvvisata, nata dopo i problemi fisici di Fabio Fognini – fino a un anno fa compagno fisso di Bolelli – funziona a meraviglia, in campo e fuori. Il titolo era nell’aria, dopo le sconfitte nelle finali di Halle e Umago nel 2023 e l’ultima, più recente, agli Australian Open. 

Con la vittoria in Argentina, Bolelli fa il bis. L’anno scorso aveva vinto sullo stesso campo con Fognini. Ma questo successo è ancora più importante. È la conferma dello stato di forma della nuova coppia e alza le aspettative sugli obiettivi per la stagione. Il trionfo a Buenos Aires ha, infatti, anche consolidato il secondo posto nella Race to Turin con 1.450 punti. Il titolo albiceleste è il dodicesimo di doppio per Bolelli, su 27 finali disputate, e il quarto su 8 per Vavassori.

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