Sinner immenso, batte Djokovic e vola in finale dell’Australian Open

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È tutto vero. Jannik Sinner giocherà la finale dell’Australian Open. Nella notte italiana tra il giovedì 26 e venerdì 27 gennaio, il tennista italiano ha sconfitto 6-1 6-2 6-7 6-3 il numero uno al mondo Novak Djokovic. Adesso ad attenderlo sarà il russo Daniil Medvedev.

Sarebbe davvero lungo fare la lista di tutti i «non era mai successo». Si parta pure, però, da questo: per la prima volta Jannik Sinner ha la possibilità di giocarsi una finale Slam. E per la prima volta nella storia un italiano raggiunge l’ultimo atto dell’Open australiano.

L’estasi dei primi due set

Fino a oggi Nole era stato spietato con il giovane altoatesino: 4-2 negli scontri diretti con un totale di 12 set vinti e 6 persi. Una sconfitta che – contro Sinner – il serbo non aveva assaporato fino alle ATP Finals di novembre. Ma ora la musica è cambiata. Sono 3 le vittorie di Jannik contro il numero 1 solo nelle ultime tre settimane. Compresa quella di oggi.

Un match senza storia, con un breve viaggio negli inferi durante il terzo set. I primi due parziali sono completamente dominati dal tennista italiano. Per suoi meriti e per demeriti di un Djokovic che per un’ora e dieci gioca come l’ombra di sé stesso.

Sono 29 gli errori non forzati del serbo nei primi due set contro gli 8 di Jannik, 4 i giochi in cui perde il servizio e subisce un break. Il risultato (6-1, 6-2) è impietoso. Lo è ancora di più il conteggio dei punti: 56-32 per l’italiano. Ma è tanto irriconoscibile Djoker quanto fenomenale Sinner. Vince rispettivamente il 79% e il 92% (!) dei punti in cui riesce a mettere la prima battuta in campo. Una enormità.

Lo spavento e la gioia

Nel terzo set Nole si ritrova. Come ha sempre fatto, lui che di energie sembra non mancare mai. Sinner cala un po’ di precisione (vince comunque l’89% dei first serve) e lascia più spazio al numero 1. Anche il servizio perde di qualità: 53% in campo contro il 75% del serbo. Djokovic prende in mano il gioco, Sinner riesce a tenere duro e rispondere game su game. Fino al tiebreak. Sempre sul filo del rasoio, con Nole che prova lo strappo e Jannik che ricuce e mette la testa avanti. Sul 6-5 l’altoatesino ha il suo primo match point ma lo spreca con un errore di dritto. Da lì, sono due punti di fila per Djokovic che vince il terzo set e tiene viva la speranza di una rimonta.

Dalla parte di Sinner, tornano in vita i fantasmi di Wimbledon 2022, quando l’italiano – in vantaggio di 2 set – era stato rimontato e battuto dallo stesso tennista serbo. Ma la crescita di Jannik negli ultimi anni è soprattutto stata mentale. Di forza, tenuta, resistenza ai giochetti di esperienza che Djokovic non gli risparmia. Soprattutto nei momenti di maggiore tensione. E lo si vede al quarto gioco dell’ultimo set.

Battuta di Nole, che avanti 40-0 si fa rimontare. Cinque punti consecutivi dell’altoatesino, break e 3-1. Da lì si tratta solo di gestire, mantenere le distanze, tenere il servizio. E, questa volta, il match point non lo sbaglia. Dritto chirurgico, con la sua solita calma glaciale, e finale prenotata. E sarà la prima dal 2005 in cui non giocherà nemmeno uno tra Nadal, Federer e Djokovic.

«Non era mai successo»

Jannik Sinner diventa così il quinto italiano a raggiungere l’ultimo atto di uno Slam, dopo Pietrangeli, Berrettini, Schiavone e Pennetta. Il primo a sconfiggere il numero 1 al mondo durante uno dei major. Da quando sono state pubblicate le prime classifiche ATP – vale a dire nel 1973 – solo Nadal ha sconfitto più volte il numero 1 (5 contro le 4 di Jannik). Una crescita esponenziale del fenomeno tricolore. Evidenziata anche dalla sua abilità di attaccare Djokovic proprio nel suo punto forte, quello che lo ha reso – forse – il più forte di tutti i tempi: la risposta.

Nole mette il 68% delle prime in campo. A queste, tre volte su quattro, Jannik riesce a rispondere. Viceversa, Sinner mette in campo solo il 58% delle sue prime palle, sintomo di un servizio forte e rischioso. Che paga: l’italiano vince addirittura l’83% dei punti first serve in.

Non solo la risposta, però. Sinner sa perfettamente che lasciare il pallino nella racchetta di Djokovic è sinonimo di sconfitta. Nessuno è più bravo di lui a comandare gli scambi. La risposta dell’altoatesino è semplice: attaccarlo subito. Sono 80 i punti di Jannik quando il rally dura meno di 5 colpi, contro i soli 43 di Nole. Al contrario, quando gli scambi sono più lunghi Djoker domina, come pronosticabile: 65 a 48. Un altro dato è impressionante: per la prima volta nella carriera del serbo, non gli è stata concessa neanche un’opportunità di palla break. Era accaduto anche nel 2017 a Wimbledon, ma in quel caso Djokovic si ritirò per infortunio dopo poco più di un set.

Nella casa di Djokovic

A 22 anni e 163 giorni, Sinner diventa il secondo tennista più giovane a raggiungere la finale dell’Australian Open. Primo davanti a lui proprio Nole, che la conquistò nel 2008. Da quel momento, Djokovic non aveva mai perso in semifinale o in finale allo Slam di Melbourne (10 vittorie su 10). Nel torneo il serbo aveva una striscia aperta di 33 vittorie. Ultima sconfitta nel 2018 agli ottavi contro il coreano Chung. Non perdeva da 2195 giorni sul suolo australiano. Ci è voluto Jannik Sinner.

Come ha spiegato l’altoatesino al termine del match: « La fiducia che mi ha dato la fine dell’anno scorso mi ha sicuramente dato la convinzione di poter giocare con i migliori del mondo. Vedremo domenica come andrà. Ma sono davvero felice, verrò qui con il sorriso. Farò del mio meglio». E Sinner viene incoronato anche dallo stesso avversario, nonostante l’amarezza della sconfitta: «Mi ha dominato completamente… Sono rimasto scioccato dal mio livello in modo negativo. Questa è stata una delle peggiori partite che abbia mai giocato in uno Slam».

Ora Sinner in finale sfiderà Daniil Medvedev, che ha battuto al quinto set (5-7 3-6 7-6 7-6 6-3) il tedesco Alexander Zverev. Contro il russo gli scontri diretti non sorridono all’italiano: 3 vittorie e 6 sconfitte. Una tendenza però che sembra migliorare: Jannik ha vinto le ultime tre sfide. Ma il passato ora non conta più, perché questo è un altro Sinner.

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