
La rottura nel 2020 e poi un silenzio assordante. Troppo forse per un sodalizio durato sette anni, in cui Riccardo Piatti ha cresciuto Jannik Sinner come persona ancora prima che come tennista. L’attuale numero uno al mondo ha preferito non tornare più sulla vicenda. E neanche l’allenatore lo aveva fatto finora, in precedenza della sua intervista per il Corriere della Sera pubblicata nella mattina del 3 aprile 2025.
Un divorzio difficile da digerire
Avere tra le mani un talento generazionale, un predestinato. Crescerlo fino a vederlo diventare grande e poi vederlo sfuggire sotto un’ala altrui, con la quale raggiunge quel successo che tu già immaginavi da tempo. È più o meno questo quello che ha vissuto Riccardo Piatti, al quale Hanspeter e Siglinde Sinner avevano affidato loro figlio alla prematura età di 13 anni. Bordighera, sede dell’accademia del coach italiano, era diventata la seconda casa del tennista altoatesino. Quella in cui ha formato le basi del suo successo odierno. La stessa che però ha abbandonato nel 2020, dopo una dura sconfitta con Tsitsipas in Australia.
«Jannik aveva fretta di crescere», ha confessato il tecnico. «E poi sono stato molto duro. Ma dovevo esserlo. Sono stato tanto rigoroso e a un certo punto per lui è diventato troppo. Quindi so perché mi ha lasciato». Ne parla con la consapevolezza di chi campioni ne ha visti molti. Da Djokovic a Ljubicic, passando per Sharapova e Gasquet. Di chi sa che in uno sport come il tennis il rapporto giocatore-allenatore sia un filo sottile facile da spezzare. Poi però mette da parte la professionalità e fa emergere l’uomo, con i suoi sentimenti. E allora confida di «aver avuto mesi di stordimento quando Sinner mi ha lasciato». «Ma rifarei tutto allo stesso modo», ammette. «Non ho rimpianti».

Sul rientro di Sinner
I passi falsi dei diretti inseguitori lasciano ben sperare per il rientro in campo di Sinner al Foro Italico di Roma. Certo, dovrà togliere un po’ di ruggine e ritrovare quelle sensazioni che solo le partite restituiscono. Ma per uno del suo talento, la questione non dovrebbe essere delle più complesse. Piuttosto rimane l’incognita della terra rossa. Una superficie sulla quale il classe 2001 ha fatto intravedere buoni spunti, ma sicuramente quella che gradisce meno. E al contempo, la preferita di Alcaraz.
Le aspettative sono comunque alte. «Rientrerà subito competitivo. Io penso che quest’anno possa fare il Grande Slam». «La sospensione gli farà bene perché arriverà più fresco a fine stagione», afferma Piatti. Il ritorno alle competizioni nella capitale assomiglia molto al copione di un film dal lieto fine che però va messo in scena. E quello sarà compito di Sinner e della sua racchetta.
Sinner può pensare di rientrare e vincere a Parigi?
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— Eurosport IT (@Eurosport_IT) March 31, 2025
I possibili coach per il futuro
In Australia Sinner si era lasciato sfuggire il fatto che per Darren Cahill, suo allenatore insieme a Simone Vagnozzi, potesse essere l’ultimo anno nel circuito Atp. Da subito le voci si sono rincorse, fra chi pensava a un altro innesto e coloro che ipotizzavano la sola permanenza del secondo. “Vedrei bene Carlos Moya – ha confessato Piatti – ma anche Ljubicic o Becker. E adesso anche Renzo Furlan è libero. Secondo me potrebbe essere uno di loro”. Lato Sinner tutto tace, per ora.