Quadball, lo sport che supera le barriere gender e abbraccia ogni identità

Una palla chiamata pluffa”, tre anelli in cui segnare punti, un boccino doro da inseguire e regole che celebrano l’inclusività: sono questi gli elementi che rendono il quadball uno sport unico nel suo genere. Nato nel 2005 come adattamento reale del Quidditch — la magica disciplina degli studenti di Hogwarts nella celebre saga di Harry Potter — il quadball ha saputo trasformare la fantasia in uno sport concreto e avvincente.

Una comunità inclusiva
Luca Bombieri, presidente dei Milano Gators
Luca Bombieri, presidente dei Milano Gators

Due squadre composte da sette giocatori ciascuna si sfidano su un campo in erba, spostandosi con una scopa in mezzo alle gambe. L’obiettivo? Totalizzare più punti dell’avversario, facendo passare la “pluffa” proprio attraverso uno dei tre cerchi o catturando il famoso boccino d’oro. Queste le caratteristiche del quadball.  «Uno spazio sicuro, dove chiunque in passato abbia avuto un rapporto difficile con lo sport può finalmente sentirsi a proprio agio». Così Luca, presidente dei Milano Gators, lunica squadra di quadball della città, descrive questa disciplina. 33 anni, originario di Roma e trasferitosi a Milano quattro anni fa, Luca racconta come il quadball gli abbia permesso di trovare la sua dimensione nel capoluogo lombardo: «Mi ha aiutato a comprendere il vero significato della parola queer, che per me è “appartenenza”. Ho iniziato a giocare cercando uno sport di squadra non eccessivamente competitivo, ma che avesse una forte dimensione comunitaria».

Un aspetto che Luca ha effettivamente trovato nel quadball, disciplina che pone al centro la persona e il suo sviluppo, prima dei risultati agonistici. Linclusività è il tratto distintivo di questo sport, e si riflette anche nelle regole. «Durante una partita di quadball — spiega Luca — non può esserci una predominanza di un solo genere. E per genere intendiamo maschile, femminile, ma anche non-binary e agender». Un unicum nel panorama sportivo internazionale, il quadball rappresenta uno luogo sicuro dove ciascuno può trovare la propria identità e realizzarsi attraverso lo sport. «Non importa il genere assegnato alla nascita, le tue possibilità economiche o da quale parte dItalia, dEuropa o del mondo tu provenga: nei Gators troverai sempre uno spazio per praticare sport».

I Milano Gators, l'unica squadra di quadball della città
I Milano Gators, l’unica squadra di quadball della città
Per fare la differenza

La società si impegna attivamente a rendere queste parole una realtà concreta. Dal punto di vista economico, ad esempio, i Gators hanno introdotto un sistema di esenzioni per la quota associativa. Questa iniziativa è nata lanno scorso, quando la squadra si è qualificata per i Campionati europei per club e alcuni giocatori non potevano permettersi la trasferta. «Abbiamo deciso di unire le forze così che, anche chi non riusciva a coprire i costi, potesse partecipare. Non abbiamo finanziatori né sponsor, quindi è tutto frutto delle donazioni delle persone che vogliono contribuire». Insomma, per i Milano Gators, linclusività non è solo uno slogan, ma un impegno concreto. «Facciamo parte del circuito di Pride Sport Milano, con cui condividiamo molte battaglie per la promozione e la difesa dei diritti LGBTQIA+, fondamentali per la nostra vita e per i valori che vogliamo trasmettere».

La lotta per il riconoscimento

Rappresentata dallAssociazione Italiana Quadball, la disciplina conta attualmente sette squadre. Un numero ancora piccolo, che deriva dalle difficoltà del quadball nellessere riconosciuto dagli organi ufficiali e nella sua promozione. «È uno sport che vive di un forte senso di comunità, ma che soffre per la mancanza di una struttura ben organizzata e di un vivaio giovanile» sottolinea Luca. Al momento, infatti, l’età minima è 16 anni, e per questo «lAIQ sta lavorando nella creazione di una variante adatta ai più piccoli, anche a livello internazionale».

I giocatori dei Milano Gators, rappresentanti della comunità LGBT+
I giocatori dei Milano Gators, rappresentanti della comunità LGBT+

Ma il quadball, con il suo spirito inclusivo e le sue implicazioni politiche, trova ostacoli nel riconoscimento istituzionale per diversi fattori, a partire dal fatto che le federazioni fanno fatica a riconoscere le carriere alias per le persone transgender: «Questa disciplina implica una serie di assunzioni sul fatto che un giocatore o una giocatrice è tale perché desidera partecipare indipendentemente dal proprio genere di appartenenza, un aspetto che è difficile far conciliare con la situazione politica attuale. Poi bisogna tenere in considerazione che siamo visti come gli awkward della situazione, gli strani che fanno uno sport che non esiste». Idee che poi vengono smentite durante gli eventi nei parchi e agli allenamenti aperti a tutti, «quando si avvicinano per guardare le partite e ammettono che si tratta di un sport a tutti gli effetti, anche abbastanza impegnativo».

Un futuro diverso
Una giocatrice dei Milano Gators in azione
Una giocatrice dei Milano Gators in azione

Queste reazioni portano Luca a sognare di vedere questo sport riconosciuto ufficialmente, diventando un potente mezzo di promozione sociale e inclusione, un tema centrale anche per il circuito Pride Sport Milano. «In questo modo potremmo anche accedere ai bandi comunali, cosa difficile senza avere una struttura dietro. È un pocome un cane che si morde la coda. Speriamo di riuscire a cogliere tutte le opportunità per fare emergere, anche a livello comunicativo, il quadball come sport che promuove la persona nella sua diversità: vogliamo che bambini, ragazzi e adulti trovino un punto di riferimento, un luogo dove sfogarsi e sentirsi liberi anche nello sport».

Quello che ha vissuto anche Luca, e che gli ha permesso di trovare una sua dimensione in una città come Milano. Una famiglia – come la definisce lui – che non si focalizza solo sul risultato, ma bensì sui valori fondanti di questo sport. E con la Coppa del Nord in programma a metà gennaio, laugurio è che il quadball possa attirare sempre più persone, diffondendo il vero significato di comunità sportiva”.

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