Purtroppo, non ho visto Maradona. Ma l’ho vissuto. Negli occhi, nelle parole, nei racconti di chi è rimasto folgorato dalle sue gesta. Quando nasci a Napoli, ti abitui presto all’intreccio tra sacro e profano. In città, Diego è stato Dio. E lo sarà per sempre. Il suo volto è ovunque: stampato sui santini, incastonato negli altarini dei quartieri, dipinto sui muri. Tutto parla di lui. I napoletani lo chiamano Diego, come fosse uno di famiglia. È entrato nelle case con la promessa di cambiare il destino. Ci è riuscito: segnando, vincendo, rompendo gli schemi. Ha preso Napoli e l’ha portata in alto. Ha reso memorabile un’epoca che resterà per sempre. Due anni fa è andato via, questo è il primo Mondiale senza Maradona. Nel frattempo il suo Napoli è primo in classifica e insegue quello scudetto che manca dal 1990, quando in squadra c’era lui.
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Dov’eravate il pomeriggio del 25 novembre 2020? La domanda è sempre la stessa quando succede qualcosa che sconvolge. Ero a casa, la tv spenta. Lo schermo dell’iPhone si illumina, c’è una notifica su WhatsApp: “In Argentina dicono sia morto Maradona”. Aveva subito un’operazione delicata, stava provando a riprendersi. Per l’ennesima volta. Non ci è riuscito, però mi piace pensare sia andato via sereno. Si è goduto la vita al massimo, senza limiti, in campo e fuori. È vero, gli è mancato il Pallone d’Oro e la Champions League. Ma cosa importa dei premi quando sei il più grande di tutti? Lui l’ha dimostrato in campo: surreale, magnifico. Capace di inventare quello che gli altri non riuscivano neanche a pensare. L’ho visto nei video, l’ho capito nei racconti della gente.
A Napoli gli hanno intitolato lo stadio. La massima onorificenza di un popolo che vive di calcio. Ricordo quel 25 novembre 2020, nessuno credeva fosse vero. Diego non poteva andare via così, senza salutare. La veglia all’esterno dello stadio, i fiori, i cori, gli striscioni. Scene che resteranno nella mente di tutti. Averle vissute è quasi un privilegio. Anche se avremmo preferito tutti che quel momento non fosse mai arrivato. Cosa poteva chiedere di più alla vita, Maradona? Si è divertito, se n’è fregato del giudizio degli altri, ha scritto la storia. E come tutti ha sbagliato. L’accezione umana di un dio calcistico, che fuori dal campo era semplicemente uomo. Con i suoi vizi e le sue virtù.
A un anno dalla sua morte, nei cinema è arrivato È stata la mano di Dio, l’ultimo film di Paolo Sorrentino. Ha sfiorato il Premio Oscar come miglior pellicola internazionale. Ma al regista non interessava conquistare nessun riconoscimento. Ha raccontato la sua vita, nel segno di Maradona. Diego gliel’ha letteralmente salvata. Non spoilero nulla, perché vale la pena guardarlo, se non l’avete già fatto. Diego ha cambiato la vita dei napoletani e di tutti gli amanti del calcio. Non l’ho visto giocare, però me l’hanno raccontato. Così, in qualche modo, l’ho visto anch’io. In una Napoli innamorata di lui, che probabilmente lo sarà per sempre. Grazie Diego, ovunque tu sia.