Questa notte è andata in scena Phoenix Suns – Golden State Warriors, terminata con la vittoria dei padroni di casa. I riflettori erano puntati sul solito Stephen Curry, ma alla fine hanno illuminato Draymond Green. Purtroppo, non come i tifosi di GSW speravano. Il numero 23 è infatti stato espulso – per la terza volta in questa stagione – dopo aver colpito al volto Jusuf Nurkic.
Questa volta l’NBA non ha fatto sconti all’ala: sospensione a tempo indeterminato e partecipazione a un percorso riabilitativo.
Sospensione a tempo indeterminato: pochi precedenti in NBA
Con il caso Green l’NBA torna a emettere una sanzione clamorosa. La sospensione a tempo indeterminato è stata spesso attuata dalle squadre, ma poche volte lo stop è arrivato direttamente dalla lega americana.
In tutti i precedenti la scelta arrivava dall’allora commissario David Stern. Tra i più eclatanti si ricordano quelli di Latrell Sprewell – sospeso per aver minacciato, strangolato e colpito il coach di San Francisco –, e Metta World Peace, colpevole di aver aggredito un fan che gli aveva tirato addosso una bibita. Stern descrisse l’accaduto come uno dei punti più bassi dell’NBA, e decise di assegnargli una maxi-squalifica di 86 giornate.
Solo una volta, però, la National Basketball Association diede una sospensione a tempo indeterminato. È il 2010 quando Gilbert Arenas venne allontano dal campionato a causa di un’inchiesta giudiziaria per trasporto e deposito illecito di armi da fuoco. Pochi giorni più tardi, a seguito di una discussione con il compagno Javaris Crittenton, la squalifica venne definita a 50 gare e gli vennero imposti i lavori socialmente utili.
A distanza di 13 anni, alle 02.05 locali, l’NBA ha nuovamente allontanato un giocatore tramite un comunicato ufficiale. Come si legge nella nota della lega, Draymond Green è stato espulso a tempo indefinito a causa dei suoi ripetuti atti antisportivi. A causargli la squalifica, infatti, il colpo al volto a Nurkic, con il quale il cestista statunitense stava combattendo per prendere posizione. Il fallo è subito stato fischiato dagli arbitri, ma dopo aver visto il replay è stato classificato come un “flagrant 2”, ossia un fallo eccessivamente violento che comporta espulsione immediata del giocatore. Le scuse del numero 23 non sono bastate.
The following was released by the NBA. pic.twitter.com/MUyW5ygJsb
— NBA Communications (@NBAPR) December 14, 2023
Green squalificato: cosa succede ora?
Nonostante non sia specificato nel comunicato, il periodo di sospensione di Green non sarà retribuito. L’ala di Golden State perderà quindi circa 154 mila dollari per ogni partita non giocata. Oltre a ciò, prima di poter tornare in campo il cestita dovrà intraprendere un percorso riabilitativo con l’ausilio della Lega e della sua franchigia.
Nella giornata odierna Green dovrebbe incontrare il general manager di GSW proprio per definire i dettagli del percorso. La decisione presa dall’NBA non ha comunque ricevuto obiezioni né dall’associazione giocatori né dall’entourage del giocatore stesso.
A cura di Elena Cecchetto