Molti allenatori vengono ricordati per i trofei vinti, altri per le imprese epiche, ma sono davvero pochi quelli che possono dire di aver rivoluzionato uno sport. Uno di questi è sicuramente Arrigo Sacchi, l’artefice del Milan degli “Immortali”, a detta di molti una delle squadre più forti di tutti i tempi.
Una nuova idea di calcio
4-4-2, difesa impenetrabile e tanto spettacolo: questa la ricetta vincente di Sacchi, che dal 1987 al 1991 vinse praticamente tutto sulla panchina dei rossoneri. Questo grazie a un nuovo modello di calcio, che riuscì a risollevare le sorti del club rossonero.
L’idea di calcio di Arrigo Sacchi si basava essenzialmente sul concetto di intelligenza collettiva. Nel suo 4-4-2, con la linea mediana a rombo, ogni giocatore doveva sapere esattamente in che modo occupare lo spazio di gioco. Altro elemento fondamentale era il pressing, che oltre a bloccare la manovra degli avversari sul nascere, manteneva la squadra corta e i reparti vicini. Tutti aspetti, quest’ultimi, che hanno ispirato tecnici odierni come Guardiola, Sarri e Klopp.
«Per diventare un buon allenatore non bisogna essere stati, per forza, dei campioni; un fantino non ha mai fatto il…cavallo»
Nelle idee del tecnico romagnolo tutti dovevano essere in grado sia di attaccare che difendere. Così facendo, i terzini, durante la fase offensiva, salivano sulla mediana, sovrapponendosi ai centrocampisti e decretando la superiorità numerica nei confronti degli avversari.
Gli Immortali
Per quanto le idee fossero rivoluzionarie, serviva un parco giocatori funzionale al tipo di gioco proposto da Sacchi. A tal proposito, Berlusconi si impegnò a soddisfare tutte le richieste del tecnico, affascinato soprattutto dal calcio olandese. Approdarono infatti al Milan i tre tulipani olandesi: Ruud Gullit, Marco Van Basten e Frank Rijkaard, che si rivelarono fondamentali per il gioco del diavolo. Gullit e Van Basten, grazie alle sovrapposizioni sugli esterni, ricevevano una quantità industriale di cross in area, che riuscivano puntualmente a ribadire in rete.
Durante la fase di non possesso erano invece i primi a portare il pressing alto richiesto dal mister. Gli olandesi erano supportati da un blocco difensivo invalicabile, formato da giocatori del calibro di Baresi, Tassotti, Maldini, Galli e Costacurta.
I successi
Sacchi approda sulla panchina del Milan il 3 luglio 1987, su richiesta del presidente Silvio Berlusconi, che si era innamorato del Profeta di Fusignano durante la stagione precedente. Nell’86, la prima annata di presidenza Berlusconi, il Parma di Sacchi aveva infatti battuto per ben due volte a San Siro il diavolo in Coppa Italia.
Sacchi riceve la chiamata di Adriano Galliani proprio mentre si sta dirigendo a Firenze per firmare con la Fiorentina. Il Milan è però un’occasione troppo ghiotta, e Arrigo sceglie la causa rossonera.
La prima rivoluzione del mister riguarda i metodi di allenamento, che diventano più severi e vengono orientati ai principi del “calcio totale” e della nazionale olandese di Johan Cruijff. Ci si allena ogni giorno, con il doppio del carico di lavoro e attraverso tecniche non convenzionali. L’allenatore inizia a diventare una figura pervasiva nella vita dei giocatori, che se lo ritrovano addirittura in camera, prima di andare a letto, pronto a spiegargli gli ultimi schemi di gioco per la gara del giorno successivo. La partita viene infatti preparata in maniera maniacale, e nulla è lasciato al caso. Inizialmente questi metodi non vengono apprezzati dallo zoccolo duro dello spogliatoio, primo tra tutti Franco Baresi, seguito da Carlo Ancelotti.
Le perplessità che circondano Arrigo Sacchi vengono però subito spazzate via dai successi sul campo. Il Milan centra infatti lo scudetto al primo colpo, sbaragliando la concorrenza del Napoli di Maradona, sconfitto nello scontro diretto l’1 maggio dell’88 al San Paolo per 3 a 2.
La stagione successiva, quella dell’88/89, decreta il primo successo europeo del Profeta di Fusignano, che dopo aver battuto in semifinale il Real Madrid per 5-0, demolisce sotto i colpi di Gullit e Van Basten lo Steaua Bucarest e vince la Coppa dei Campioni. L’anno dopo i rossoneri regalano addirittura il bis, battendo in finale il Benfica grazie al sigillo di Frank Rijkaard.
In totale sono 8 i trofei vinti con il Milan dall’87 al ’90, tra cui due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, due Supercoppe Uefa, un Campionato italiano e una Supercoppa Italiana.
La stagione ‘90/91 è l’ultima per Sacchi sulla panchina del Milan. Il tecnico non riesce più a gestire il notevole carico di stress a cui è sottoposto, e decide quindi di rescindere con i rossoneri per diventare il nuovo Commissario Tecnico della Nazionale italiana. Alla guida degli azzurri sfiora il Mondiale, perso in finale contro il Brasile, a causa del rigore fallito da Roberto Baggio.
Sacchi si ritira nel 2001, dopo 27 anni dedicati solo al calcio, in un’esperienza tanto gloriosa quanto stressante: «Telefonai a mia moglie: smetto, le dissi, non voglio essere il più ricco del cimitero».