Coppa America, dopo la Vittorio di New Zealand è già tempo di pensare al futuro

È andata in archivio l’edizione numero 36 dell’America’s Cup, che quest’anno ha festeggiato 170 anni. Emirates Team New Zealand ha difeso e riconquistato il trofeo nelle acque di casa, battendo con il punteggio di 7-3 Luna Rossa. Per arrivare a contendersi la vecchia brocca d’argento, l’equipaggio italiano ha infatti vinto la Prada Cup, battendo prima gli statunitensi di American Magic per 4-0 in semifinale e poi il team britannico Ineos UK in finale (7-1).

Tuttavia, i numeri dicono molto meno rispetto a ciò che quest’ultima edizione di America’s Cup ha rappresentato. Tra certezze e novità, il trofeo sportivo più antico al mondo ha trovato la risposta ad alcuni degli interrogativi che l’hanno attanagliato nelle ultime edizioni.

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Foto: Facebook America’s Cup
Gli AC75 punto di partenza per il futuro

Undici anni dopo, forse l’America’s Cup ha trovato la sua nuova classe. Difatti, per tre edizioni (2010, 2013 e 2017) gli sfidanti hanno abbandonato il monoscafo, passando ai catamarani – con l’eccezione del trimarano di BMW Oracle, vincitore della coppa a Valencia, nel 2010.

Il ritorno al monoscafo, con gli AC75, ha rappresentato per molti esperti e appassionati un’ottima notizia, che ha archiviato la parentesi non troppo fortunata dei multiscafi, pur proseguendo il percorso delle innovazioni tecnologiche, come i foil. “L’AC75 rappresenta una formula da cui è molto difficile tornare indietro, poiché unisce massima tecnologia all’importanza dell’uomo in barca”, ha dichiarato a tal proposito Francesco Ettorre, presidente della Federazione Italiana Vela, a MasterX, in un’intervista disponibile nell’ultima parte dell’approfondimento.

Molto probabilmente, infatti, nella trentasettesima America’s Cup continueranno a essere utilizzate le stesse imbarcazioni, dando continuità alla scelta compiuta per l’edizione appena conclusa.

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Foto: Facebook America’s Cup
37° America’s Cup: INEOS challenger e due opzioni in campo

Durante le ultime regate fra Luna Rossa e ETNZ è stato avvistato in terra neozelandese James Sheldon, Commodore del Royal Yacht Squadron del Regno Unito, per lanciare il guanto di sfida ai neozelandesi. Ineos Team UK formalizzerà la proposta al Royal New Zealand Yacht Squadron, diventando dunque il nuovo Challenger of Record per l’edizione numero 37 dell’America’s Cup.

Resta da capire quali formula e tempistiche saranno adottate per la prossima Coppa America. Il Deed of Gift, lo storico regolamento ufficiale della competizione, prevede che il defender si accordi con il primo sfidante, in questo caso i britannici di Ineos, per deciderne l’organizzazione e il regolamento.

Al momento le opzioni sono due. La prima prevede lo svolgimento delle regate ancora ad Auckland – ma c’è anche l’ipotesi Medio Oriente, per motivi economici – probabilmente nel 2023/2024. In questo caso, i partecipanti più accreditati, oltre al challenger Ineos UK e Luna Rossa, sarebbero gli statunitensi del New York Yacht Club e gli svizzeri di Alinghi, che ritornerebbero in Coppa America, dove avevano già trionfato nel 2003 e nel 2007.

La seconda possibilità è tornare in mare già nell’autunno del 2022 in un unico match race tra Ineos e New Zealand, senza altri sfidanti e regate precedenti per decidere il secondo finalista.

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Foto: Facebook America’s Cup
Foil più piccoli, bob per l’equipaggio e più superficie velica: i segreti di Te Rehutai

Alcuni elementi hanno favorito la vittoria di Team New Zealand. Come spesso accade, i Kiwi hanno inizialmente pagato l’unico svantaggio tipico del defender, ossia il fatto di non aver regatato in precedenza e aver quindi dovuto prendere confidenza con la barca, migliorando di gara in gara. Dopo un avvio di serie molto equilibrato (1-1, 2-2, e 3-3 nelle prime sei regate), l’equipaggio di casa ha infatti sfruttato sempre meglio la conoscenza dei campi di regata e, soprattutto, la maggiore velocità della sua barca.

Velocità, dettata da vari fattori. Innanzitutto, la forma e la dimensione dei foil, più piccoli e a T, rispetto ai più ingombranti e a Y di Luna Rossa. Elementi importanti sono stati anche la linea più scavata dello scafo e l’assetto più basso e vicino alla superficie del mare che ne derivava. Un’altra caratteristica distintiva di Te Rehutai sta nei bob laterali, nei quali si posiziona l’equipaggio di ETNZ. Infine, la coperta dell’imbarcazione dei Kiwi è stata realizzata in modo che scendesse nella parte centrale, così da poter aumentare di qualche metro quadro la superficie della randa.

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Foto: Facebook America’s Cup
Luna Rossa, è un nuovo inizio

Peter Burling, timoniere di Te Rehutai, vince la sua seconda America’s Cup, dopo aver guidato ETNZ al trionfo nella scorsa edizione, contro gli statunitensi di Oracle. “Complimenti a Luna Rossa per la bella serie di regate disputate. A nome del team dico ai miei avversari: ben fatto e grazie di tutto”, ha dichiarato con grande sportività Burling al termine della regata.

Se, dunque, New Zealand si conferma il team da battere, la buona notizia è che Luna Rossa ha dimostrato più che mai di potersela giocare ad armi pari contro il defender, grazie a una squadra fortissima, guidata da uomini di grande esperienza, da Jimmy Spithill, Checco Bruni, e Pietro Sibello, fino a Vasco Vascotto e Max Sirena. Dunque, l’edizione 2021 non è un punto d’arrivo ma di partenza: “Questa non è una fine, Bertelli e Luna Rossa ci riproveranno. Sono felice per questa esperienza. Grazie Italia per il supporto”, ha commentato a caldo il timoniere di Luna Rossa, Francesco Bruni.

 

La voglia di rivalsa per gli uomini della Luna c’è già: Max Sirena e Francesco Bruni hanno confermato la loro presenza, se il patron Patrizio Bertelli, come sembra, vorrà intraprendere una nuova campagna in America’s Cup e deciderà di confermare almeno parte dell’equipaggio. Anche Jimmy Spithill, dopo aver ringraziato il team e i tifosi, pare aver rilanciato il guanto di sfida: “il sogno non è finito, l’Italia può vincere l’America’s Cup“, ha dichiarato dopo la sconfitta in Gara 10. Per la competitività di Luna Rossa, avere ancora in squadra il timoniere australiano sarebbe molto importante.

Il racconto delle regate

Nella decima regata, disputata il 17 marzo, New Zealand batte ancora Luna Rossa e vince l’America’s Cup per la quarta volta nella sua storia, la seconda consecutiva, dopo le edizioni del 1995, del 2000 – sempre contro Luna Rossa – e del 2017. La serie si conclude con il punteggio finale di 7-3.

Race 10, ETNZ vince e chiude la serie

Gara 10 della Coppa America 2021 viene posticipata, come spesso è accaduto negli ultimi giorni, a causa del poco vento. La partenza slitta alle 4.45 italiane, ore 16.45 locali. Luna Rossa in avvio sceglie la sinistra, New Zealand la destra del campo: le due imbarcazioni iniziano la regata splittando, con il team italiano che compie un’altra, l’ennesima ottima partenza.

La prima bolina si gioca sul filo del rasoio, con incroci molto ravvicinati: la vince New Zealand, che approccia al gate 1 con sette secondi di vantaggio sulla Luna. Nel corso della prima poppa l’equipaggio italiano resiste al tentativo di fuga di ETNZ, recuperando nella parte finale del lato e arrivando in boa nove secondi dopo gli avversari.

Il distacco decisivo per vincere la regata – e confermarsi campione – New Zealand lo accumula dal terzo lato in poi. La maggiore velocità di Te Rehutai, insieme a una conoscenza migliore del campo di regata, aiutano l’equipaggio neozelandese ad allungare in maniera consistente: 27 secondi di vantaggio al gate 3, 37 secondi al gate 4 e 49 secondi al gate 5.

Impossibile per Luna Rossa riuscire a marcare oggi i Kiwi, capaci di abbinare a una performance impressionante della barca le scelte giuste a livello tattico. Il finale vede New Zealand passare la linea d’arrivo 46 secondi prima della Luna. È 7-3, e soprattutto è Coppa America per i neozelandesi.

Gara 9 è di New Zealand. Annullata la decima regata

Ancora una vittoria per Emirates Team New Zealand, che porta la serie sul punteggio di 6-3. Nella nona regata di mercoledì 16 marzo, Luna Rossa regata bene, tenendo dietro gli avversari per oltre metà race 8. Ma la maggiore velocità di punta dei kiwi e un salto di vento, complice una scelta non azzeccata del lato, portano alla sconfitta dell’equipaggio italiano. Annullata Gara 10 a causa del vento instabile e in calo.

Race 9, Luna Rossa lotta ma non basta

Partenza rinviata alle 4.45 italiane, ore 16.45 locali: i giudici attendono che il vento si stenda sul campo di regata. In realtà non accade mai fino in fondo, poiché si parte con quasi 15 nodi di vento, che poi scende, nel corso della regata, fino a sfiorare il limite previsto per le barche per “volare”. Con condizioni del genere, poter scegliere il campo di regata e conoscere il territorio è un grande aiuto.

In partenza, Luna Rossa si trova sopravvento ed ETNZ sottovento, entrambe navigando verso la sinistra del campo: la regata si annuncia da subito equilibrata. Il primo lato si gioca in perfetta parità e si chiude con un secondo di vantaggio per l’equipaggio italiano. Nella prima poppa il duello continua, strambata su strambata, e la Luna approccia in boa incrementando il distacco a otto secondi. Vantaggio che rimane invariato anche al terzo gate (9 secondi), si confermano le due maggiori armi a favore degli equipaggi: la maggiore velocità di punta di Te Rehutai e la capacità di marcare l’avversario per tenerlo alle spalle, di Luna Rossa.

Nel lato della seconda poppa, i kiwi scelgono di dividersi per sfruttare la loro maggiore velocità ed è una scelta azzeccata: alla boa numero quattro ETNZ riduce lo svantaggio a soli tre secondi. L’ultima bolina decide la regata, con Luna Rossa che sceglie il lato sinistro del campo, imbattendosi però in uno scarso del vento, mentre New Zealand va a destra e trova le condizioni migliori per prendere la testa della regata. Nel frattempo il vento, rimasto sempre rafficato, è sceso sugli 11 nodi. Al gate 5, Te Rehutai ha costruito un vantaggio di 18 secondi, preparandosi all’ultima poppa. I neozelandesi tagliano l’arrivo con 30 secondi di vantaggio su Luna Rossa, confermando che, senza avversari davanti a chiudere loro la strada, vanno più veloci degli italiani.

New Zealand si porta dunque sul 6-3, prendendosi il primo match point della serie. Tuttavia, la decima regata viene prima posticipata e infine annullata a causa del vento instabile e in forte calo. Ci si giocherà tutto in Gara 10 e 11, previste, secondo il nuovo calendario mercoledì 17 marzo. Luna Rossa tenterà fino in fondo di ribaltare la serie, ma servirà un’impresa ai limiti della perfezione, oltre a una buona dose di fortuna.

“È stato un dolore, ma continuiamo a lottare e non ci arrendiamo“, dichiara Checco Bruni, uno dei due timonieri di Luna Rossa. “Non siamo riusciti a cogliere ogni salto di vento, ma pensiamo già alla prossima regata. Continueremo a essere aggressivi, a spingere e sgomitare, sperando di fare le chiamate giuste nei momenti cruciali”. Discorso inverso per i kiwi, che, con tre punti di vantaggio e uno dalla vittoria della Coppa America, già intravedono lo striscione del traguardo.

New Zealand vince gara 7 e 8

Dopo il rinvio per mancanza di vento, Luna Rossa ed Emirates Team New Zealand sono tornate in acqua lunedì 15 marzo per le regate numero sette e otto della Coppa America. I kiwi le hanno vinte entrambe: la prima rimontando e sfruttando la maggior velocità della barca, la seconda al termine di una gara rocambolesca, il cui risultato è frutto più degli eventi che dell’azione dei velisti.

Race 7, ETNZ rimonta e vince

Si torna in mare con oltre 12 nodi di vento sul campo di regata. Altra partenza vinta da Jimmy Spithill, con Luna Rossa che riesce a posizionarsi a destra di Te Rehutai. Ha inizio il match race: gli italiani marcano stretto ogni manovra dei neozelandesi, riuscendo a chiudere i primi due gate avanti rispettivamente di otto e dieci secondi.

È nel terzo lato che ETNZ prende la testa della regata. Luna Rossa sceglie di dividersi dai neozelandesi e, a circa metà della seconda bolina, prima della boa numero tre, l’equipaggio italiano vira davanti agli avversari, che però hanno recuperato lo svantaggio, forse anche grazie a un salto di vento a loro favorevole. Ora la Luna naviga nei rifiuti del vento dei kiwi, che aumentano il distacco. Al gate 3 gli italiani sono in ritardo di 19 secondi.

A questo punto, New Zealand può contare anche sulle sue condizioni di regata preferite e la maggiore velocità dell’imbarcazione lo conferma. Al termine della seconda poppa, al quarto gate, Luna Rossa paga 29 secondi. Ritardo che aumenta a 48 secondi all’ultima boa. Al termine della regata, i neozelandesi hanno accumulato 58 secondi di vantaggio sulla Luna.

Race 8: Luna Rossa, che beffa!

Inizia a calare il vento sul Golfo di Hauraki. Spithill parte da destra, in posizione di vantaggio rispetto ai neozelandesi, costretti a navigare sui rifiuti di Luna Rossa. Peter Burling, timoniere di ETNZ, vira e spaia subito, perdendo terreno sugli avversari. Al primo incrocio, gli italiani sono davanti e approcciano alla prima boa con 16 secondi di vantaggio.

Durante la prima poppa, Te Rehutai stramba e scende dal foil, complice il poco vento, sceso a sette nodi (molto vicino al limite minimo per regatare). Luna Rossa accumula in pochi istanti un vantaggio di due chilometri, arrivando al secondo gate in vantaggio di quattro minuti e otto secondi. Ma la sorte cambia presto padrone e, alla fine della seconda bolina, è la Luna a piantarsi, senza riuscire a rimettersi sul foil. New Zealand arriva e sorpassa gli italiani, che non riescono a decollare e subiscono due penalità per essere uscite dal boundary del campo di regata.

Al quarto gate New Zealand ha oltre 4 minuti di vantaggio su Luna Rossa, mentre i giudici, a causa delle condizioni, accorciano di un lato la regata. ETNZ termina il quinto lato, oltrepassando dunque il nuovo arrivo, tre minuti e 55 secondi prima di Luna Rossa. Si chiude così l’ottava regata, secondo il peggiore degli scenari per l’equipaggio italiano.

La serie si porta sul 5-3 per il defender, ma nulla è deciso. Luna Rossa ha dimostrato di essere alla pari dei neozelandesi e, seppure paga qualcosa in termini di velocità della barca, riesce a compensare grazie a un equipaggio eccelso. Non è quindi un caso che, nell’intervista del post regata, Jimmy Spithill pensi già a come recuperare i due punti di svantaggio: “Domani saremo ancora più forti, sappiamo come vincere delle regate“. Non c’è altro modo, in Coppa America non esistono secondi e Luna Rossa ha le carte in regola per ribaltare il punteggio.

La serie resta in parità: 3-3

Punteggio ancora in equilibro in America’s Cup dopo la quinta e sesta regata di sabato 13 marzo. Luna Rossa si è infatti imposta in race cinque, mentre Emirates Team New Zealand ha avuto la meglio nella successiva. Decisive, ancora una volta, le partenze.

Race 5, Luna Rossa in controllo

Soffia anche oggi un vento leggero sul campo di regata, intorno agli 8 nodi. Partenza da manuale della Luna, che sceglie mura a dritta, mentre Emirates Team New Zealand fa molta più fatica a prendere velocità e decide di virare a pochi metri dall’avvio e dividersi dagli avversari.

Al primo gate gli italiani sono avanti di 32 secondi, un distacco che permette di gestire la regata sin dalla prima poppa. Così è, e Luna Rossa lo fa egregiamente: alla boa numero due il vantaggio rimane invariato. Nella seconda bolina Te Rehutai prova a mettersi all’inseguimento, recuperando 10 secondi e girando al terzo gate con 22 secondi di ritardo.

Nel corso della poppa successiva, Luna Rossa torna a incrementare la distanza fra sé e l’avversario, arrivando alla quarta boa 27 secondi prima degli avversari. L’ultima bolina è puro match race: l’equipaggio italiano marca ETNZ, rispondendo colpo su colpo alle manovre del defender. La regata si conclude con un vantaggio di 18 secondi della Luna su Te Rehutai.

Race 6, la partenza condanna l’equipaggio italiano

Contrariamente a quanto previsto, la brezza non si stende sul golfo di Hauraki e il vento continua a soffiare sugli 8 nodi, vicino alla soglia minima di 6 nodi prevista per regatare. È proprio il vento, forse insieme a una strategia sbagliata, a segnare la regata sin dall’inizio: Luna Rossa finisce in un buco di vento e non riesce a decollare, riscontrando difficoltà a passare la linea di partenza.

Il distacco si porta a oltre 400 metri già nella prima metà del primo lato di bolina, con i neozelandesi che giungono al gate uno 51 secondi prima della Luna. Nulla cambia fino alla fine della regata: gli italiani approcciano alle boe successive sempre con oltre un minuto di ritardo. All’arrivo, le due barche sono separate di un minuto e 41 secondi.

La serie si porta dunque sul 3-3, confermando il grande equilibrio in questa Coppa America. In attesa di tornare in acqua domani, Jimmy Spithill, uno dei due timonieri di Luna Rossa, analizza la situazione in partenza e suona la carica per le prossime regate: “Abbiamo trovato un buco e siamo scesi dal foil. Non penso sia stato un errore, ma solo un momento di stallo. L’obiettivo è quello di vincere una regata alla volta, come abbiamo sempre fatto”, afferma. “Abbiamo visto delle belle gare, torneremo più battaglieri di sempre. Vogliamo rendere entusiasmante questa Coppa. Non vediamo l’ora di tornare domani in mare”.

Serie sul 2-2 dopo race 3 e 4

Race 3, lezione italiana ad Auckland

Cambiano le condizioni sul Golfo di Hauraki, il vento durante le regate del 12 marzo è leggero, sugli 8 nodi. La terza regata viene posticipata di qualche minuto per via della presenza di spettatori nel campo di regata. Gran partenza di Luna Rossa, che entra da sinistra.

Al primo gate, le due barche sono vicine, con gli italiani in vantaggio di 10 secondi. Da lì in poi, sarà gestione e controllo degli avversari: la Luna non sbaglia tattica e risponde alle manovre dei neozelandesi, guadagnando, alla fine della regata, in cinque lati su sei. I distacchi dalla seconda alla quinta boa dicono infatti 13 secondi alla seconda, 27 alla terza, 22 alla quarta e 38 alla quinta. Ultima poppa con distanze invariate: Luna Rossa taglia l’arrivo con 37 secondi di vantaggio su Te Rehutai, prendendo il comando della serie.

Race 4, problema meccanico per Luna Rossa e netta vittoria di ETNZ

Nella quarta gara si invertono i ruoli, a dominare dall’inizio alla fine è l’equipaggio neozelandese. Il vento continua a soffiare leggero, sui 9 nodi. Situazione di parità soltanto in partenza e nelle fasi iniziali della prima bolina: le due imbarcazioni partono appaiate sul lato sinistro del campo di regata, ma New Zealand costringe gli italiani a virare e spaiare verso la destra. Al primo incrocio, così come alla boa numero uno, New Zealand è avanti di poco, 9 secondi.

È però nella poppa che Te Rehutai stacca in maniera decisiva Luna Rossa, guadagnando nella velocità di punta e sfruttando un errore dell’equipaggio italiano in strambata, probabilmente a causa di un problema meccanico legato al foil. Vantaggio neozelandese invariato al gate 3, mentre sale a 48 secondi alla quarta boa e a 58 secondi alla quinta. All’arrivo, le imbarcazioni sono separate da un minuto e tre secondi, con ETNZ che va quindi a pareggiare i conti, portando la serie sul 2-2.

“I favoriti sono ancora loro, continuo a considerarci gli outsider di un’America’s Cup nella quale i kiwi sono potenzialmente più forti”, commenta uno dei due timonieri della Luna, Jimmy Spithill, nel post regata. “Ma essere in parità è fantastico. Studieremo i nostri errori e torneremo in acqua più agguerriti che mai“. Non c’è tempo per guardarsi indietro: si torna a regatare già domani, con la consapevolezza che Luna Rossa può giocarsela fino alla fine alla pari contro il defender.

Una vittoria a testa nelle prime due regate

Una vittoria a testa per il team neozelandese e quello italiano nelle prime due regate di America’s Cup, disputate mercoledì 10 marzo. Luna Rossa, dopo aver perso race 1, gestisce con grande lucidità il vantaggio accumulato nella partenza mura a sinistra, andando a tagliare la linea d’arrivo con sette secondi di anticipo su Emirates Team New Zealand alla fine della seconda gara.

Race 1, dominio neozelandese

Circa 12 nodi di vento al momento della partenza. Te Rehutai sceglie di partire mura a sinistra, Luna Rossa mura a dritta, con il team italiano che arriva sulla linea di partenza di qualche secondo in anticipo. Pochi istanti dopo l’avvio della regata, Luna Rossa chiede penalità per i neozelandesi che non rispondono a un’orzata dell’equipaggio italiano, con entrambe le barche mura a sinistra, ma i giudici non accolgono la richiesta.

Team New Zealand accumula sin da subito un vantaggio di circa 50 metri, aumentandolo durante la prima bolina. Al gate 1, il defender gestisce di circa 150 metri sull’equipaggio italiano. Da lì in poi, sarà pura gestione, con Luna Rossa che naviga a 1-2 nodi in meno di poppa, continuando a perdere terreno sui neozelandesi. Te Rehutai approccia in boa sempre con circa 20 secondi di vantaggio sugli italiani, chiudendo una regata impeccabile 31 secondi prima di Luna Rossa.

Race 2, il capolavoro in partenza della Luna

Come spesso è accaduto nelle precedenti regate di Prada Cup, l’equipaggio migliore in partenza accumula un vantaggio fondamentale per portarsi per prima al traguardo. Luna Rossa sceglie questa volta di partire mura a sinistra, azzeccando il lato e assicurandosi un primo vantaggio sui neozelandesi, mura a dritta. Nel frattempo l’intensità del vento è salita a circa 14 nodi.

Subito dopo la partenza, New Zealand vira, perdendo una cinquantina di metri e permettendo agli italiani di andare in controllo. Al primo gate, la Luna è avanti di 13 secondi su Te Rehutai, vantaggio invariato anche dopo la prima poppa, in approccio al gate 2. Alla terza e quarta boa, aumenta il distacco dell’equipaggio italiano sui neozelandesi, che si porta sui 25 secondi.

All’inizio della penultima bolina, Luna Rossa vira e va a cercare il vento, decidendo di non marcare gli avversari. Una scelta tattica che costa caro agli italiani: in un attimo, il ritardo di Te Rehutai si dimezza, preparando la regata per un ultimo lato di poppa al fotofinish. Così è, al gate 5 Luna Rossa è avanti di 12 secondi, appena sette all’arrivo. Ma quanto basta: l’equipaggio italiano vince, portando il punteggio sull’1-1.

Luna Rossa ha dimostrato di potersela giocare alla pari con il defender, ma serviranno prestazioni al limite della perfezione per riuscire a battere sette volte Team New Zealand. “È la giornata che volevamo”, dichiarano Checco Bruni e Jimmy Spithill dopo gara 2. “Siamo cresciuti rispetto alla Prada Cup, rimaniamo concentrati e torneremo in acqua venerdì fiduciosi di far bene”.

Per dare il bentornato di Luna Rossa in Coppa America, MasterX ha intervistato il presidente della Federazione Italiana Vela – FIV, Francesco Ettorre, cercando di capire meglio quale significato ha la possibilità di giocarsi il trofeo per tutto il movimento della vela italiana e quali elementi saranno decisivi per la vittoria finale.

Francesco Ettorre, presidente FIV: “Luna Rossa ha le carte in regola per provarci”

Dopo 21 anni, Luna Rossa ci riprova. Mercoledì 10 marzo, alle 4 italiane, ore 16 locali, avranno inizio le prime due regate dell’edizione numero 36 dell’America’s Cup: la squadra italiana sfiderà Emirates Team New Zealand, vincitore della scorsa edizione e defender del trofeo. L’ultimo tentativo di Luna Rossa di conquistare la coppa sportiva più antica e prestigiosa al mondo risale al 2000. Allora, come oggi, il match race si disputò fra l’equipaggio italiano e quello neozelandese nelle acque del Golfo di Hauraki ad Auckland.

Il team Luna Rossa Prada Pirelli, guidato dal team director e skipper Max Sirena, vuole però riscrivere il finale e portare, per la prima volta nella storia, la Coppa America in Italia. “Dalla Christmas Race fino alla finale di Prada Cup, quella italiana è la squadra che è cresciuta di più”, commenta a MasterX Francesco Ettorre, presidente della Federazione Italiana Vela – FIV. “Luna Rossa ha saputo mettere il giusto equilibrio fra lo sviluppo tecnico e la qualità dell’equipaggio”.

L’incognita maggiore resta il defender. “New Zealand si è vista molto poco in acqua e allo stesso tempo anche loro non hanno avuto modo di confrontarsi sul campo”, osserva Ettorre. “Anche questa è la magia della Coppa America: vivere con ansia l’attesa del primo giorno di regate, per poi scoprire le carte e giocarsela a viso aperto”.

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Foto: Facebook America’s Cup
Il ritorno di Luna Rossa, un’attesa lunga più di vent’anni

Un team del nostro Paese torna a disputare la Coppa America, non succedeva dal 2000. Che significato ha questo traguardo per la vela italiana?

«È un enorme successo per tutto il movimento della vela in Italia. I riflessi di questa grande impresa già si vedono: si parla di vela sui media e sui giornali. Come sempre capita ogni volta che un nostro equipaggio si gioca la possibilità di vincere la Coppa, tutto il Paese si stringe e fa il tifo per il tricolore durante questa avventura».

Forse per la prima volta, Luna Rossa, visti i risultati e le prestazioni in crescendo durante la Prada Cup, arriva a giocarsi il trofeo ad armi pari.

«Si è visto un miglioramento esponenziale di tutto il team nel corso delle regate. Dalla Christmas Race fino alla finale di Prada Cup, la nostra è la squadra che è cresciuta di più. Luna Rossa ha saputo mettere il giusto equilibrio fra lo sviluppo tecnico, dato che in precedenza non si era mai regatato, e la qualità dell’equipaggio. Naturalmente, avremo di fronte l’incognita più grande: il defender. Team New Zealand lo si è visto poco in acqua, così come loro non hanno quasi avuto modo di confrontarsi sul campo con Luna Rossa, ma ci hanno potuto osservare e studiare da terra.

Sta anche in questo la magia della Coppa America: vivere con ansia l’attesa del primo giorno di gare, per poi scoprire le carte e giocarsela a viso aperto sul campo di regata. Il valore di Luna Rossa lo abbiamo apprezzato, quello dei neozelandesi non si è ancora visto bene, in ogni caso abbiamo le carte in regola per fare bene e provare a vincere. Sia perché la barca è migliorata molto, sia dal punto di vista degli uomini e delle scelte, una su tutti quella del doppio timoniere».


Dal doppio timoniere alle partenze: dove si vince l’America’s Cup

Opzione inizialmente criticata, il doppio timoniere nel corso delle regate ha invece portato a un netto miglioramento, soprattutto in fase di manovra. Sarà un’arma decisiva anche contro New Zealand?

«Credo di sì. In questi giorni abbiamo assistito ad alcune prove dei neozelandesi nell’utilizzo del doppio timoniere, specialmente in partenza. Non penso sarà però un’opzione che metteranno in campo, poiché rodare un equipaggio con due timonieri richiede più di qualche settimana di allenamenti. Per questo, la scelta del doppio timoniere di Luna Rossa ha una duplice valenza: la qualità degli uomini, James Spithill e Francesco Bruni, e il vantaggio in alcune fasi cruciali della gara, come la partenza».

Partenze che, insieme alla scelta di attuare o meno la tattica dei match race tradizionali, sono elementi fondamentali per finire la regata davanti.

«La partenza si è finora rivelata determinante per assicurarsi la gestione della regata: è troppo importante poter mettere l’avversario sotto controllo. In più, essendo il campo di regata molto stretto, anche quando si spaia non si riesce a farlo in maniera tale da acquisire un vantaggio rilevante. Sotto questo aspetto, il defender ha il vantaggio di scegliere il campo di regata».

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Foto: Facebook America’s Cup
AC75 e foil, il futuro della vela è anche volante

Dopo l’utilizzo dei multiscafi, si è approdati alla formula dell’AC75, monoscafo “volante”. Si tratta dell’ennesima edizione di transizione o si è arrivati a un punto di arrivo?

«Ritengo si sia esplorato il punto più estremo dell’innovazione tecnologica in termini di imbarcazione. Naturalmente, le novità e le evoluzioni continueranno a esserci, ma l’AC75 rappresenta una formula da cui è molto difficile tornare indietro, poiché unisce massima tecnologia all’importanza dell’uomo in barca».

In una recente intervista ha dichiarato che il futuro della vela sarà sui foil. Cosa ne sarà del caro vecchio scafo dislocante?

«Una cosa non esclude l’altra: il futuro non sarà una vela soltanto foiling, ma una vela che ingloberà anche il foil. Ho sempre pensato che il foil sarebbe entrato nelle classi olimpiche e questo sta avvenendo con i catamarani Nacra 17, i windsurf IQ Foil e i kitesurf volanti. È in atto un profondo cambiamento nella vela, che si concretizzerà ancora di più nei prossimi 15/20 anni».

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Foto: Facebook Nacra 17 Sailing

In tema Olimpiadi, Tokyo 2021 si avvicina e, all’orizzonte, c’è già Parigi 2024. L’Italia della vela come si sta preparando?

«Tra le difficoltà e il rinvio, Tokyo sarà una manifestazione diversa, ma, come ripeto sempre agli atleti, la gloria di ottenere un ottimo risultato alle Olimpiadi resta sempre la stessa. Il nostro obiettivo è riportare almeno una medaglia in Italia. Un traguardo atteso da tanto tempo, sul quale abbiamo grande fiducia, in base ai risultati ottenuti in quattro anni di competizioni internazionali.

Parigi è invece l’obiettivo per tutta un’altra serie di atleti, le cui classi saranno al debutto proprio nelle Olimpiadi 2024. Attraverso un grande sforzo sia di mezzi sia di uomini, la Federazione Italiana Vela ha deciso di portare avanti i percorsi verso entrambe le Olimpiadi, mettendo in campo due programmi distinti: uno incentrato su Tokyo, l’altro su Parigi».

Francesco Puggioni

Marchigiano, 23 anni. Mi sono laureato in Scienze Politiche Sociali e Internazionali all’Alma Mater di Bologna, dove ho lasciato un pezzo di cuore. Ora a Milano, al Master in Giornalismo IULM. Coltivo da sempre le mie più grandi passioni: la scrittura e la musica. Collaboro con StartupItalia, scrivo per MasterX e per il sito multiTasca.

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