Poteva essere l’anno dell‘en plein nelle coppe europee (Juve, Lazio e Atalanta in Champions; Roma e Milan in Europa League in attesa del Napoli), ma ancora una volta a deludere tutti, ci ha pensato l‘Inter. I nerazzurri, chiamati per il terzo anno consecutivo a vincere all’ultima giornata del girone, non vanno oltre lo 0-0 a San Siro con lo Shakhtar e a far festa sono Real Madrid e Borussia Mönchengladbach (agli ottavi entrambi) e proprio lo Shakhtar che va in Europa League.
Conte sul banco degli imputati. Pirlo e la Juve perfetti
Chi finisce ovviamente al centro delle critiche, come spesso accade in questi casi, è l’allenatore. Antonio Conte, condottiero dell’Inter, saluta tutte le competizioni europee già al 9 dicembre nonostante la squadra sia stata costruita a sua immagine e somiglianza (si pensi a Lukaku voluto l’anno scorso e la rincorsa a Vidal). Il tecnico leccese ha fallito dimostrando di non avere un’alternativa quando gli avversari si schierano a specchio: corsie intasate, Lukaku e Lautaro a pestarsi i piedi e poca, pochissima prevedibilità.
Vien da chiedersi allora, come sostenuto da Paolo Condò durante il post partita su SkySport, se l’estro e la qualità di Eriksen potessero dare una mano all’Inter per buttare giù il muro difensivo degli ucraini (entrato all’85’, due tiri nello specchio su due tentativi). E il silenzio quasi imbarazzante alla domanda di Fabio Capello nell’intervista post gara di Conte lascia molto perplessi su quale sia lo stato d’animo all’interno dei nerazzurri.
Ma se da una parte c’è chi si pone domande e si interroga sull’insuccesso avuto, dall’altra c’è chi fa festa e chi si esalta. Partiamo dalla Juventus. Andrea Pirlo e i suoi si sono resi protagonisti di una partita al limite della perfezione andando a sbancare per 3-0 il Camp Nou di Barcellona infrangendo un record che reggeva dal 2013: erano infatti sette anni che i Blaugrana non perdevano in casa in Champions League (0-3 con il Bayern Monaco). Pirlo sembra aver trovato la quadra puntando forte su McKennie (in gol martedì) e rispolverando la qualità di Ramsey. Messi e compagni sono stati dominati in lungo e in largo con Buffon, in campo a 42 anni, chiamato in causa in pochissime circostanze. Il successo vale il primato nel girone ma le insidie, nell’urna di Nyon, non mancheranno.
Adelante Dea, Lazio nella storia…ma che brivido
Un anno se arrivi agli ottavi di Champions può essere fortuna. Due anni di fila è bravura. E così l’Atalanta, nonostante i trambusti e le voci su una possibile spaccatura tra Gasperini e lo spogliatoio, vince ad Amsterdam con l’Ajax (1-0, gol di Muriel) ed entra nelle migliori 16 squadre d’Europa per il secondo anno consecutivo alla seconda partecipazione. Un cammino diverso dallo scorso anno dove la Dea ha saputo vincere, oltre che ad Amsterdam, a Liverpool con i Reds (0-2). Percassi e i suoi sognano, e tutta Bergamo con loro.
Chi invece ha rischiato grosso, ma alla fine ce l’ha fatta, è la Lazio. Simone Inzaghi e i suoi, all’Olimpico contro il Bruges, hanno sudato freddo quando De Ketelaere al 92′ ha preso in pieno la traversa mancando il 3-2 che sarebbe valso la qualificazione per i belgi. In vantaggio due volte e in superiorità numerica dalla fine del primo tempo, i biancocelesti hanno gestito male la gara vedendosela veramente brutta nel finale ma dopo venti anni, tornano agli ottavi di Champions League.
Roma e Milan già avanti, Napoli per l’all in
Roma e Milan hanno già la qualificazione in tasca e stasera (giallorossi già matematicamente primi), contro Cska Sofia e Sparta Praga, Fonseca e Pioli faranno ampio turnover per far riposare gli uomini migliori in vista del campionato. Chi non può tirare il fiato è il Napoli che al “Diego Armando Maradona” (nome nuovo del San Paolo) ospitano la Real Sociedad alle 18.55. La classifica dice Napoli 10, Real Sociedad e Az Alkmaar 8 con gli olandesi che se la vedranno con il Rijeka (ultimo a 1 punto). I partenopei hanno due risultati su tre per passare, non ci resta che aspettare.