Giorgio Napoli, la forza di un atleta paralimpico

Giorgio Napoli è uno studente e un atleta paralimpico. Era anche un amante dello sport, fino alla notte che gli ha cambiato la vita due anni fa. «Ero davvero stanco mentre tornavo a casa dal mio posto di lavoro», racconta Giorgio. Quando è rimasto coinvolto in un incidente d’auto, pensava di essersi solo rotto una gamba: «Forse passerò due mesi con un gesso e poi starò bene».

Ma quando Giorgio si è svegliato dopo una giornata in coma farmacologico, si è ritrovato senza la gamba destra. «Sono sempre stato uno sportivo», spiega, «se non mi avessero amputato la gamba – dicevano i medici – sarebbe stato impossibile continuare a giocare a tennis o a camminare o correre, come facevo prima». Così è stato nello sport e negli affetti che lo circondano che Giorgio ha ritrovato il suo equilibrio interiore.

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Paralympic athlete
Giorgio Napoli e Alessandro Ossola sulla pista di allenamento

«Ho scoperto di essere una persona molto competitiva» scherza. «Ricordo una giornata a Bologna durante i miei mesi di riabilitazione. Alcuni amici erano venuti a trovarmi. Poi sarebbero andati in città. Ero determinato ad andare con loro, camminando sulla mia protesi. Così mi sono allenato tutta la settimana per raggiungere l’obiettivo». Quel giorno ha percorso sette chilometri. Alla fine era davvero stanco, ma allo stesso tempo molto orgoglioso di sé: «È così che mi sento quando corro».

Giorgio ha iniziato ad allenarsi come atleta professionista qualche mese fa, quando è riuscito a procurarsi la sua prima protesi sportiva. «È stata davvero dura rimettersi in forma dopo tanto tempo». Si sta attualmente allenando con il suo coach Stefano Benini presso la Polha Varese, società sportiva che assiste le persone con disabilità. Sogna di andare alle paralimpiadi, ma prima deve imparare di nuovo a correre.

Quella di Giorgio è un’impresa. «Ha dato allo sport un nuovo significato che gli ha permesso di superare il suo trauma», racconta il dottor Stefano Oriani, psicotraumatologo dell’associazione ARP (studio associato di psicologia clinica di Milano). «La prima reazione, per chi ha vissuto un’esperienza così traumatica, è chiedersi come andare avanti. Affidarsi alla passione sportiva, invece, favorisce l’aspetto elaborativo del trauma, e permette di attivare risorse che non si sa di avere», conclude il dottor Oriani.

Alessandro Ossola, atleta paralimpico della Nazionale Italiana di Atletica Leggera e presidente di Bionic People
L’importanza dello sport
paralympic athlet
Giorgio con la squadra di Polha Varese e la famosa atleta paralimpica Giusy Versace

A sottolineare il valore dell’esercizio fisico è anche Alessandro Ossola, atleta paralimpico della Nazionale Italiana di Atletica Leggera. «Lo sport, per chi ha subito un’amputazione, è importante quanto le persone care che ti stanno accanto», dichiara. Innanzitutto migliora la struttura corporea della persona con disabilità, spesso e volentieri afflitta da problematiche fisiche. «Poi aiuta a livello mentale, perché allenarsi richiede costanza. Hai degli obiettivi da raggiungere che ti danno gioia e voglia di combattere», spiega l’atleta paralimpico; che ogni giorno cerca di cancellare la tristezza dal volto delle persone con disabilità. Ossola, infatti, non è solo uno sportivo. È anche presidente di Bionic People, un’associazione no profit che, con i suoi 38 testimonial in 14 regioni, racconta la storia di chi ha trovato la forza di reagire. «Alle persone con disabilità consiglio di seguirci sul sito e sui social. Perché vedere altri esattamente come te, che vanno avanti nelle loro vite, può darti l’energia di cui hai bisogno». Ma l’associazione non si limita a fornire supporto psicologico. Cerca anche di aumentando l’inclusione. «È fondamentale cambiare l’idea che la gente ha sulla disabilità. Una persona con disabilità non va trattata con pietismo», dice Ossola. Per far ciò, Bionic People si reca nei terreni più fertili, come le scuole e le aziende. Lì effettua dei percorsi di D&I, ossia di diversità e inclusione.

La vita va avanti, anzi migliora

Ad accompagnarli in questa missione c’è Giorgio, che fa parte dell’associazione. Insieme, vogliono dimostrare che la vita va avanti nonostante tutto quello che gli è successo, che possono ancora fare grandi cose. «L’ho sperimentato sulla mia pelle. Si può tornare a fare tutto e non c’è motivo per buttarsi giù. Anzi, la vivi meglio: scopri di avere una forza che non credevi di avere».

Giorgio verso le Paralimpiadi del 2024

Giorgia Colucci

Classe 1998, vivo tra Varese e Milano, ma mi appassiona il mondo. Curiosa su tutto, scrivo di ambiente, di diritti e di casa mia su Il Fatto Quotidiano.it. Oltre a collaborare con Master X, parlo di rock ai microfoni di Radio IULM e di Europa a quelli di Europhonica. Per non farmi mancare niente, anche di cinema su Recencinema.it. Nel 2018 ho pubblicato "Vorrei mettere il mondo in carta", una raccolta di poesie per I Quaderni del bardo Edizioni

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