Rivoluzione in casa Ferrari. La novità era nell’aria da qualche settimana, ma il tutto sembrava essere svanito durante le feste natalizie. Invece, dopo l’anticipazione della Gazzetta dello Sport di lunedì 7 gennaio, ecco nella serata dello stesso giorno il comunicato stampa ufficiale: Maurizio Arrivabene non è più il team principal della scuderia del Cavallino Rampante. Dopo quattro lunghe stagioni al comando, culminate tutte con la vittoria della Mercedes, il testimone passa ora a Mattia Binotto, già direttore tecnico della Rossa.
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— Scuderia Ferrari HP (@ScuderiaFerrari) January 7, 2019
«Dopo quattro anni di impegno e instancabile dedizione Maurizio Arrivabene lascia la Scuderia. La decisione è stata presa di comune accordo con i vertici dell’azienda dopo una profonda riflessione in relazione alle esigenze personali di Maurizio e a quelle della Scuderia – si legge nel comunicato stampa. Da oggi Mattia Binotto assume il ruolo di Team Principal della Scuderia Ferrari. A Mattia continueranno a rispondere tutte le funzioni tecniche».
In casa Ferrari si era venuto a creare un autentico terremoto già dopo la morte, avvenuta lo scorso luglio, di Sergio Marchionne. Un forzato cambio al vertice, con John Elkann come nuovo presidente e Louis Carey Camilleri in qualità di amministratore delegato. Oltre a questo sgradito scossone societario, si sono aggiunti risultati non certo positivi in pista, visto che dopo la pausa estiva la Ferrari ha vinto solo una gara e ha salutato con ampio anticipo i due titoli mondiali, andati ancora ai rivali tedeschi della Mercedes e al campionissimo Lewis Hamilton.
È da lì che i rapporti fra Maurizio Arrivabene e i vertici della Ferrari sono diventati sempre più tesi. C’è stato il solito blocco nello sviluppo della macchina dopo l’estate, così come sono arrivati i troppi errori di guida del primo pilota Sebastian Vettel. Non sono mancati anche importanti errori di strategia da parte del box, come nelle famose qualifiche del Gran Premio del Giappone, a Suzuka, a inizio ottobre. Giorno in cui il muretto decise di mandare in pista le due vetture nel momento decisivo delle prove con le gomme intermedie a pista ancora asciutta.
E proprio quel giorno, dopo quel così grave errore, arrivò la famosa dichiarazione di Arrivabene contro la sua squadra. Una vera e propria critica pubblica ai membri del suo stesso team: una cosa mai sentita nelle tre stagioni precedenti. Ed è così che all’epoca arrivarono le prime voci di una dipartita del manager bresciano dal Cavallino. Ora ciò corrisponde alla realtà. Arrivabene doveva essere l’uomo del destino, in grado di riportare la Rossa al mondiale. Ma in quattro stagioni ha raccolto solamente 14 vittorie: 13 con Vettel e 1 con Kimi Raikkonen, l’ultima. Per tre volte la Ferrari ha chiuso seconda nel campionato costruttori, con Sebastian Vettel vicecampione piloti nelle ultime due stagioni.
Il rapporto incrinatosi maggiormente è stato però quello fra Arrivabene e Mattia Binotto, che dopo 25 anni di militanza in Ferrari sarà ora il nuovo numero uno della Gestione Sportiva, mantenendo comunque anche il ruolo di direttore tecnico che gli era stato assegnato a metà 2016. Così, dopo quattro anni di guida manageriale da parte di un uomo che conosceva la Ferrari perché responsabile del gruppo Phillip Morris, quindi dello storico sponsor Marlboro, si tornerà a una figura di riferimento tecnica.
L’avvicendamento fra Arrivabene e Binotto rappresenta anche una delle ultime volontà lasciate da Sergio Marchionne, che già in passato aveva pensato di offrire il ruolo di capo della gestione sportiva della Ferrari al 49enne nato a Losanna. Per non far partire Binotto, ingegnere apprezzatissimo sul mercato con offerte già ricevute da Renault e Mercedes, anche la nuova dirigenza ha deciso di puntare su di lui. Sapendo già che uno come Arrivabene non potrà mai abbandonare gli affari della famiglia Agnelli e che quasi sicuramente riceverà presto una nuova mansione. Tant’è che si parla di un ruolo importante nel management della Juventus, di cui già fa parte del consiglio d’amministrazione.
Un’altra cosa che ha portato alla dipartita di Arrivabene dalla Ferrari è stata la decisione di promuovere il giovane Charles Leclerc alla guida del Cavallino Rampante a discapito dello stagionato Kimi Raikkonen, più volte difeso dallo stesso Arrivabene. Infatti, il manager bresciano ricordava sempre di come il finlandese sia stato l’ultimo campione del mondo con la Ferrari. Binotto, dopo una lunga gavetta, raggiungerà ora il culmine della sua carriera, con la tuta rossa addosso. Spetta a lui come team principal, a Vettel e Leclerc come piloti, fare ciò che non succede ormai da 12 anni: riportare il mondiale di Formula 1 a Maranello.