«Faremo di tutto per vincere questo titolo». Queste le parole di un eroico Charles Leclerc al termine del Gran Premio del Qatar: il pilota monegasco ha conquistato la seconda posizione dopo aver percorso tutta la gara senza poter bere. Il suo podio tiene in vita le speranze della Ferrari, e dei suoi tifosi, di vincere il titolo costruttori. La resa dei conti tra la casa di Maranello e la McLaren sarà domenica 8 dicembre alle 14.00, sul circuito di Yas Marina ad Abu Dhabi.
Rush finale
La Ferrari esce dal weekend di Lusail accorciando, contro ogni aspettativa, sul team Papaya, adesso a 21 punti di distanza. Il 2° posto del numero 16 della Ferrari, il 12° podio della stagione, rimanda all’atto finale del campionato il discorso costruttori. Sfortunato Carlos Sainz, che ha chiuso la gara 6° dietro a Pierre Gasly. La sua gara è stata compromessa da una foratura provocata dai detriti di uno specchietto staccatosi dalla Williams di Alexander Albon.
Nella prima parte di gran premio le McLaren di Piastri e di Norris erano irraggiungibili sul passo gara, complici le difficoltà delle rosse nel mettere gli pneumatici in temperatura in condizioni di basse temperature: Leclerc ha sofferto sia in occasione della partenza, sia dopo le ripartenze in seguito alla safety car. L’ingegnere di pista di Charles, Bryan Bozzi, ha chiesto al monegasco un’attenta gestione degli pneumatici per non compromettere i suoi stint, che non ha potuto così estrarre il massimo potenziale della sua SF-24. Grazie alla non impeccabile gestione della direzione gara, che prima toglie e poi dà alla Ferrari, la rossa è riuscita a limitare i danni su un circuito che vedeva nettamente favorito il team di Woking.
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La scuderia di Maranello si ritrova a dover rimontare quello che, a tutti gli effetti, è un Everest in termini di punti. I punti totali a disposizione in un gran premio sono 44. La Ferrari è quindi chiamata a vincere su un circuito sul quale non ha mai ottenuto il gradino più alto del podio, un’impresa che potrebbe comunque non bastare. Ma Charles ci crede e suona la carica: «Bisogna vincere e fare doppietta», ha detto ai microfoni di SkySportFormula1. Anche il team principal Fred Vasseur, non si vuole arrendere, «la squadra darà tutto fino alla bandiera a scacchi»: non è finita, finché non è finita.
Confusione in direzione gara
Ha fatto molto discutere durante il weekend, e nei giorni precedenti ad esso, le decisioni prese dal presidente della FIA Mohammed Bin Sulayem. Nella settimana del Gran Premio di Las Vegas, la mannaia di MBS si era abbattuta sul direttore di gara Niels Wittich, sostituito da Rui Marques, mentre giovedì è toccato a Tim Mayer, storico membro della direzione di gara da 15 anni, licenziato tramite un semplice SMS. I piloti, su tutti George Russell, si sono detti perplessi delle recenti decisioni di Sulayem, e hanno domandato ulteriori chiarimenti in merito alle decisioni prese dal dirigente emiratino, che a tal proposito è stato abbastanza chiaro e lapidario: «Non sono affari loro».
La direzione gara del GP del Qatar non ha stupito affatto, anzi, le sue decisioni hanno fatto parecchio discutere. Sotto la lente di ingrandimento soprattutto la tardiva decisione di chiamare in pista la virtual o la safety car per rimuovere dal fondo del rettilineo lo specchietto di Albon, poi frantumato dalla Sauber di Bottas. L’indecisione di Marques ha compromesso la gara di Lewis Hamilton e di Carlos Sainz: i detriti di carbonio hanno causato una foratura ai due piloti, facendogli perdere numerose posizioni.
Lascia poi a desiderare ulteriormente la severità e l’insolita tempestività con la quale sono stati assegnati 10 secondi di penalità stop & go, cioè con passaggio obbligato dai box, a Lando Norris per aver non aver rallentato sul rettilineo in regime di doppia bandiera gialla. Per il team principal Andrea Stella «la penalità è totalmente sproporzionata»: Stella fa riferimento al diverso trattamento ricevuto da Max Verstappen, penalizzato di una sola posizione, anziché tre come da regolamento, per aver causato impeding su George Russell durante le qualifiche.
Mad Max
Con l’ennesima prestazione degna di nota, Max Verstappen ha ottenuto la nona vittoria stagionale, la 63esima della sua carriera. Il neolaureato quattro volte campione del mondo ha vinto la gara dopo essersi visto soffiare la pole postion di sabato per via di una penalità di una posizione in griglia per impeding su George Russell, bruciato poi in partenza.
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L’olandese della Red Bull ha riservato parole velenose per Russell al termine della gara: «ci rispettiamo tutti e sono stato in quella stanza tante volte nella mia carriera, e non ho mai visto nessuno cercare di screditare un altro pilota in quel modo. E dopo questo… Ho perso tutto il mio rispetto per lui. Ѐ sempre così corretto davanti alle telecamere, ma a luci spente è una persona completamente diversa. Non voglio più avere a che fare con lui». Durante le qualifiche di sabato il pilota della Mercedes si era aperto via radio per segnalare una manovra scorretta di Verstappen, di rientro ai box dopo il suo giro di qualifica.
Briatore scarica Ocon
Quello del Qatar è stato l’ultimo gran premio in Alpine per il francese Esteban Ocon, ormai in direzione Haas, con la quale ha firmato un contratto pluriennale a luglio di quest’anno. Nel finesettimana all’interno del paddock erano circolati dei rumors riguardanti la possibilità di non vedere Ocon al Gran Premio di Abu Dhabi. Nel finale di stagione sarà sostituito da Jack Doohan, pilota australiano che sarebbe dovuto subentrare a partire dalla stagione 2025.
TEAM STATEMENT@jackdoohan33 will race at the #AbuDhabiGP in place of Esteban Ocon pic.twitter.com/EcdCZrZTJA
— BWT Alpine Formula One Team (@AlpineF1Team) December 2, 2024
«Già annunciato come pilota ufficiale al fianco di Pierre Gasly per la stagione 2025, Jack Doohan correrà con la n.61, e prenderà parte anche ai test di fine stagione del team sul circuito di Yas Marina a Abu Dhabi», afferma Alpine. Ocon con la Alpine ha disputato 86 gran premi, conquistando 2 podi e, attualmente, l’unica vittoria della casa francese, risalente ormai al Gran Premio di Ungheria del 2021.
A cura di Roberto Manella