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Dieta e Sport, incontro in IULM. Adani: “Ho odiato ogni minuto di allenamento”

Dieta e sport si incontrano in aula 146 di IULM 6 nella giornata di lunedì 17 marzo. Il professore e nutrizionista Nicola Sorrentino da una parte. Daniele Adani, ex calciatore e ora telecronista, dall’altra. In mezzo, a condurre l’evento, il direttore della sezione sport del Corriere della Sera, Daniele Dallera. Due mondi all’apparenza diversi, ma che viaggiano in realtà spesso sullo stesso binario in cui uno ha bisogno dell’altro e viceversa.

Alcuni dati degli italiani

L’Italia non è un paese modello per quanto riguarda la “buona alimentazione” e il “movimento”. La dieta mediterranea rappresenta una buona base, ma evidentemente non sufficiente per uno stile di vita migliore. «Due italiani su cinque non fanno sport – dice il professor Sorrentino – e il 30% mangia in malo modo». Dati che fanno riflettere in un Paese in cui il cibo di qualità e la possibilità di praticare attività fisica sicuramente non mancano.

«Oggi manca la consapevolezza dell’importanza di una dieta più attenta e di fare attività fisica», continua. «Servirebbe più educazione, anche scolastica, su queste tematiche. A tutti dovrebbe interessare la possibilità di vivere meglio», sottolinea. Eppure, anche il tasso di bambini e adolescenti in sovrappeso, in cui l’Italia si classifica quarta fra i membri dell’Unione Europa, evidenzia come questo argomento non sia particolarmente sentito da un’ampia fetta della popolazione.

Nicola Sorrentino, medico dietologo
Consigli per una linea alimentare migliore

«La colazione è il pasto principale. Ci mette in moto dopo il digiuno della notte» rivela Sorrentino. Soprattutto nell’ultimo periodo, il web e i media in generale si riempiono sempre più frequentemente di teorie sui cibi che facciano bene o male, confondendo le idee di chi si cura dell’alimentazione. «Ma vi assicuro che la pasta non fa ingrassare, anzi, va mangiata tutti i giorni o quasi» rassicura. «I carboidrati rappresentano il 50/60% del nostro fabbisogno giornaliero». Quindi qualsiasi pasta va bene, viene da chiedersi. Non proprio. «Ciò che cambia è il condimento. Le orecchiette con le cime di rapa sono ottime. Se però non le riempiamo di olio e burrocspecifica.

Ma «seguire una dieta non deve essere vista come una tortura» afferma lo stesso professore trovando l’assenso e consenso di Lele Adani. E forse, questo è il tabù che ancora va sfatato. «Richiede impegno certamente, ma poi c’è anche lo sgarro» confessa il medico della nutrizione. «L’importante è la costanza, quella fa la differenza». Come in tutti i processi, la perseveranza, la disciplina e la dedizione non possono che portare benefici. «Anche la birra o il calice di vino in compagnia vanno bene se sorretti da una dieta equilibrata» conclude.

Il rapporto con l’allenamento e la dieta

Una relazione complicata quella di Adani con l’allenamento. «Ne ho odiato ogni minuto». «Fare il mio mestiere fisicamente è stata dura, un grande sacrificio. È stata la passione a farmelo vivere meglio». Anche la dieta è stata un tallone d’Achille per Lele. «Esagero nella pasta, cappelletti in brodo, tortelli e lasagne» ha rivelato l’ex Inter.

Poi il passaggio dalla vita di atleta a quella da privato cittadino. «I primi cinque anni dopo il ritiro ti rilassi e esci dal ritmo dell’atleta. Hai voglia di riappropriarti della tua libertà, poi ti accorgi di esserti lasciato andare e cerchi di recuperare la forma perduta». «Ho anche rinunciato alle mie sei coche zero al giorno, passando addirittura a due» ha infine commentato scherzosamente.

Adani ai tempi della Fiorentina
Qualche aneddoto

Adani si è anche soffermato su alcuni esempi di compagni dell’Inter con rapporti diametralmente opposti con la dieta. Da una parte Javier Zanetti, storico capitano e bandiera del club che alla veneranda età di 51 anni è ancora in forma e «potrebbe giocare ancora nei campi di Serie A». Una forma data dalla costanza in allenamento e nell’alimentazione, ma anche un «corpo modellato da madre natura per lo sport».

Il lato scuro della luna è invece Adriano, trequartista e goleador verdeoro, tanto forte in campo quanto poco professionale fuori. Un «giocatore fortissimo» racconta l’opinionista, che a causa della depressione sorta dopo la morte del padre si è abbandonato all’alcool. «Beveva qualche birra di troppo, soprattutto quando l’ho ritrovato all’Inter.  Me lo ricordavo quando prima era mio compagno di squadra alla Fiorentina ed era un fruscello».

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