Procede il lento disgelo tra Corea del Nord e Corea del Sud sul terreno fertile dello sport: ai mondiali di pallamano del 2019 è stata inviata un’unica rappresentativa, composta da atleti di entrambi i paesi.
La competizione, che si sta tenendo in Germania e Danimarca, si concluderà il 27 gennaio e vedrà la partecipazione di una squadra composta da 20 giocatori coreani. Un’eccezione approvata dal Comitato Olimpico, il cui regolamento prevede 16 partecipanti di ciascuna nazionale. Una misura speciale accolta con grande apprezzamento proprio per l’iniziativa dei governi di Sèul e Pyongyang.
Curiosamente, gli sportivi delle due nazioni si sono conosciuti solo una volta giunti nella sede del ritiro. Nonostante siano pervenuti a Berlino con due voli separati, la Federazione Coreana ha comunicato – tramite il suo sito internet ufficiale – che la convivenza tra i giocatori sta trascorrendo in totale armonia.
Questo team unico rappresenta un’opportunità particolare per gli atleti della Corea del Nord, che prima d’ora non avevano mai partecipato ad un campionato internazionale di questa disciplina. Al contrario, la Corea del Sud resta uno dei modelli guida per il movimento della pallamano asiatica, ottenendo addirittura il bronzo nell’ultima competizione continentale.
Un successo di rilievo per Sèul, che tuttavia vanta un trionfo ancora più illustre nella sua storia: in occasione delle Olimpiadi casalinghe del 1988, la Corea del Sud era infatti salita sul secondo gradino più alto del podio, capitolando soltanto in finale contro i giganti dell’URSS.
È proprio con un occhio ai Giochi Olimpici che i due paesi lavorano all’intricato processo di pace che vedrebbe la chiusura delle ostilità iniziate formalmente nel 1950. I governi coreani, infatti, puntano a organizzare congiuntamente la manifestazione estiva del 2032, grazie all’intesa raggiunta lo scorso novembre nel summit a Kaesong, città di confine della Corea del Nord.
«Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare». Così recitava Nelson Mandela sul palco dei Laureus World Sports Awards nel 2000, in uno dei discorsi più iconici del millennio.
La speranza è che le sue parole possano rivelarsi veritiere ancora una volta, a partire da questi 20 ragazzi uniti sotto un’unica divisa, con un unico scopo, un’unica passione.