Il presidente della UEFA Aleksander Ceferin ha confermato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport che è presto per vedere la Var in Champions League. «Non significa mai, il processo è ineluttabile, l’avremo un giorno in Champions League. Ma non c’è fretta» le parole del numero uno del calcio europeo.
Dichiarazioni che arrivano al termine di giorni frenetici di polemiche e attacchi dopo quello che è avvenuto soprattutto in Real Madrid-Juventus. Nel mirino è finito anche il designatore europeo degli arbitri Collina. Ceferin però difende l’operato dell’ex direttore di gara italiano: «Collina non ha colpe. È come l’allenatore che sceglie la squadra: seleziona i migliori per vincere, poi possono succedere cose controverse: ma lui che colpa ne ha? E poi non mi sembra sia assolutamente il caso di cambiare designatore, i cicli non sono un problema. Collina mi piace, ha dato tanto all’Uefa. Non interferisco mai, decide lui con la sua grande professionalità».
Il Var sarà invece presente ai Mondiali di Russia 2018, dopo le sperimentazioni iniziate nel corso di questa stagione in Italia e Germania, con altri campionati pronti a intraprendere lo stesso percorso dal 2018/2019. Ceferin, però, non nasconde alcune perplessità sulla scelta della FIFA di Gianni Infantino: «Ho qualche timore per il Mondiale, dove avremo arbitri che non hanno mai diretto con la Var. Spero non succedano scandali o problemi. Ma è un torneo unico, è più facile. Come è più facile il campionato con tutti arbitri italiani o tedeschi. Anche la Premier League però ha posticipato. E la Champions è diversa».
Infine Ceferin chiede all’Italia di fare di più per il sistema calcio: «Non potete neanche ospitare una finale Champions né pensare di organizzare grandi tornei. Questo influisce sulla crescita del sistema. I ragazzi non giocano più per strada, hanno bisogno di campi e centri, altrimenti non si cresce. Davvero non capisco come l’Italia, uno dei quattro grandi paesi di calcio del mondo, abbia di gran lunga le peggiori infrastrutture. Anche della Polonia, non delle grandi nazioni. Tocca ai politici intervenire».