Calcio nel caos, la Superlega è già in crisi

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Tutto in due giorni. L’annuncio della creazione della Superlega europea ad opera di 12 grandi club, la reazione veemente del mondo del calcio, della politica e dei tifosi, nella serata del 20 aprile la clamorosa bomba: la Superlega potrebbe saltare.

LE INGLESI LASCIANO LA SUPERLEGA

In una riunione d’urgenza tenuta dal board della nuova associazione calcistica, collegato interamente in videocall, è per certa la fuoriuscita dal nuovo format del Manchester City e delle altre cinque inglesi. Il club, di proprietà dell’emiro Khaldūn Khalīfa Aḥmad al-Mubārak, ha annunciato l’abbandono in seguito alle proteste dei tifosi e di tutto il mondo del calcio.

LE DECISIONI DELLE ALTRE FORMAZIONI

Nelle ore immediatamente precedenti la riunione numerosissime voci si sono sparse senza freno nei media e sui social: l’abbandono in toto delle formazioni inglesi è ufficiale.

In dubbio anche Barcellona Atletico Madrid. Il club catalano, per bocca del proprio presidente Joan Laporta ha annunciato ufficialmente che la decisione sarà presa dai soci del Barcellona con un voto: «Dovrà essere una decisione dei soci, mi sembra chiaro. Fino a quel momento non entreremo.» ha annunciato. La posizione più vicina all’abbandono pare essere quella del Chelsea, formazione londinese che ha visto una enorme riunione di tifosi allo stadio Stamford Bridge per chiedere l’immediato abbandono. I supporter blues hanno bloccato il pullman della squadra, e per ripartire è stato necessario l’intervento della storica bandiera Petr Cech che ha affermato: «Lo so, dateci del tempo» in risposta ai tifosi.

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Tifosi del Chelsea in protesta contro la Superlega
I MOTIVI ALLA BASE DEL FALLIMENTO

Ricercando cosa potrebbe aver portato al crollo di questo progetto, un vero e proprio lampo nel buio, c’è soprattutto l’incidenza dei tifosi. Da moltissimo tempo, infatti, i supporters calcistici non riuscivano a influenzare cosi profondamente una decisione storica. Non è la vittoria della Uefa, e non è la sconfitta della Superlega, bensì la riaffermazione dell’amore per un Sistema Calcio diventato irrinunciabile. Le numerose minacce delle istituzioni, sportive e politiche, sono risultate alla fine di poco conto. Florentino Perez, collegato nella serata del 20 aprile con El Chiringuito sulla tv spagnola, ha infatti affermato che Uefa e Fifa non avevano alcun potere contro la neonata lega. E in effetti, legalmente parlando, ha ragione. In Europa è infatti garantita la libertà di associazione. I club avrebbero potuto riunirsi in lega privata senza alcuna opposizione.

IL FUTURO DEL CALCIO EUROPEO

Il fallimento del nuovo format non cambia la sostanza del calcio europeo. Urgono riforme, urge aumentare i ricavi, e soprattutto è necessario ricucire lo strappo tra istituzioni e società. Il grido d’allarme lanciato da Perez nella serata del 20 aprile è chiaro: con o senza Superlega serve cambiare. La pandemia ha infatti scoperchiato il Vaso di Pandora dei bilanci in rosso e mette a serissimo rischio la sopravvivenza del calcio mondiale. Inevitabilmente sarà necessario mettersi a un tavolotrovare accordi per continuare a permettere al calcio di restare lo sport preferito degli europei e il più famoso al mondo.

LA SITUAZIONE DELLE ITALIANE 

Al momento da parte della Juventus c’è il silenzio più assoluto. The Athletic, portale statunitense tra i più noti al mondo, rilancia la notizia di un imminente abbandono da parte del Milan. 

L’Inter, invece, con un comunicato ha ufficializzato l’abbandono della competizione. Con una nota la società nerazzurra ha annunciato di aver perso interesse per la competizione”. 

Per quanto riguarda la Juventus la situazione del Presidente Agnelli è delicatissima soprattutto a livello di immagine: Agnelli, infatti, si è dimesso dall’ECA (associazione che riunisce 246 club in Europa) di cui era addirittura presidente. Uno sgarbo che gli altri club non hanno preso bene, e lo stesso vale per la Lega Serie A, che vede nel patron bianconero una delle figure fondamentali.

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Andrea Agnelli, presidente della Juventus
Umberto Maria Porreca

Sono volato dalla più profonda costa Abruzzese a Milano col sogno del giornalismo sportivo nel cassetto e poche certezze nelle tasche e nella testa. Mio padre mi voleva ingegnere, ma la matematica non sarà mai il mio mestiere. Amante della musica italiana e del buon cibo da ovunque esso provenga, ho scritto per due anni per il settimanale di calcio giovanile lombardo/piemontese Sprint&Sport e ho collaborato con The Shot, testata di basket. Lo sport (parlato, non praticato) è il mio pane e la mia vita è stata profondamente influenzata da Andriy Shevchenko. Inseguo il mio sogno sulle note di Fabrizio De Andrè.

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