Calcio e spionaggio: l’”Orecchio” di Juric torna a Trigoria

Nuovo anno, stessa storia. A Trigoria tornano le spie. Alla vigilia del match con la Roma, il Torino di Ivan Juric manda nuovamente l’addetto ai report Michele Orecchio – nome omen – ad ascoltare e osservare l’allenamento dei giallorossi.  Nascosto tra gli alberi del centro sportivo, il collaboratore granata si era attrezzato con telecamera e binocolo. Missione fallita, però, con la polizia che ha sorpreso Orecchio durante la perlustrazione giornaliera della zona. L’uomo è rientrato a Torino senza alcuna informazione, essendo stato allontanato mentre Daniele De Rossi stava ancora guidando la parte atletica dell’allenamento. Dopo il precedente dello scorso anno, quando l’allora allenatore della Roma José Mourinho aveva annullato tutti i test tattici per non far scoprire le proprie carte, ora potrebbe arrivare una vera e propria richiesta di chiarimenti tra le società.

Nitti, la leggendaria spia di Mazzarri

Troppo poco, forse, per scomodare Joseph Conrad o John Le Carrè. Ma episodi analoghi non sono una novità nel calcio, con Claudio Nitti – il fedelissimo osservatore di Walter Mazzarri – trasformato in una vera e propria “spia” del calcio dello scorso decennio. «Sarei sorpreso se non ci fosse qui al Mugnaini», diceva un dipendente della Sampdoria prima della sfida con il Napoli.

Dietro il suo personaggio una leggenda, quella di un uomo che nel bagagliaio della jeep teneva sempre una scala per superare le recinzioni e le sciarpe degli avversari per camuffarsi come un tifoso. A casa, invece, macchina fotografica sempre carica e binocolo pronto all’uso. Non solo, perché secondo la leggenda nel 2010 avrebbe addirittura affittato un cavallo al maneggio vicino ad Appiano Gentile per poter spiare l’Inter di Mourinho. Quest’ultimo fu costretto a richiedere l’intervento dei giardinieri, che dovettero piantare alberi più alti delle recinzioni.

Walter Mazzarri e Claudio Nitti (a dx)

Un’abitudine che Nitti non ha mai perso, come dimostra il video registrato dalle telecamere del Chievo Verona nell’aprile 2018. Nel filmato, pubblicato dalle maggiori testate sportive, si poteva vedere l’uomo vestito in mimetica e con un binocolo in mano, parcheggiato sulla cima di una collina nei pressi del centro sportivo Veronello.

Spionaggio all’estero: il fenomeno arriva anche in Nazionale 

La pratica però supera i confini nazionali, con precedenti anche in Germania e Brasile. Nel 2016 la dirigenza del Borussia Dortmund acquistò il terreno che affacciava sul campo dei gialloneri per impedire ad avversari, osservatori e giornalisti di assistere agli allenamenti. Una scelta costosa – 326mila euro per una collina senz’erba – ma necessaria, visto l’incremento di occhi indiscreti.

E se lo spionaggio è malvisto dalla maggior parte delle squadre, fa eccezione il Gremio, club che milita nella prima divisione del Campeonato Brasileiro. Nel 2018 l’emittente Espn Brasile accusò il Gremio di ricorrere sistematicamente a droni e telecamere nascoste per scoprire le tattiche degli avversari. Una critica che lasciò indifferente l’allenatore Renato Gaucho: «Una guerra si vince con tutti i mezzi a disposizione» dichiarò.

Il caso più recente arriva invece dalla Coppa d’Africa, giocata nel gennaio scorso. Questa volta la squadra vittima è l’Algeria, che durante un allenamento a Bouaké ha visto volare un drone intento a riprenderli. Il ct ha prontamente fermato la sessione e la polizia ha arrestato l’uomo che controllava da remoto l’aeromobile.

Elena Cecchetto

📍Milano 👩🏼‍🎓Comunicazione, Media e Pubblicità ⚽️ Quando lavoro mi trovi allo stadio, quando non lavoro pure

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