Australian Open 2020: Djokovic re per l’ottava volta, primo Slam per Kenin

Novak Djokovic è campione degli Australian Open per l’ottava volta in carriera. Dopo una maratona di cinque set che ha sfiorato le 4 ore di gioco (3 ore e 59 minuti per la precisione), il serbo ha battuto Dominic Thiem – alla sua terza finale Slam, la prima a Melbourne – col punteggio di 6-4, 4-6, 2-6, 6-3, 6-4.

Questo successo permette a Nole, che da lunedì 3 febbraio tornerà numero 1 del ranking ATP, di consolidare il suo record di trofei a Melbourne: salgono infatti a 8 le sue vittorie in terra australiana, due in più di Roy Emerson e Roger Federer. Diventano 17, invece, gli Slam vinti: il serbo ora si trova a soli tre Major dal record di Federer e a meno due da Rafael Nadal.

QUATTRO ORE DI PURO TENNIS

Un match estenuante quello tra Djokovic e Thiem, vissuto sulle montagne russe in quanto ricco di colpi di scena. Se nel primo set, infatti, il serbo sembrava aver da subito trovato la chiave per neutralizzare i colpi potenti dell’avversario, nei due parziali successivi Thiem, così come nella partita vinta ai quarti di finale con Nadal, è riuscito invece a imporre il suo ritmo. Complice anche qualche problema fisico di Djokovic, che lo ha costretto anche a ricorrere al timeout medico, l’austriaco porta a casa il secondo e il terzo set.

Ma proprio quando ormai pareva che Djokovic fosse destinato ad abdicare al suo trono australiano, il serbo è riuscito a trovare delle insperate energie, ricostruendo così la sua partita. Nole ha iniziato a sbagliare sempre meno e a costringere Thiem all’errore giocandogli palle scomode, sulla falsa riga del primo set. E in questo modo, quello che gli ha permesso di diventare il tennista più dominante dell’ultimo decennio, ha portato a casa partita e torneo.

Durante la premiazione, Novak Djokovic ha trovato il modo di far passare la sua vittoria in secondo piano: «Ci sono state cose devastanti nel 2020: gli incendi in questo Paese, conflitti in diverse parti del mondo, una persona che era importante per me, Kobe Bryant, è scomparsa, e con lui le persone che viaggiavano con lui. Facciamo del nostro meglio per competere, ma ci sono cose più importanti intorno ed è giusto essere consapevoli di questo».

Dominic Thiem, numero 4 del mondo, alla sua terza finale Slam

Il serbo è poi passato a complimentarsi con il suo avversario, autore di una grande partita e di un torneo che forse lo consacra definitivamente: «Bravo Dominic, hai fatto un torneo straordinario. È stato un match durissimo, ci sei andato vicino. Hai ancora tanto tempo, vincerai più di uno Slam. Grande rispetto al tuo team, alla tua famiglia».

Da parte sua, Thiem, che da lunedì 3 febbraio sarà numero 4 del mondo, restituisce i complimenti a Djokovic: «Grandissime congratulazioni a Nole, alla tua squadra. Quello che stai facendo è incredibile. Tu e gli altri due [Nadal e Federer] avete portato il tennis a livello incredibile, sono orgoglioso di essere riuscito a competere. Spero di potermi prendere presto una rivincita».

LA PRIMA VOLTA DI KENIN

Solo il giorno prima, invece, nel tabellone femminile Sofia Kenin vinceva il suo primo Slam. L’americana classe ’98 ha battuto la due volte campionessa Slam Garbine Muguruza col punteggio di 4-6, 6-2, 6-2 e grazie a questo successo salirà al numero 7 della classifica WTA. È la più giovane vincitrice dell’Australian Open dopo Maria Sharapova, che a 20 anni aveva alzato il trofeo a Melbourne.

Una vittoria inaspettata alla vigilia quella della Kenin, anche se la 21enne si era già fatta notare nel 2019 come una delle promesse più interessanti. In finale ha mostrato grande talento e un gioco intelligente, riuscendo a limitare la potenza della Muguruza, che ha provato a sovrastarla grazie alla notevole differenza di centimetri e muscoli.

Sofia Kenin, 21 anni, mentre bacia il trofeo degli Australian Open

Qualità che l’americana aveva già messo in mostra nella semifinale giocata contro la numero uno del mondo e idolo di casa Ashleigh Barty, grande favorita di questo Australian Open. E dopo aver sorpreso la migliore giocatrice del circuito femminile, la Kenin è riuscita a ripetersi nella partita più importante.

Nonostante la sconfitta, si può invece affermare che Garbine Muguruza sia rinata. Era dal 2017 che la spagnola, ex numero 1 del mondo e campionessa di Wimbledon e del Roland Garros, non raggiungeva una finale Slam. Etichettata come la possibile erede di Serena Williams, per stile e caratteristiche di gioco, Muguruza sembrava essersi persa negli ultimi due anni. Chissà se questa finale, che la proietta alla posizione numero 16 della classifica, potrà rappresentare un nuovo inizio per lei.

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