Addio a Fabio Cudicini: Il Ragno nero, leggendario portiere di Roma e Milan

È morto all’età di 89 anni Fabio Cudicini, soprannominato il “Ragno nero”, storico ex-portiere di Roma e Milan. Nato a Trieste, ha militato nelle fila di Udinese e Roma prima di entrare nella storia del calcio con il Milan di Nereo Rocco e Gianni Rivera.

Il Pennellone della Roma

In realtà, il suo primo soprannome fu “Pennellone”. Nomignolo guadagnato per le strade di Roma, dove di certo l’ironia non manca, a causa della stazza inusuale per un portiere degli Anni ’60: 191 cm di altezza.

Con i giallorossi militò per 8 stagioni da protagonista, conquistando una Coppa delle Fiere nel 1961 (ultimo trofeo europeo vinto dalla Roma prima della Conference League dell’era Mourinho) e una Coppa Italia nel 1964.

A causa di un litigio con Pugliese, allora tecnico della Roma, nel 1966, a più di trent’anni, Cudicini venne svenduto al Brescia, con il quale disputò una sola stagione in Serie A. Una carriera che sembrava destinata a finire senza altri fasti. Ai tempi, un giocatore una volta superati i trent’anni era considerato prossimo alla pensione.

Il destino, invece, gli riservò la parte più gloriosa della carriera proprio negli ultimi anni. Arrivò al Milan nel 1967, voluto dall’allenatore Nereo Rocco dopo il mancato acquisto di Dino Zoff che passò dal Mantova al Napoli.

Il Ragno Nero
Una figurina di Fabio Cudicini.

L’inizio sotto la Madonnina non fu facile. È iconica una frase, riportata dal Corriere della Sera, di Nereo Rocco durante uno dei primi allenamenti. Vedendolo, forse, stanco e svogliato, il tecnico lo apostrofò così: «Ciò longo se non hai voglia di lavorare puoi andare a casa».

Come raccontato da Cudicini stesso, in quel momento il portiere capii che doveva dare tutto quello che poteva. Fu proprio con quella frase che iniziò la sua seconda carriera. Di lì in poi, una Coppa dei Campioni nel 1969 (la seconda della storia rossonera), una Coppa delle Coppe, una Coppa Intercontinentale, uno Scudetto e una Coppa Italia nel 1968.

Il soprannome “Ragno nero” lo deve alla stampa inglese, non meno ironica e geniale delle strade di Roma. Le partite in cui si guadagnò l’epiteto furono entrambe in Coppa dei Campioni nel 1969.  I quarti di finale contro il Celtic e la semifinale contro il Manchester United. Nonostante Cudicini non sia ricordato per uscite spettacolari o parate acrobatiche, quando i cronisti inglesi videro quell’uomo di quasi due metri vestito di nero che sembrava potesse interrompere la traiettoria di ogni pallone, impazzirono.

Ecco allora che diventò “Black Spider”, in ricordo del primo “Ragno Nero”, il mitico portiere dell’Unione Sovietica Lev Jascin, ancora unico giocatore ad aver vinto il Pallone d’Oro giocando in porta.

Divenne un simbolo indelebile della storia del Milan in cui detiene anche il record di imbattibilità a San Siro di 1132 minuti che nessuno, finora, è riuscito a battere. Un simbolo che il Milan ha continuato a onorare fino alla fine con l’ultimo saluto sui canali social della squadra: «La tela del Ragno sul nostro Cuore rossonero. Per sempre».

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica internazionale, terrorismo, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Conrad, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson.

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