Si attendeva il via libera da parte del Governo per far ripartire l’Italia. Con essa, ovviamente, anche il settore culturale e musicale. Protagonista assoluto di questa ripartenza, il Ravenna Festival.
L’evento della città emiliana si aprirà il 21 giugno con il primo concerto aperto al pubblico dopo il lockdown che verrà diretto dal maestro Riccardo Muti. A suonare, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. La location dell’evento pronto a far tornare viva la musica, è la Rocca Brancaleone, simbolo di Ravenna e dove trent’anni fa, lo stesso Muti inaugurava la prima edizione del Ravenna Festival.
Le misure da adottare per riprendere
Per tutti i quaranta appuntamenti previsti dal programma del Festival, gli spettatori saranno duecentocinquanta a sera, obbligatoriamente disposti a distanza l’uno dall’altro. Il Festival, ovviamente, si sta attrezzando e sta lavorando affinché questa edizione venga identificata come un simbolo, come un nuovo inizio per la musica. La volontà da parte dell’organizzazione è quella di far sì che chiunque possa godere dello spettacolo della Rocca. La soluzione sembra essere collegata al video streaming dove la musica potrebbe entrare all’interno delle case degli italiani (e non solo).
«Verrà adottato il distanziamento anche tra i musicisti – spiega Antonio De Rosa, sovrintendente del Festival – in maniera più importante per la sezione dei fiati. Sul palcoscenico non ci sarà l’obbligo della mascherina, i musicisti la porteranno finché non arriveranno alla loro posizione, quindi potranno toglierla. La tutela di chi lavora e del pubblico è sempre al centro, per questo ci siamo sottoposti anche a indagine sierologica».
Tutti i componenti infatti della Fondazione Ravenna Manifestazioni/ Ravenna Festival sono risultati negativi ai test. Misure precauzionali anche per i membri dell’orchestra che non dovranno avere contatti tra loro e dormire in camere singole finché non sarà verificata la negatività di tutti i test. Una volta ottenuta, le prove per il primo concerto potranno avere inizio. «Posso solo anticipare – sostiene sempre De Rosa – che molti degli spettacoli già presenti a suo tempo sono confermati».
Aspetto biglietti, addio file per sempre?
Per quanto riguarda l’aspetto deli biglietti per permettere al pubblico di assistere ai concerti, l’organizzazione ha deciso di eliminare la vendita di essi ai botteghini prima del concerto. Questa decisione è stata presa per evitare file o assembramenti invitando le persone desiderose di partecipare al Ravenna Festival, di acquistarli prima dell’evento, online o presso la biglietteria dell’Alighieri.
Un passo avanti necessario e dovuto quello di vendere i biglietti antecedentemente l’evento. Molte persone ricorrono già all’online, ma molti aspettano ancora l’ultimo momento per acquistare il biglietto. Agevolazioni logistiche che potrebbero essere attuate anche in futuro con l’abbandono, graduale, dei botteghini.
Chiara: “Ecco la normalità” Davide: “Musica e cultura come svolta economica”
Telefonicamente, per avere una testimonianza diretta, abbiamo raggiunto due membri dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini: Davide Mosca, prima viola e Chiara Picchi, primo flauto. I ragazzi ci hanno raccontato le loro impressioni una volta appresa la notizia e come si svolgerà il Ravenna Festival.
Il 21 giugno finalmente tornate a suonare. Come avete accolto la notizia e come la state vivendo?
Chiara: È stato bellissimo ricevere la notizia che saremmo tornati a suonare dopo un periodo difficile sia per la perdita di persone care sia per la paura. Ciascuno di noi ha una propria storia dopo questo lockdown ma la cosa certa è che non è stato facile per nessuno. Poter tornare a suonare non è solo un ritorno alla “normalità” ma è proprio una speranza, una speranza di ritrovata pace. Quindi non vedo l’ora.
Davide: Inizialmente con entusiasmo, la maggior parte di noi perché comunque il periodo che ci si prospettava davanti era di non lavorare per tanto tempo. Quindi siamo contenti dell’opportunità che ci ha offerto l’Orchestra Cherubini. Assieme all’entusiasmo però c’era tanto scetticismo. Non sapendo come si sarebbe delineata la situazione, i dubbi sulla fattibilità e sulla condizione sanitarie in cui avremmo poi lavorato erano tanti. Tolti questi dubbi chiariti subito dalla Fondazione, siamo molto felici di ricominciare soprattutto perché pochissime realtà ripartono e hanno un programma dettagliato come il nostro, spesso navigano a vista. La nostra stagione estiva, per fortuna, è programmata e sicura. C’è stato un po’ di scetticismo, ma siamo contenti di ricominciare.
Immagino che vi sottoporranno a dei controlli, come si è organizzato il Ravenna Festival in merito anche dal punto di vista degli alloggi?
Chiara: Sì, ci saranno dei protocolli da seguire e forniti dalla Fondazione per garantire il massimo della sicurezza. Dai test sierologici al distanziamento sul palco, tutto per garantire anche nel momento dell’esecuzione, il mantenimento delle distanze e la sicurezza.
Davide: Ci tengo a dire che faremo il test sierologico. La Fondazione ha infatti aderito a un programma che si chiama “back to work” in cui viene fatto il sierologico ogni 15-20 giorni. In sostanza la Fondazione ci ha convocati tre giorni prima l’inizio delle prove per fare questi test. Dopo averlo fatto ci mettono in una sorta di quarantena, ognuno in una stanza, in isolamento per tre giorni in attesa dei risultati. Quando poi arriveranno i risultati, la Fondazione è stata molto gentile a trovarci e fornirci degli alloggi con prezzi abbordabili, anche visto il periodo. Comunque mai in più di due in ogni casa. Anche su questo sono stati molto attenti per limitare i rischi sanitari e rispettare le direttive. Il nostro scetticismo iniziale era anche legato agli alloggi.
Come si svolgeranno le prove? Avete già un protocollo di sicurezza da seguire visto l’elevato numero di orchestrali?
Davide: Si ci hanno mandato un protocollo, ancora lo devo leggere bene (ride). A parte la sistemazione fisica delle sedie che sono state disposte a 1 metro e mezzo di distanza l’una dall’altra e i plexiglass a dividere i fiati e probabilmente degli ingressi scaglionati dell’orchestra sul palco. Anche su questo punto la Fondazione è stata molto attenta. La Cherubini è stata di fatti la capofila dei protocolli di sicurezza da seguire, molte altre orchestre poi si sono ispirate a lei. Le prove saranno sempre in teatro mentre i concerti sempre all’aperto.
Sarete il primo concerto con il pubblico in presenza. Come pensi che la musica e i concerti possano aiutare l’Italia a ripartire che dal punto di vista economico?
Chiara: Sicuramente, un concerto, il primo concerto con il pubblico è proprio il segno della ritrovata completezza. In cosa? Un concerto necessita della presenza degli esecutori ma anche del pubblico. Si deve creare un’armonia tra chi suona e chi ascolta e nel momento del concerto questa armonia si sente. In un’atmosfera del genere credo che la si sentirà molto di più. Il mestiere del musicista ha bisogno di passione ma in un’occasione del genere avremo voglia ancor di più di mandare un segno, un messaggio di rinascita culturale di grande valore. Sicuramente il fatto di investire nella cultura, nella musica, soprattutto in Italia che ha un patrimonio culturale da renderla un gioiello a livello internazionale, vuol dire investire su una parte importante e identitaria del nostro paese. La musica e il patrimonio culturale devono essere l’attrazione del nostro paese. Ci tengo a ricordare che il mondo della musica e dello spettacolo sono mondi lavorativi come tutti gli altri. In un paese come l’Italia poi, è una fonte importante dell’economia. Sarà un evento di grande valore
Davide: Penso che in questo momento debba essere l’Italia ad aiutare i concerti. I concerti muovono una mole di lavoro immensa. Una macchina con tanti ingranaggi che lavorano spesso nell’ombra. Queste norme e limitazioni bloccano però qualche lato della musica, come la lirica o i concerti pop. Questo porterà gravissimi danni ai lavoratori. La ripresa dei concerti dell’orchestra che torna in attività è un bel segnale ma non è e non deve essere un modo definitivo perché questo come detto escluderebbero tante realtà. Qualcosa bisogna fare e con queste iniziative come la nostra, una parte dei lavoratori può tornare a lavorare. Noi forniamo intrattenimento in cui possono partecipare solo 250 persone rispetto a 3000. Così facendo non si fa altro che rendere il concerto più élite e porterà il pubblico ad allontanarsi. Questa situazione secondo me avrà solo un risvolto negativo. Bisognerà trovare un compromesso più avanti, per ora stiamo tamponando i danni. Quando lo Stato riconoscerà che la musica e la cultura può portare un introito saremo a buon punto. A Ravenna per esempio, negli anni, il Festival e la città hanno creato un rapporto di collaborazione eccezionale. La città ha capito il potenziale del Festival intuendo che tutto ciò che gli gira attorno è una potenziale fonte di guadagno: turismo che arriva in città, gli alberghi lavorano grazie alle comitive che vengono ad ascoltare il Festival, i ristoranti uguale. Quando le città in Italia capiranno che i concerti possono portare introiti economici all’intera città, allora ci sarà una netta ripresa del settore.