Il 15 giugno 2023, il governo ha approvato in Consiglio dei ministri il primo pacchetto di misure sulla giustizia, proposto dal guardiasigilli Carlo Nordio. In conferenza stampa, il ministro si è detto «orgoglioso» e spera che durante la discussione del disegno di legge in Parlamento «si crei un’opposizione costruttiva e non emotiva».
Abrogazione dell’abuso di ufficio
È stato abrogato l’abuso d’ufficio. Si tratta di un reato commesso che si verifica quando un pubblico ufficiale approfitta del proprio potere per procurare un vantaggio a sé o a altri o arrecare un danno a qualcuno. Per questo reato, nel 2021 ci sono state 4.745 iscrizioni nel registro degli inagati, di cui 18 condanne in primo grado. Come è accaduto nel caso di Carmelo Angelo, sindaco di Ravanusa (Agrigento). Era stato indagato per abuso d’ufficio. Aveva negato l’uso della biblioteca per una manifestazione canora in favore di un dibattito sul referendum costituzionale, ma è stato assolto.
Limitazione delle intercettazioni
Nella riforma approvata il 15 giugno viene limitata la pubblicazione dei contenuti delle intercettazioni. Un limite che vale se queste non sono riprodotte dal giudice nella motivazione di un provvedimento o se non sono usate nel dibattimento di un processo. Questo freno verso la stampa era già contenuto nella riforma Orlando del 2020. Riforma poi rafforzata dalla nuove norme della Cartabia.
Si possono fare degli esempi tratti dalla cronaca degli ultimi anni. I giornalisti non avrebbero potuto pubblicare i dialoghi tra i poliziotti della Questura di Verona accusati di tortura e i fermo immagine dei pestaggi presi dai video. Non avrebbero potuto pubblicare le conversazioni dei deputati e assistenti del Parlamento europeo coinvolti nello scandalo Qatargate. Non avrebbero potuto pubblicare le telefonate dell’ex senatore Marcello Dell’Utri intercettate nell’inchiesta sulle stragi mafiose del 1993.
La norma affida al giudice la selezione delle intercettazioni pubblicabili, sovrapponendo due piani che non sempre coincidono: la rilevanza giudiziaria dell’elemento investigativo e l’interesse pubblico dell’informazione. Per questo motivo, il sindacato dei giornalisti ha spiegato che «l’unico criterio per la stampa deve essere il diritto dei cittadini a conoscere ciò che succede».
Interrogatorio preventivo
Per favorire la difesa preventiva, si prevede che la misura cautelare personale sia preceduta dall’interrogatorio del Gip (giudice per le indagini preliminari). La persona sottoposta alle indagini preliminari è invitata a presentarsi all’incontro, insieme al suo avvocato, almeno cinque giorni prima della sua comparizione.
Questo momento di interlocuzione diretta non è previsto in caso di pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione di gravi delitti, ovvero quando bisogna applicare fin da subito l’intervento cautelare nei confronti dell’indagato.
Il caso di Silvio Scaglia mostra perché Nordio abbia proposta la modifica di questa norma. Il 23 febbraio 2010, il gip di Roma ordinò la custodia cautelare per l’ex manager di Fastweb da tre anni, con l’accusa di “associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale”. Scaglia, che lavorava da tempo all’estero, concordò un interrogatorio tramite i suoi avvocati, ma al suo arrivo in Italia venne arrestato e detenuto per 363 giorni in carcere. Non esisteva alcun pericolo di fuga o manomissione delle carte processuali. L’ex manager fu assolto a formula piena nell’inchiesta “Fastweb-Telecom Italia Sparkle”.