Il nuovo report pubblicato lunedì 28 febbraio dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) parla chiaro: se non tagliamo velocemente le nostre emissioni di gas serra, il cambiamento climatico arriverà a un punto di non ritorno.
Cosa dice il report IPCC
L’IPCC è un gruppo di esperti creato nel 1988 che lavora con le Nazioni Unite. Il suo nuovo report, realizzato da 270 ricercatori provenienti da 67 paesi, è la seconda parte di un lavoro scientifico più ampio. La prima conclusione è che il cambiamento climatico sta già colpendo gravemente miliardi di persone in tutto il mondo.
Le conseguenze, come siccità a livelli record, incendi, innalzamento dei mari, sono infatti già sotto i nostri occhi. Più nello specifico, nel 2019 tempeste, inondazioni e altri eventi meteorologici estremi hanno causato lo sfollamento di oltre 13 milioni di persone in Asia e Africa.
Ma non solo: l’aumento delle temperature e la conseguente siccità stanno impattando negativamente i raccolti. Attualmente, milioni di persone rischiano la malnutrizione e metà della popolazione mondiale, almeno per una parte dell’anno, deve fare i conti con una grave scarsità d’acqua.
Attualmente si sta producendo una maggiore quantità di cibo ogni anno grazie al miglioramento delle tecniche di agricoltura e alla tecnologia. Ma, afferma il report IPCC, il tasso di crescita nella produzione di cibo è già rallentato a causa del cambiamento climatico. Se la temperatura globale dovesse aumentare, circa l’8% dei terreni agricoli del mondo potrebbe diventare inadatto alla coltivazione di cibo. Questo mentre la popolazione mondiale si appresta a superare gli 8 miliardi di persone.
Secondo il report IPCC, gli impatti negativi del cambiamento climatico sono già molto più diffusi e gravi del previsto. E questo si deve anche alla scarsa capacità delle nazioni di adattarsi velocemente a fenomeni estremi come ondate di caldo, inondazioni e incendi che si fanno sempre più frequenti.
Come contrastare la crisi climatica?
Le temperature globali sono già aumentate di circa 1.1 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali a causa delle emissioni di gas serra. Per questo molti Paesi si sono impegnati a limitare il riscaldamento globale entro i 1.5 gradi Celsius, una soglia critica per contenere gli effetti peggiori del cambiamento climatico. Ma, per farlo, dovrebbero eliminare totalmente le loro emissioni di CO2 entro il 2050
Tuttavia, la maggior parte dei Paesi è decisamente lontana da questo obiettivo. E se continueranno a emettere ai livelli attuali, la temperatura globale potrebbe aumentare di 2 o 3 gradi Celsius entro la fine del secolo. Uno scenario che scatenerebbe fenomeni di una portata difficile da prevedere e che colpirebbero soprattutto i Paesi più poveri.
Per evitarlo, secondo l’IPCC le nazioni dovrebbero cambiare totalmente il loro approccio: smettere di spendere miliardi in misure di adattamento come ad esempio le barriere contro le inondazioni e adottare un approccio «trasformativo». Che le porti cioè a ripensare il loro rapporto con la natura, a partire dal modo di coltivare cibo e produrre energia.