E’ morto, l’8 febbraio, a 89 anni, Luc Montagnier, premio Nobel per la Medicina grazie alla scoperta del virus dell’HIV. La notizia è rimasta a lungo non confermata da un punto di vista ufficiale. Lo scienziato era stato ricoverato all’ospedale di Neully, dove è mancato, e nel cui comune è stato depositato il suo certificato di morte. Il quotidiano Libération ha confermato la notizia riuscendo ad avere accesso al documento che ne attesta la scomparsa.
Alla redazione di France Soire giungono le parole di uno dei collaboratori più vicini al ricercatore francese, il Dott. Gérard Guillaume, il quale ha raccontato che Montagnier:«Se n’è andato in pace, circondato dai suoi figli». Le cause che hanno portato alla morte del Premio Nobel non sono ancora di dominio pubblico. La famiglia sta ancora mantenendo un grande riserbo su tutta la situazione.
Nella Loira, non solo castelli, ma anche Nobel
Nato nella Valle della Loira, a Chabris, il 18 agosto 1923, Luc Montagnier era Direttore Emerito del Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs) e dell’Unità di Oncologia Virale dell’Istituto Pasteur di Parigi. Qui scoprì il virus dell’HIV, insieme alla collega Francoise Barré-Sinoussi. Per il raggiungimento di questo traguardo vinsero, con Harald Zur Zausen, il Premio Nobel per la Medicina nel 2008.
Nel corso della sua brillante carriera ha ricevuto tantissimi riconoscimenti e premi, ricoprendo anche il ruolo di Direttore del Centre for Molecular and Cellular Biology al Queens College della City University di New York e dell’Istituto di Ricerca di Shanghai, Jiao-tong University.
L’impegno in Africa
Nel 2009 Luc Montagnier si allontanò dalla comunità scientifica per un insieme di dichiarazioni di stampo anti-scientifico, come l’utilizzo della papaya per curare l’HIV ed il Parkinson. Inoltre, si avvicinò all’Omeopatia.
Durante la pandemia Covid-19 espose una posizione dubbiosa rispetto al vaccino volto a debellare questo virus.
Importante ricordare la sua collaborazione con il ricercatore Robert Gallo e l’immunologo Vittorio Colizzi. Quest’ultimo ha ricordato il lavoro di ricerca svolto con Luc Montagnier e Gallo a partire dal 2000, quando realizzarono un centro di ricerca internazionale sull’AIDS a Yaoundé, capitale del Camerun, finanziato dall’Italia.
In questo centro, come scopriamo dalle parole di Vittorio Colizzi: «Ancora oggi lavorano moltissimi ricercatori camerunesi formati nel nostro Paese, che studiano e curano l’AIDS al massimo livello scientifico e terapeutico come avviene a Roma, Berlino e Parigi». In seguito, aggiunge: «Voglio proprio ricordarlo per il suo notevole impegno in Africa».