Un gelato per Adriano

Scegli prodotti di qualità, aggiungi un pizzico di solidarietà, poi una spolverata di equità: avrai ottenuto la ricetta perfetta per il gelato sociale. Il bar gelateria Ero Straniero, allestito all’interno della Casa della Carità di quartiere Adriano, ha da poco soffiato sulla candelina. Era infatti il 24 novembre 2017 quando Ambrogio Manenti, con un passato da medico impegnato in Cooperazione internazionale, ha inaugurato la gelateria sociale in via Brambilla 10, riadattandola al progetto originario nato a Il Cairo. «Passeggiando nel quartiere di Maadi dove lavoravo, vidi la gelateria Stavolta, che ispirandosi all’Italia, produceva un gelato di ottima qualità, ma con prezzi inaccessibili alla maggioranza della popolazione egiziana» ricorda Manenti, «allora, mi sono chiesto: perché non creare una gelateria in cui a usufruire del prodotto fossero tutti?».

 

Bar gelateria sociale “Ero Straniero”

Così, con il supporto della Casa della Carità, grazie alla partnership con una Ong egiziana e al sostegno della ditta Carpigiani, il 10 dicembre 2015 Ambrogio, insieme a un gruppo di espatriati a Il Cairo, ha messo in piedi la prima gelateria equa. «Il gelato aveva prezzi diversi: 1 pound egiziano (pari a 10 centesimi) per la popolazione povera e 15 (circa 1.50 euro) per i più abbienti» ci spiega il medico. I bambini di strada che non potevano permettersi di spendere neppure pochi centesimi avevano comunque la possibilità di usufruire del “gelato sospeso” offerto da un consumatore generoso. Riprendendo l’abitudine solidale della tradizione napoletana, in cui il cliente che ordina il caffè si trova a pagare per sé e per uno sconosciuto, chiunque poteva “strappare” dall’albero, presente all’interno del negozio, un simbolo del gelato, ricevendo, almeno per quel giorno, la propria dose di dolcezza.

 

Lavagna per il gelato e per il caffè “sospeso”

Così il progetto filantropico della gelateria sociale ha fatto un viaggio di 4000 mila chilometri fino ad arrivare nel quartiere Adriano di Milano: «L’idea di fondo è di creare equità attraverso il gelato — si entusiasma Ambrogio — ed è un concetto che, con i dovuti aggiustamenti, si adatta alla realtà italiana e milanese dove le disuguaglianze non mancano di certo». Il bar Ero Straniero, che prende il nome dalla campagna promossa per cambiare la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, funziona come il gemello egiziano: i clienti ordinari pagano il gelato a un prezzo di mercato, mentre gli ospiti della struttura lasciano 30 centesimi.

 

Struttura esterna della Casa della Carità “Angelo Abriani”

La gestione della gelateria è della cooperativa sociale Niw — New Ideas of Welfare, il cui responsabile è lo stesso Manenti. «Volevamo creare un luogo di socializzazione e integrazione per le persone. Infatti oltre agli ospiti, agli operatori e ai volontari della Casa della Carità, apriamo le porte ai residenti del quartiere durante le iniziative culturali della Fondazione — commenta Ambrogio — proiezioni di film, eventi musicali, mostre e presentazioni di libri diventano momenti di incontro, anche per far conoscere il nostro gelato di qualità».

 

Don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità

Della stessa idea il presidente della struttura, don Virginio Colmegna, sicuro che il punto di ristoro possa rappresentare un ambiente di scambio e aggregazione in un quartiere, come quello di Adriano, in cui la partecipazione attiva dei cittadini ha trasformato la gelateria in un circolo di coesione sociale: «Questo non è un luogo da cui prendere le distanze, ma rappresenta anzi un’occasione significativa — sottolinea il presidente della Casa di Carità — In un periodo in cui le paure aumentano il fatto di avere una realtà che accoglie creando aggregazione e cultura credo sia importante». Non solo ospitalità di carattere assistenziale. Secondo don Colmegna, infatti, il tema del lavoro e della formazione professionale sono fondamentali. «Facendo un caffè o producendo gelato si impara un mestiere — precisa il responsabile di Niw — i ragazzi che lavorano nella gelateria sociale acquisiscono delle competenze che potranno sfruttare altrove».

 

Mentre alcuni ospiti giocano a biliardino, un ragazzo entra in Casa della Carità

Un’opportunità di impiego per le persone svantaggiate, che nella gelateria di via Brambilla 10, sono per lo più stranieri. Il rapporto del 2018 dell’Orim — Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità, sottolinea infatti che la presenza di immigrati in Lombardia è sempre più marcata. Il primato, con 466 mila presenze, va all’Europa dell’Est a cui seguono gli asiatici e i migranti provenienti dai Paesi dell’Africa del Nord. Al primo gennaio 2018, secondo l’Istat, si contano 1 153 835 stranieri residenti in Lombardia, e di questi, 459 109 vivono a Milano.

Il bar è un crocevia di etnie e di storie, in cui gli italiani rappresentano una minoranza. A destreggiarsi tra la macchinetta del caffè e le ricette dei gelati c’è infatti Simone, che è nato a Torino, ma ha origini serbe. Da qualche mese ha compiuto 20 anni, ma ha già cambiato casa più volte: due anni a CeAS — Centro Ambrosiano di Solidarietà e tre nella Casa di Carità. Mentre arriccia le dita tra i nastri di stoffa che cingono il grembiule alla vita, ci rivela che il suo sogno è sempre stato quello di diventare barista, ma è comunque contento di aver seguito un corso per imparare a produrre gelato artigianale. Nato in Tunisia 33 anni fa, ha trascorso metà della sua vita in Italia lavorando come magazziniere e guidando il muletto. Dopo avere conseguito l’attestato di frequenza al corso di caffetteria ha iniziato una nuova esperienza nella gelateria sociale: «Imparo tanto, mi piace farlo al futuro». La lingua è stentata, ma gli occhi risplendono.

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