A Trezzano sul Naviglio, nell’hinterland milanese, una dottoressa malata di sclerosi multipla non potrà più svolgere la sua professione. La vicenda è iniziata in seguito ad una segnalazione anonima, da parte di un paziente che ha riferito della malattia all’Ats (Agenzia di Tutela per la Salute) ritenendo quanto questa fosse incompatibile con il suo lavoro di medico. Venuta a conoscenza della segnalazione, la professionista, che da anni combatte contro una malattia degenerativa, ha consegnato la documentazione necessaria.
All’interno della struttura, sembrerebbe emergere che non soffra di nessuna disabilità tale da impedirle di svolgere l’attività. Questo però non è servito a fermare il parere della commissione di valutazione, istituita dall’Ats, che ha ritenuto la dottoressa non idonea a proseguire la sua professione. La donna ha così annunciato il suo congedo con un avviso, nel quale spiega le ragioni di tali azioni: «non per mia volontà, ma per la cattiveria di qualcuno che ha fatto una segnalazione negativa sulla malattia che ho sempre accettato e combattuto».
Sconvolti e sconcertati, i trezzanesi hanno espresso grande solidarietà nei confronti della dottoressa, alla quale sono profondamente legati. Sul gruppo Facebook “Sei di Trezzano sul Naviglio se…” sono stati pubblicati tantissimi messaggi di sostegno. «Questo medico ha sudato per ottenere ciò che ha, più di tutti. Ha faticato tanto proprio per le sue difficoltà fisiche, ma non ha mollato, è andata avanti a testa alta e ha vinto», scrive un paziente. Solidale anche il sindaco Fabio Bottero. «L’ho chiamata e le ho espresso tutta la mia solidarietà e vicinanza dal punto di vista umano mentre, per quanto riguarda l’aspetto professionale, io parlo chiaramente da profano e sono in attesa di ulteriori comunicazioni da Ats, con cui mi sono confrontato», spiega. L’intera comunità ritiene infatti la vicenda come «frutto di cattiveria gratuita». L’umanità mostrata dai suoi concittadini ha commosso il medico. «Vi ringrazio – scrive – per essere stati miei pazienti, a cui ho creduto di donare un sorriso di forza e coraggio per accettare le malattie senza abbattersi».